Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

16 maggio 2022.

Rassegna anno III/n. 135

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81 giorni di guerra russa contro l’Ucraina. Finlandia chiede l’ingresso nella Nato. La Svezia lo farà domani. Erdogan avanza richieste per il voto favorevole: restrizioni contro i curdi e fornitura di caccia F16 statunitensi.

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I titoli

Palestina Occupata: Milioni di palestinesi in tutto il mondo commemorano il 74esimo anniversario della Nakba.

Somalia: Sheikh Mohmoud eletto presidente.

Libano: Bassa affluenza alle urne. Si attendono oggi i risultati.

Egitto: Uccisi altri 4 jihadisti in Sinai.

Egitto: Appello per salvare la vita dell’attivista Alaa Abdel Fattah.

Iraq: Milizie curde occupano giacimenti petroliferi a Kirkuk.

Yemen: Un attentato contro un alto militare governativo. Nessuna vittima.

Afghanistan: A Kabul corteo di donne con il viso scoperto contro il burqa.

Le notizie

Palestina Occupata

Milioni di palestinesi in tutto il mondo, nella diaspora come nelle varie zone della patria, hanno commemorato il 74esimo anniversario della Nakba, la cacciata dei palestinesi dalle loro case nel 1948. Una commemorazione che è stata insanguinata dall’assassinio a Jenin della giornalista Shireen Abu Aqile e dalle triste scene del pestaggio durante la processione funebre. Anche queste commemorazioni sono state represse con la forza delle armi a Gerusalemme, come a Nablus ed a Haifa. Gli studenti palestinesi dell’Università di Haifa ed i progressisti israeliani con loro solidali sono stati manganellati dalla polizia davanti alla sede universitaria. La bandiera palestinese fa paura al governo di Tel Aviv.

I coloni estremisti invece hanno compiuto un’incursione sulla spianata delle moschee a Gerusalemme, scortati dalle forze di occupazione. Un palestinese di Jenin, Daoud Zubaidy (43 anni) è morto in ospedale, in conseguenza delle ferite subite dalle pallottole dell’esercito israeliano.  Poco prima dell’annuncio della sua morte, la sua camera d’ospedale è stata invasa da un gruppo di coloni guidato dal deputato Itmar Bin Gvir. I sostenitori del parlamentare israeliano, in presidio davanti all’ospedale, hanno gridato: “Morte agli arabi”.

L’inchiesta di Haaretz sull’uccisione di Shireen aggiunge nuovi dettagli e rivelazioni di alti ufficiali dell’esercito. C’è un soldato delle truppe scelte che è stato interrogato: ammette di aver sparato da un mitra con il cannocchiale di precisione, ma non ricorda di aver riconosciuto la vittima. La versione ufficiale israeliana cambia quindi per la quinta volta, nel tentativo di assorbire la condanna e lo sgomento dell’opinione pubblica internazionale. Il Segretario di Stato Blinken ha informato di aver sentito la famiglia della vittima e di “aver portato le condoglianze, per la scomparsa di una giornalista dalle grandi doti professionali”. Shireen Abu Aqile è anche cittadina statunitense. Blinken ha insistito sulla necessità di un’inchiesta trasparente, ma ha sottolineato che Washington non fa parte delle indagini in corso. Il primo ministro dell’ANP Shtie ha ribadito di nuovo, in un discorso pubblico a Ramallah, che la procura palestinese non collaborerà con i responsabili dell’assassinio della giornalista e che non saranno consegnate all’esercito israeliano le prove del delitto, ma tutte le risultanze dell’inchiesta saranno messe a disposizione della Corte Penale Internazionale alla quale l’ANP farà ricorso per garantire alla giustizia i responsabili.

Somalia

Il nuovo presidente è Hassan Sheikh Mahmaoud, già presidente del paese dal 2012 a 2017. Ha vinto al terzo turno, nel ballottaggio con il presidente Farmajo. Un lungo braccio di ferro all’interno del vertice politico è stato completato dopo tanti ritardi con la vittoria dell’ala guidata da Sheikh Mahmoud, alleato con il premier Roble. Il complicato sistema elettorale somalo non è basato sul diritto universale alla popolazione tutta, “una testa, un voto”, ma su una serie di procedure per la nomina di grandi elettori, scelti dalle comunità locali, che hanno espresso un Parlamento federale di 275 membri. Il presidente eletto ha ottenuto 165 voti.

Libano

Bassa affluenza alle urne nelle elezioni politiche di ieri. Secondo il Ministero dell’Interno ha votato il 41% dei circa 4 milioni di aventi diritto. Malgrado l’alta tensione che ha accompagnato la campagna elettorale, le operazioni di voto si sono tenute in prevalenza con ordine e calma. Si è fatta sentire l’assenza del Partito Mustaqbal di Saad Hariri, principale partito del campo sunnita. Si attendono i risultati oggi in tarda serata, a causa del complicato sistema di calcolo dei voti, per la spartizione dei seggi su base confessionale. Il precedente Parlamento era dominato da una maggioranza di Hezbollah e dei suoi alleati liberali del presidente Aoun. Queste elezioni avvengono dopo un forte movimento di protesta contro la corruzione di tre anni fa, una crisi economica finanziaria che ha ridotto l’80% dei libanesi sotto la soglia di povertà e la strage del porto rimasta finora impunita. Non ci sono forti speranze in un cambiamento decisivo a causa del radicamento del voto confessionale e della frantumazione dei movimenti di protesta in decine di liste. Il Parlamento eletto oltre ad esprimere un governo a guida sunnita, voterà il prossimo presidente della Repubblica, un cristiano.

Egitto

L’esercito ha comunicato di aver ucciso 4 jihadisti nel Sinai e recuperato armi, esplosivi, munizioni e auto in diverse operazioni svolte ieri. Non viene citata la zona delle operazioni, ma viene chiarito che i covi dei terroristi sono collocati in diverse case nel nord della penisola. Sono in corso le indagini per definire l’identità dei terroristi, per consegnare i loro corpi alle famiglie.

Egitto

La famiglia di Alaa Abdel Fattah ha lanciato un appello per la salvezza dell’attivista politico, protagonista delle lotte di piazza Tahrir nel 2011. L’appello fa seguito ad una visita della madre, Leila Soueif, al carcere. Alaa – scrive la madre – è tenuto in isolamento e gli viene vietata l’ora d’aria. Ha raccontato di essere stato picchiato dal vicedirettore del carcere perché rivendicava i suoi diritti elementari di detenuto. Il pestaggio sarebbe cessato soltanto al momento dell’arrivo in aula del direttore. La famiglia ha presentato denuncia alla procura, ma sarà sicuramente ignorata come tutte le altre precedenti. Alaa sta svolgendo uno sciopero della fame da 40 giorni e le sue condizioni fisiche sono in pericolo. I guardiani del carcere hanno sequestrato il materiale consegnato dalla madre: una radio, delle batterie e una rivista. La sorella Mouna Seif ha lanciato un appello per una campagna di solidarietà internazionale.

Iraq

Il Ministero del petrolio di Baghdad ha accusato una milizia curda del governo autonomo di aver occupato con la forza un giacimento petrolifero nel nord di Kirkuk. Il governo autonomo respinge le accuse, ma non nega i fatti, accusando la società petrolifera federale di aver infranto le regole costituzionali. I campi petroliferi, come la stessa provincia di Kirkuk, sono contesi tra il governo federale e quello autonomo curdo dal 2003, caduta del regime di Saddam Hossein. Con la sconfitta dell’esercito iracheno di fronte agli jihadisti, nel 2014, il governo autonomo curdo si è impossessato dei giacimenti, ma nel 2017, alla liberazione di Mosul dall’Isis, l’esercito federale ne ha ripreso il controllo. La disputa è stata affrontata dalla Corte costituzionale, che ha dato ragione al governo federale, ma Erbil non intende cedere gli introiti dell’esportazione diretta del greggio, via Turchia, alla società governativa federale.

Yemen

Una forte esplosione ha scosso la città di Aden, sede del governo provvisorio yemenita. Un’auto imbottita di tritolo è stata fatta saltare a comando, durante il passaggio di un alto capo militare della Sala operativa congiunta, un organismo comprendente le diverse anime militari coalizzate nel governo. Non ci sono state vittime, ma forti danni materiale agli edifici adiacenti la zona dell’esplosione. Le divisioni tra unionisti e secessionisti nel campo governativo e la presenza delle cellule jihadisti complicano il conflitto yemenita, dominato dalla ribellione degli Houthi e dall’intervento straniero saudita ed emiratino.

Afghanistan

Le donne afghane hanno sfidato i taliban e sono scese in piazza a rivendicare la libertà dal burqa. Centinaia di donne hanno sfilato per le strade di Kabul con il viso scoperto, ma con il copricapo che avvolge i capelli. Sono state fermate dai miliziani con la minaccia di sparare, per impedire l’arrivo alla piazza del palazzo presidenziale. Le donne portavano cartelli rivendicando il diritto allo studio ed al lavoro e alla libertà di vestirsi in modo rispettoso della fede, senza l’obbligo del burqa, “che cancella la personalità impedendo alla donna di respirare”, dice una partecipante alla Tolo-Tv. La scorsa settimana un diktat del capo dei taliban, Akhundzadeh è stato pubblicato con l’obbligo alle donne di indossare il burqa nei luoghi pubblici e la raccomandazione di non uscire di casa se non per motivi di lavoro o di pressante necessità.

Approfondimento

Masafer Yatta: la storia degli 8 villaggi palestinesi da demolire

e degli oltre mille abitanti da cacciare dalle loro terre

Echi dalla stampa araba n. 15

a cura di Francesca Martino

In questa rubrica riprendiamo in sintesi, ma fedelmente, opinioni, commenti ed editoriali apparsi sulla stampa araba, che valutiamo siano di un certo interesse per il lettore italiano.

La pubblicazione non significa affatto la condivisione delle idee espresse.

Il Sudan sull’orlo del collasso

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