Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

18 maggio 2022.

Rassegna anno III/n. 137

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83 giorni di guerra russa contro l’Ucraina. Bombardati convogli di armi occidentali. Rischio condanne per terrorismo ai militari arresi a Mariupol ed evacuati nelle zone sotto il controllo dell’esercito russo. Mosca valuta il ritiro dagli organismi internazionali di sanità e commercio: OMS e WTO.

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Libia: Tre ore di scontri a Tripoli in seguito all’arrivo del premier incaricato Basha-Agha.

Palestina Occupata: I detenuti politici palestinesi nelle carceri israeliane annunciano la disobbedienza civile.

Libano: Parlamento senza maggioranza. Si allontana una soluzione politica.

Tunisia: Quattro ex deputati condannati a 5 mesi di reclusione per oltraggio a pubblico ufficiale.

Iraq: Due turisti rischiano condanne pesanti per traffico di reperti archeologici.

Iran: Due francesi in carcere per contatti con sindacalisti.

Algeria: La famiglia di un detenuto morto in carcere fa causa allo Stato e chiede un risarcimento per miliardo di euro.

Le notizie

Libia

Tre ore di scontri ieri a Tripoli in seguito all’ingresso pacifico del premier incaricato Fathi Basha-Agha nella capitale. Il governo dimissionato guidato dall’uomo d’affari, Dbeiba, ha scatenato le sue milizie, provocando un morto tra i civili e 7 feriti. Decine di auto sono state bruciate e case colpite dalle esplosioni. Una mattinata di terrore che ha convinto il premier a ritirarsi. In serata ha convocato una conferenza stampa a Sirte per mettere in guardia dal dominio delle milizie incontrollate sulla capitale, accusando implicitamente i capi delle istituzioni economico finanziarie di complicità con i fautori dei disordini. Basha-Agha ha infine sferrato un attacco diretto a Dbeiba: “È il governo di una famiglia, quella degli imprenditori amici dell’ex dittatore. Stanno costruendo un impero a spese del popolo che vive in povertà e sofferenza”.  E non ha lesinato critiche all’ONU per aver chiuso tutt’e due gli occhi di fronte allo scambio di voti durante le votazioni a Ginevra per la nomina del governo di unità nazionale.   

Palestina Occupata

I detenuti politici palestinesi hanno dichiarato lo stato di disubbidienza civile. Non collaboreranno con le autorità carcerarie e svolgeranno scioperi della fame a staffetta, per denunciare le condizioni disumane nelle quali versano. Da 5 mesi avevano bloccato ogni collaborazione con i tribunali israeliani, disertando le udienze.

Libano

Il nuovo Parlamento non ha più una maggioranza. Hezbollah ed Amal hanno fatto il pieno dei seggi sciiti, ma i loro alleati liberali hanno perso 4 seggi passando da 19 a 15. Altri alleati sunniti non sono stati rieletti. Le Forze libanesi (destra maronita) ha conquistato diversi seggi, rafforzando il blocco anti Hezbollah sostenuto dalle petrol-monarchie del Golfo. Le forze democratiche del cambiamento, nate dai movimenti di lotta del 2019, hanno raccolto 12 seggi. Si complica la situazione politica e di conseguenza la formazione di un governo autorevole, per far fronte alle sfide del momento. Crisi economico finanziaria, corruzione e la strage del porto hanno messo in ginocchio la popolazione, portando alla povertà l’80% dei cittadini. Si presenta uno scenario iracheno, con la differenza che il Libano non ha gli introiti petroliferi.

Tunisia

Il tribunale militare ha condannato a 5 mesi di reclusione 4 ex Parlamentari, decaduti in seguito allo scioglimento della Camera per ordine del presidente Saied. Sono accusati di aggressione contro agenti di polizia durante la chiusura della sede del Parlamento. La difesa ha contestato la competenza dei tribunali militari per il giudizio nei confronti di civili. Sono in corso altre procedure contro deputati accusati di corruzione, sempre davanti a tribunali militari. Questa deriva militarista è considerata dall’opposizione come un passo verso la dittatura. Il presidente Saied si difende ricordando che una casta politica ha divorato le ricchezze del popolo e la magistratura ordinaria era connivente.

Iraq

Due cittadini europei sono stati bloccati alla frontiera con reperti archeologici e rischiano condanne pesantissime. Si è tenuta la prima udienza e domenica prossima dovrebbe essere pronunciata la sentenza. I due, un britannico e un tedesco, hanno respinto le accuse, sostenendo che non erano a conoscenza del valore storico dei pezzi di ceramica portati in valigia, al momento di lasciare l’aeroporto di Baghdad. Le autorità giudiziarie irachene hanno respinto le interferenze delle rappresentanze diplomatiche di Londra e Berlino.

Iran

Due cittadini francesi, un uomo ed una donna, sono stati fermati a Teheran ed accusati di “fomentare disordini”. La Tv iraniana ha messo in onda intercettazioni ambientali dei due arrestati mentre discutevano con sindacalisti degli insegnanti, senza specificare la loro nazionalità. I due sono entrati in Iran il 28 aprile e sono stati arrestati il 7 maggio. Il Ministero degli esteri di Parigi ha rivelato che sono cittadini francesi ed ha chiesto il loro immediato rilascio. I due rischiano di essere processati per spionaggio. Teheran ha sempre usato questi metodi per ottenere compromessi sui tavoli delle trattative con le potenze occidentali in materia di sanzioni.

Algeria

La famiglia di un detenuto morto in carcere ha avviato una causa contro lo Stato per “omicidio colposo, a causa di negazione di soccorso”. Hakeem Dabbazi era un prigioniero di coscienza ed è morto – secondo la denuncia della famiglia – in carcere lo scorso 20 aprile, lasciato senza cure, malgrado le ripetute richieste del detenuto e dei suoi familiari. Il collegio di difesa chiede un risarcimento per un miliardo di euro. Il Ministro dell’Interno, in un discorso in Parlamento, ha affermato che Dabbaz è morto in ospedale per cause naturali. “È stato arrestato lo scorso febbraio e poi il 17 aprile è stato ricoverato, ma tre giorni dopo è deceduto. Il referto medico parla di morte per cause naturali”. Una linea di difesa debole e tardiva, avanzata in sede politica per coprire le procedure repressive del sistema carcerario. Ci sono stati già altri casi di morti sospette in carcere, che sono passate sotto silenzio.

Approfondimento

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a cura di Francesca Martino

In questa rubrica riprendiamo in sintesi, ma fedelmente, opinioni, commenti ed editoriali apparsi sulla stampa araba, che valutiamo siano di un certo interesse per il lettore italiano.

La pubblicazione non significa affatto la condivisione delle idee espresse.

Il Sudan sull’orlo del collasso

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1 commento

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