Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

26 settembre 2022.

Rassegna anno III/n. 264

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Per ascoltare l’audio:                                                         

Le vignette sono QUI

Sono passati sette mesi di guerra russa in Ucraina.

Alaa Abdel Fattah ha iniziato lo sciopero della fame il 2 aprile, nel carcere egiziano di Wadi Natroun. In Italia dal 28 maggio è in corso un digiuno solidale a staffetta per chiedere la sua liberazione.

Oggi digiuna di nuovo Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.

Appello della redazione di Anbamed ai lettori ed ascoltatori di aderire alla staffetta solidale di sciopero della fame per un giorno.

Per maggiori info: http://www.invisiblearabs.com

Lo scorso 30 giugno, Anbamed ha spento la seconda candelina. Due anni fa è iniziata questa maratona dell’informazione quotidiana sul Grande Vicino Oriente. Puntuale, completa e senza interruzioni. Agli abbonati del 2022 andranno due quadri donati da Silvia Lotti e Giuseppe Di Giacinto.

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I titoli

Iran: Ancora morti nelle strade di Teheran. È rivolta popolare contro la dittatura degli ayatollah.

Somalia: Attentato terroristico di Shabab contro una caserma. Uccise sette reclute.

Palestina Occupata: Iniziato ieri lo sciopero della fame di 30 detenuti politici palestinesi nelle carceri dell’occupazione israeliana.

Libia: Scontri a Zawia tra milizie governative.

Algeria: condannato a 10 anni un imprenditore televisivo.

Le notizie

Iran

Il numero delle vittime della repressione ha superato le quaranta secondo la tv di Stato, mentre i movimenti per i diritti umani pubblicano un elenco di 57 nomi di persone uccise dalle pallottole della polizia, in questi primi 10 giorni di rivolta popolare. Tra queste vi è la storia di Hadith Najafi, 24 anni, uccisa con 6 pallottole alla testa e al collo. Era nota sui social come la “ragazza con la coda”, per un video che la ritraeva in piazza mentre sfida i poliziotti con i capelli al vento e raccolti all’indietro a coda di cavallo. La scintilla delle proteste è partita dall’assassinio di una ragazza, Mahsa Amini, dopo il suo arresto da parte della polizia religiosa, ma il movimento popolare l’ha trasformata in lotta contro il dominio degli ayatollah e per la democrazia. Dopo le prime dichiarazioni di apertura al diritto di manifestare pacificamente, i centri di potere a Teheran si sono chiusi a riccio in difesa del sistema teocratico. Il consiglio supremo della magistratura ha invitato a “non ammettere nessun’indulgenza con chi offende i simboli della rivoluzione islamica”. Il riferimento è agli slogan contro il dittatore intonati nelle piazze per attaccare lo stesso Khaminei, guida spirituale del regime. Il ministero degli esteri di Teheran ha convocato gli ambasciatori di GB e Norvegia per protesta, per la presenza di emittenti televisive iraniane a Londra e per dichiarazioni del presidente del Parlamento di Oslo.     

Somalia

Il movimento Shabab ha rivendicato l’attentato contro una caserma dell’esercito a Wadager, a sud ovest di Mogadiscio. Un attentatore suicida che indossava una cintura imbottita di tritolo si è fatto esplodere in mezzo ai giovani in fila per arruolarsi. Sette morti e nove feriti, secondo un portavoce militare. È il terzo attentato terroristico in questo mese di settembre, dopo l’irruzione in un albergo della capitale occupato per 30 ore e finito con la morte di 21 persone, compreso tutto il commando jihadista e il ferimento di altre 117. Nel centro interno della Somalia, due settimane fa i jihadisti hanno attaccato un villaggio che si era ribellato al loro dominio, provocando la morte di 19 civili. Dall’elezioni del nuovo presidente, Hassan Sheikh Mahmoud, i jihadisti hanno intensificato i loro attacchi. L’esercito ha organizzato in collaborazioni con formazioni locali, diverse operazioni di controllo del territorio, per cacciare i terroristi dalle regioni sotto il loro dominio. Secondo i rapporti governativi sono stati uccisi centinaia di miliziani e liberati 30 villaggi.   

Palestina Occupata

Trenta prigionieri politici palestinesi nel carcere israeliano di Ofer, ad ovest di Ramallah, sono entrati in sciopero della fame per protesta contro la detenzione amministrativa, senza accusa e senza processo. Nelle carceri israeliane sono detenuti oltre 4500 militanti, tra i quali 780 in arresto amministrativo. L’iniziativa è stata decisa dopo la morte di due gemelle, Hala e Sama, figlie di un detenuto, Ihab Massoud, che non è riuscito mai a vederle. È stato arrestato mentre la moglie era incinta e le bimbe sono morte e lui è ancora in carcere. Non gli è stato autorizzato di partecipare ai funerali, anche sotto scorta.

Libia

A Zawia, ad ovest della capitale Tripoli, due milizie affiliate al governo Dbaiba sono entrate in collisione per motivi di controllo del territorio. Combattimenti durano da ieri pomeriggio con l’uso di carri armati e mitragliatrici pesanti. Cinque morti tra i quali un bambino e 7 feriti tra i civili. Non ci sono informazioni sulle perdite tra i miliziani. La mezzaluna rossa non ha potuto evacuare i feriti a causa dell’intensità del fuoco e il rifiuto di accordare una tregua. Lo scontro tra due signori della guerra per accaparrarsi i finanziamenti del governo è all’origine di questa battaglia, che sta interessando tutta la superstrada costiera che attraversa la città. Controllare quella strada garantisce il controllo del traffico tra la capitale e la Tunisia. Zawia è anche sede di una raffineria e di un porto per l’esportazione di petrolio, dal quale parte il maggior quantitativo greggio contrabbandato verso Malta e Italia.

Algeria

L’imprenditore Anis Rahmani, proprietario della TV Annahar, è stato condannato in cassazione a 10 anni di reclusione. L’emittente ai tempi dell’era Boutefliqa era nota per essere arruolata dal potere per infangare l’opposizione con campagne mirate contro i leader politici. Una delle vittime di quelle campagne è stato lo stesso attuale presidente, Tabboune, quando è stata avanzata la sua candidatura alle elezioni presidenziali, come garante dei militari. La vendetta è stata presentata su un piatto freddo: Rahmani è stato condannato per irregolarità amministrative e per false dichiarazioni patrimoniali e non per i contenuti dei programmi televisivi. L’imprenditore era stato condannato in passato in due processi per contributi statali non dovuti e per diffamazione contro un direttore di un’altra testata giornalistica.

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1 commento

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