Per ascoltare l’audio di oggi, 30 aprile 2024:

Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

Rassegna anno V/n. 118 (1369)

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BUON PRIMO MAGGIO!

In occasione della Festa dei Lavoratori, la newsletter Anbamed si prende una pausa fino a sabato 4 maggio. Ci vediamo con il prossimo numero domenica 5. Seguiteci sul sito (QUI) con gli approfondimenti, anche in occasione della Giornata per la libertà di stampa, il 3 maggio.

Le notizie

Genocidio a Gaza

Un’altra notte sanguinosa e dolorosa a Rafah assediata e minacciata dalle truppe dei generali israeliani. Sono state bombardate case e tende di gente civile, provocando distruzioni, morte e sangue. Sono state tre le stragi di ieri con 34 uccisi e 68 feriti. Ai quali vanno aggiunti quelli di questa notte e dell’alba di oggi. Il numero totale delle vittime è salito, fino alle 18:00 di ieri, a 34.488 uccisi e 77.643 feriti. Oltre alle decine di migliaia dei dispersi e delle sparizioni forzate.

Quella in corso è una guerra di annientamento di un popolo, volta ad una pulizia etnica e colonizzazione del suo territorio. Oltre a Gaza è in corso anche la repressione dura in Cisgiordania e Gerusalemme est.

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Fosse comuni

La Corte Penale Internazionale ha ascoltato la testimonianza di due medici palestinesi sulle fosse comuni scoperte negli ospedali di Shifà, a Gaza città, e Nasser a Khan Younis. Le due testimonianze – secondo queste rivelazioni – faranno parte del dossier che la CPI sta raccogliendo sui crimini dell’esercito israeliano a Gaza. L’altro filone delle indagini riguarda gli ostacoli all’ingresso degli aiuti alimentari alla popolazione. La fonte dell’informazione non ha chiarito se il colloquio è avvenuto in presenza in un territorio neutro, come l’Egitto per esempio, oppure in videoconferenza.

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Cisgiordania e Gerusalemme est

Un gravissimo episodio di sadismo dei soldati israeliani di occupazione. Nel villaggio di Dhahirie, nella provincia di El-Khalil, un operaio palestinese, Hassan Ribhi Mansieh, 30 anni, è stato assassinato a sangue freddo dopo le torture inflitte. Secondo il racconto dei testimoni all’agenzia di stampa Wafa, Mansieh si stava recando al lavoro sulla propria auto, all’alba di oggi, quando è stato intercettato da una ronda di militari israeliani, che hanno bloccando l’auto sparando alle gomme. Fatto scendere il giovane lavoratore dall’abitacolo, è stato scaraventato a terra e colpito duramente con calci e con i fucili, poi è stato condotto a casa sua per una perquisizione. Secondo il racconto dei familiari, i soldati lo hanno gettato dal tetto della casa, uccidendolo.  

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Israele

Sono sempre più forti le manifestazioni dei familiari degli ostaggi e loro sostenitori contro la politica di Netanyahu. Oltre all’accampamento davanti al parlamento e al ministero della difesa, si svolgono quasi quotidianamente presidi davanti alla casa del premier. La richiesta esplicita è quella delle dimissioni, anche se i manifestanti sanno che l’atteggiamento ottuso nella trattiva di Netanyahu è orientato alla salvaguardia della poltrona. In un gesto estremo, i familiari hanno indirizzato una lettera-appello al capo di Hamas a Gaza, Sinwar, di accettare la proposta egiziana per lo scambio di prigionieri.

Netanyahu – scrive quasi tutta la stampa israeliana – è seriamente preoccupato per gli ordini di cattura che potrebbero essere trasmessi, entro questa settimana, dalla Corte Penale Internazionale. I suoi discorsi contro l’organismo internazionale sono rabbiosi e privi di logica, che mettono il suo governo al di sopra della legalità internazionale. Secondo quanto riporta il sito israeliano Walla, il premier starebbe tentando “un disperato sforzo diplomatico” per aggirare il colpo e con esso, il conseguente deterioramento dello status internazionale di Israele. 

La scorsa settimana Netanyahu aveva definito oltraggiose le indagini della Corte penale internazionale, affermando che avrebbero creato un pericoloso precedente. “Non permetteremo alla Corte Penale Internazionale di impedire ad Israele il diritto di difendersi”. Il ministro degli Esteri Katz ha invitato le ambasciate israeliane a prepararsi – nel caso venissero emessi i mandati di cattura – a “un’ondata antisemita, antiebraica e anti-israeliana” in tutto il mondo. Il solito spauracchio privo di senso ed utile per ogni occasione a coprire i crimini dell’esercito e del governo israeliani.  

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Trattative

La delegazione di Hamas è arrivata al Cairo, guidata dal leader Al-Hayya. Si è incontrata con il capo dei servizi di sicurezza egiziani, Kamel. Ha già lasciato l’Egitto per far ritorno dopo due giorni per la consegna della risposta definitiva. La diplomazia egiziana ha chiesto al governo Netanyahu di mandare una delegazione per la trattativa, ma da Tel Aviv è arrivato un irrigidimento: “La delegazione partirà soltanto dopo una valutazione da parte del governo della risposta di Hamas”. Un’imposizione che non rispetta il mediatore e che potrebbe non solo ritardare i tempi di un accordo, ma addirittura far saltare il tavolo. La stampa egiziana commenta che “se gli israeliani vogliono guidare la trattativa, possono farlo direttamente con Hamas, senza ricorrere alla trattativa indiretta; il ruolo del mediatore va riconosciuto, non azzerato”. Il governo israeliano usa la pressione militare su Rafah come un’arma negoziale, ma la cosa non ha funzionato con i capi di Hamas. Netanyahu teme la caduta del suo governo, minacciato dal ritiro della fiducia dell’ala sionista estremista della coalizione. Le dichiarazioni di Netanyahu sono improntate a dire che la guerra non finirà con l’accordo per lo scambio di prigionieri. Una posizione che cancella ogni ipotesi di negoziato. Hamas risponde in forma di dichiarazione anonima che “nelle sue mani si trovano 30 generali e ufficiali dello Shabak, il servizio di sicurezza interno, che nessun’operazione militare li potrà liberare. O si tratta per la loro liberazione, o si bombarda per ucciderli”.

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Diplomazia

Blinken in Arabia Saudita si è incontrato con l’erede al trono, MBS, e ha avuto un incontro con sei ministri degli esteri arabi. Il Forum economico mondiale di Riad è al centro dell’attenzione di tutta la diplomazia dei paesi capitalistici, per continuare a sfruttare e dominare la regione del Medio Oriente. Vane promesse pronunciate dal segretario di Stato e dal ministro degli esteri britannico, Cameron, sulla stabilità e il futuro di una soluzione per lo Stato palestinese. Ma sembra che vi sia qualcosa di incrinato nelle relazioni bilaterali tra i paesi del Golfo e le ex potenze coloniali. La guerra contro Gaza e la minaccia di invadere Rafah hanno aperto gli occhi anche alle monarchie più servili. Il ministro degli esteri saudita ha affermato che “Un’invasione di terra di Rafah sarà una catastrofe; senza una concreta soluzione con la nascita di uno Stato palestinese, non ci sarà una pace in queste terre. I paesi che vogliono lavorare per la pace, riconoscano subito la Palestina”. Va ricordato che la Nakba del 1948 ha provocato la caduta di molti regimi monarchici asserviti alle potenze coloniali, prima in Egitto e poi in Iraq.

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Yemen

Attaccata una nave cargo. Secondo un comunicato dell’ente reale britannico per la sicurezza della navigazione, una nave battente bandiera maltese diretta a Gedda in Arabia Saudita è stata colpita da un missile navale lanciato dagli Houthi. La nave sarebbe stata danneggiata, me l’equipaggio è salvo. Secondo il ministero della difesa italiano, la nave italiana nel mar rosso ha abbattuto due droni dirette contro una nave commerciale nel sud del mar Rosso.

Pur di non far pressioni sul governo israeliano per la fine del genocidio a Gaza, i governi di USA, UE e Nato si sono impegnati in una missione militare aggressiva che ha costato vite umane allo Yemen, bloccato di fatto il 50% del commercio internazionale che passava dal Canale di Suez ed ha fatto cadere i costi aggiuntivi del traffico marittimo di circumnavigazione dell’Africa sui consumatori europei. I droni USA abbattuti alcuni giorni fa sullo Yemen hanno un costo di 90 milioni di dollari. I droni usati dagli Houthi hanno un costo che non supera qualche centinaio di dollari. Ricorda la leggenda biblica di Davide contro Golia.

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Libano

30 missili dal sud Libano verso il territorio libanese occupato da Israele. Hezbollah sembra molto attento a non mettere la diplomazia di Beirut in difficoltà, di fronte alla mediazione francese in corso. L’escalation è la risposta ai bombardamenti israeliani contro le città e i villaggi del sud Libano. Israele non ha smesso un giorno di bombardare la zona di confine. I portavoce militari di Tel Aviv parlano sempre di aver colpito obiettivi militari di Hezbollah, ma in realtà a morire sono cittadini libanesi e palestinesi non armati, come ha documentato la stampa libanese e lo stesso governo di Beirut nel suo documento indirizzato alla Corte Penale Internazionale dell’Aja, nel procedimento intentato contro Israele.

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Solidarietà internazionale

La rivolta studentesca arriva massiccia anche in Europa. A Parigi e Berlino la repressione più dura da parte della polizia, che limita il diritto all’espressione ed alla libertà di manifestare pacificamente.

La motivazione di questa repressione sarebbe quella di arginare il pericolo di antisemitismo, un pretesto vacuo perché una componente importante dii queste proteste studentesche arriva proprio da studenti di fede ebraica e da organizzazioni della società civile ebraica che non accetta che si faccia un genocidio nel suo nome. Alle manifestazioni di protesta hanno partecipato anche vittime dell’olocausto con una esplicita dichiarazione: “Non nel mio nome!”.

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Libia-Libano

Il caso Hannibal Gheddafi scuote la società libica e quella libanese. Una tv libanese ha pubblicato delle immagini della cella dove è tenuto il figlio dell’ex dittatore libico, uno spazio angusto sottoterra, senza illuminazione naturale e con una luce elettrica sempre accesa. La foto ha suscitato reazioni in Libia. Il ministero della giustizia ha chiesto a quello di Beirut il rilascio del detenuto politico.

Un portavoce del governo Dbaiba, invece, ha sottolineato che una cella sotto terra dove è detenuto un cittadino libico per tanti anni, in un processo ingiusto, non fa onore al Libano.

La cella sembra sotto terra, non ha illuminazione naturale, ma solo una lampada elettrica. 

In un audio sembra che Hannibal si lamenti delle condizioni di prigionia: “Sono in condizioni miserevoli; non ce la faccio più. Tutta questa sofferenza per un processo del quale io non so nulla”.

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Notizie dal Mondo

Sono passati due anni, due mesi e quattro giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Bombardamento russo su Odessa. Blinken: “Se la Russia vuole negoziare, ci saremo”. Washington in passato si era opposta a qualsiasi trattativa con Mosca.

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