Questa è la quinta puntata della rubrica “Finestra sulle Rive Arabe”, a cura di un gruppo di arabisti. Il gruppo RiveArabe (www.rivearabe.com) è un sodalizio di studiosi e cultori del mondo arabo. Il coordinamento del lavoro tra il gruppo RiveArabe e la redazione Anbamed è a cura della professora Jolanda Guardi.
Donne d’Arabia, il romanzo saudita a firma femminile
di Federica Pistono
L’Arabia Saudita si presenta all’Occidente come una monarchia opulenta e conservatrice, un paese misterioso, quasi estraneo agli itinerari turistici di massa, in cui le libertà civili appaiono limitate, il pluralismo politico risulta assente, e l’interpretazione dell’Islam adottata nel Paese, il wahhabismo, è oscurantista: alle donne è vietato compiere atti giuridici senza l’autorizzazione del tutore legale. La società appare ricca di contraddizioni, stretta tra rigide convenzioni sociali ma proiettata verso il futuro. Tale quadro – in cui la censura impedisce la diffusione di numerose pubblicazioni –, non ha però impedito lo sviluppo del romanzo a firma femminile.
Dagli albori del nuovo millennio, una schiera di scrittrici comincia infatti a esplorare le problematiche sociali del rinnovamento dei costumi e dell’emancipazione femminile. Autrici come Rajaa Alsanea, Raja Alem, Zaynab Ḥifni, Samar al-Mogren, Layla al-Giuḥni, Badriya al-Bishr, Siba Al Harez, sono tutte accomunate dal fatto di porre l’universo femminile al centro della propria opera. Grazie al processo di scolarizzazione femminile iniziato negli anni Sessanta, le donne saudite sono dotate spesso di un’istruzione di livello elevato e cercano, attraverso la scrittura, di partecipare alla vita culturale del Paese.
I romanzi risalenti alla prima decade del nuovo millennio, ruotando spesso intorno a problematiche come la discriminazione di genere, il matrimonio combinato, l’oppressione della donna da parte degli uomini ma anche delle donne più anziane, la doppia morale, possono leggersi come esemplificazioni delle difficoltà e degliimpedimenti che una donna affronta per conquistarsi la laurea, il lavoro e l’indipendenza economica.
I romanzi della seconda decade, pur tornando spesso sul tema della condizione femminile, spaziano verso orizzonti più vasti.
Fra i romanzi della prima decade, figura Ragazze di Riad di Rajaa Alsanea (Mondadori, 2008, trad. V. Colombo). L’opera racconta la storia di quattro studentesse universitarie, provenienti da famiglie ricche e privilegiate, alla ricerca del vero amore. La città in cui vivono, però, è la capitale saudita, e la società in cui si muovono le obbliga al rispetto di innumerevoli regole, dettate dalla famiglia o dalla comunità, nella totale indifferenza delle loro aspirazioni. Attraverso i resoconti di una narratrice anonima, il lettore conosce le vicende di Qamra, in conflitto con la famiglia, di Michelle, incapace di sopportare le imposizioni, di Sadim, ferita da un amore sfortunato, e di Lamis, determinata a conquistare sia l’uomo che ama sia la libertà all’estero.
L’opera, leggera e di piacevole lettura, pur limitandosi alla descrizione delle vicissitudini sentimentali dei personaggi senza approfondirne troppo la psicologia, presenta un ampio spaccato della vita delle donne saudite.
Il tema della libertà sentimentale e sessuale della donna torna, con notevole spessore, nel romanzo Il canto perduto, di Laila a-Giuhni (Ilisso, 2007, trad. F. Addabbo). Attraverso i lunghi monologhi e le allucinazioni della protagonista, la giovane Sabà, il lettore apprende che la ragazza, incinta senza essere sposata, è intenzionata ad abortire. Davanti a temi forti, come il sesso e l’aborto, l’autrice non solo non si autocensura, ma focalizza l’attenzione sul corpo femminile, sottolineandone la dimensione fisica.
Anche quest’opera rappresenta una coraggiosa e lucida denuncia di un mondo fatto di divieti e restrizioni. Come la conchiglia che la protagonista stringe tra le mani nel finale del romanzo, così la città di Gedda è percepita come un immenso, durissimo guscio, che imprigiona le donne in un universo in cui “i sogni si possono soltanto sussurrare”.
Anche Samar al-Mogren, autrice de Le donne del peccato (Castelvecchi, 2012, traduzione di B. Teresi), mette a fuoco la repressione dei sentimenti e lo spregio della dignità femminile. Il romanzo narra la storia d’amore di due giovani che infrangono la legge islamica, esponendosi così a pene detentive e a sanzioni corporali. Dopo aver scontato anni di carcere, i colpevoli devono affrontare la punizione sociale, l’emarginazione, la perdita degli affetti. Anche quest’opera può considerarsi un grido dell’autrice per i diritti delle donne a libertà, amore e piacere.
La condizione femminile è al centro anche di Profumo di caffè e cardamomo di Badriya al-Bishr (Atmosphere Libri, 2015, traduzione di F. Pistono).
L’opera ripercorre la vita di Hind, protagonista e voce narrante del romanzo, offrendo al lettore una fotografia impietosa della società saudita agli albori del nuovo millennio. La protagonista racconta come sia difficile per una ragazza sconfiggere i tabù e rivendicare i propri diritti. In una società in bilico tra passato e futuro, segnata dalla separazione della compagine maschile da quella femminile, Hind vive un rapporto conflittuale con la madre, una donna analfabeta e tirannica che predilige i figli maschi, mentre infierisce sulle figlie, alle quali non risparmia percosse e violenze psicologiche.
Alla figura dispotica della madre si contrappone quella mite e gentile del padre che, pur sempre affettuoso con le figlie, non riesce ad arginare l’aggressività della moglie e a instaurare in famiglia un clima di serenità. Crescendo, Hind scopre il mondo della lettura, poi quello della scrittura, cominciando a pubblicare anonimamente racconti e articoli sui giornali dei paesi del Golfo. La scrittura rappresenta un’oasi felice in cui il personaggio si rifugia perché quel limbo costituisce il solo luogo in cui può esprimersi e comunicare con il mondo.
Dopo un matrimonio combinato, una delle consuetudini più aspramente criticate dall’autrice, e un divorzio, la protagonista consegue la laurea, comincia a lavorare, conosce un giovane con cui vorrebbe costruirsi un futuro. La madre, però, trama alle sue spalle per combinarle un nuovo matrimonio con un maturo pretendente. Alla giovane non resta altra via che la fuga in Canada. L’emigrazione in un paese occidentale, già prospettata anche in Ragazze di Riad, appare come l’unica via praticabile, per la donna saudita, per ottenere la libertà e la possibilità di realizzarsi.
La narrativa saudita a firma femminile non si limita a esplorare le difficoltà e le limitazioni che la donna incontra nel corso della propria esistenza, ma a volte propone tali tematiche intrecciandole ad altre, con risultati spesso sorprendenti.
È il caso del romanzo Volti, di Zaynab Hifni (Jouvence, 2020, trad. J. Guardi). Il testo racconta la storia di Thurayya, nata e cresciuta in una modesta famiglia di Gedda, dall’adolescenza, intessuta di sogni di ricchezza, al matrimonio con Husayn, un uomo avido e arrivista che non esita a utilizzare la moglie come un mezzo per fare carriera, fino a una vecchiaia segnata dal rimpianto. Sullo sfondo delle vicende della protagonista, scorre la storia dell’Arabia Saudita, dagli anni Sessanta ai nostri giorni.
Cresciuta in una famiglia povera ma affettuosa e unita dall’amore dei genitori, la protagonista rifiuta l’esempio della madre, aspira invece a sposare un uomo ricco, che le offra un’esistenza dorata, fatta di sfarzo e abbondanza.
Thurayya e Husayn, ossessionati dal desiderio di denaro, sacrificano al sogno della ricchezza l’amore, la dignità, la serenità. Ma l’agiatezza tanto bramata, finalmente raggiunta, non porta con sé la felicità, e i due coniugi divorziano. La maturità della protagonista è segnata dalla realizzazione professionale, dalla presenza di molti amanti, dalla relazione con un’altra donna. Con l’avanzare dell’età, però, la vita brillante cede il passo alla solitudine.
Contrariamente all’immagine stereotipata della donna araba, la protagonista dimostra un’indole ribelle, incapace di adattarsi ai rigidi modelli di condotta sociale. Ma sarà proprio la tendenza alla trasgressione, l’incapacità di adeguarsi alle convenzioni sociali a determinare il destino amaro del personaggio.
Bellissime le pagine dedicate alla vecchiaia, il momento della vita in cui gli amici e gli amanti svaniscono, i conoscenti muoiono, o sono troppo anziani per mantenere i contatti. L’esistenza si trasforma in desolazione, tenebre e silenzio, in cui, alla fine, non resta che la compagnia del televisore.
Un altro esempio di romanzo in cui il motivo della questione femminile appare intrecciato ad altri temi è Gli altri, di Siba Al Harez (Neri Pozza, 2007, trad. L. Declich e D. Mescitelli), in cui affiorano i temi del razzismo, praticato dalla maggioranza sunnita nei confronti di una piccola minoranza sciita nel Qaṭīf, una regione dell’est del Paese, e dell’omosessualità femminile.
Con Raja Alem, ne Il collare della colomba (Marsilio, 2014, trad. M. Avino) il romanzo tocca diverse tematiche scottanti: non solo la condizione femminile ma anche le trasformazioni subite dalla città santa della Mecca. Con il nuovo millennio, infatti, la città ha cambiato aspetto, con la distruzione dei quartieri più antichi. Le case in argilla e i palazzi di pietra sono stati demoliti e, al loro posto, sono sorti grattacieli in vetro e acciaio.
Nell’opera, vincitrice dell’Arabic Booker Prize del 2011, si intersecano diversi generi, dalla detective story al testo di denuncia sociale al romanzo psicologico. Per questo, il libro è stato definito un “noir filosofico” che indaga sui sentimenti di una nazione in bilico tra antichi costumi e progresso, che spesso assume il volto della corruzione e della speculazione edilizia.
Prendendo spunto dal misterioso omicidio di una donna, l’autrice compone un testo intessuto di storie, leggende, misteri, ambientandoli nella cornice della città santa, in cui l’antica e venerabile architettura lascia il posto ai futuristici grattacieli.
Nel romanzo Khatem, una bambina d’Arabia (Atmosphere Libri, 2016, trad. F. Pistono), ambientato alla Mecca agli albori del XX secolo, l’autrice affronta i temi della sessualità e dell’ermafroditismo. La protagonista Khatem è la sesta figlia di un nobile sceicco, i cui figli maschi sono morti nelle guerre che periodicamente dilaniano la città. Diafana e delicata, Khatem ha un aspetto androgino. Il padre decide di presentarla ai notabili della Mecca in abiti maschili, anche se, all’interno della casa, vive nella zona riservata alle donne, in abiti femminili. Giunta all’adolescenza, la protagonista conosce una musicista siriana che l’aiuta a comprendere il segreto della propria esistenza.
L’autrice dipinge un quadro vivido della Mecca dei primi del Novecento, rievocandone l’atmosfera intrisa di richiami alla mistica islamica, in cui la musica e le arti, temi cardine del romanzo, non sono solo divertimento e occasione di ritrovo, ma anche tramite attraverso il quale raggiungere la completa realizzazione dell’essere e la comunione con il creato e il suo Creatore.
Il romanzo della Alem dedicato alla condizione femminile è Fatma (MR Editori, 2022, trad. F. Pistono). Nell’opera, l’autrice si serve di due registri stilistici per scrivere un testo funzionale al progetto femminista di critica alle consuetudini maschiliste e patriarcali della società saudita contemporanea. L’elemento fantastico si fonde con quello realistico per dipingere un universo magico in cui confluiscono tempi e spazi diversi, interrogando la società saudita su questioni di genere e condizione femminile.
Il testo presenta diversi piani di lettura: può essere considerato come la storia di una donna maltrattata e scacciata dal marito, con un finale incredibilmente femminista per un romanzo saudita. Tuttavia, accanto alla storia di infelicità coniugale, si fa strada un’altra modalità di narrare una realtà magicamente percepita: leggiamo così un’opera colorata dagli elementi del favoloso, del fantastico e del mitologico, volta a sottolineare l’opposizione binaria tra realtà e finzione, materia e spirito, maschio e femmina.
Non manca l’attenzione al romanzo storico, come dimostra Umayma al-Khamis con Il viaggio delle Gru nelle città di agata, del 2017, inedito in italiano. Il romanzo narra la storia di un libraio che, nel secolo XI, intraprende un viaggio verso le grandi città medievali del mondo islamico, un percorso che parte dall’Arabia per dirigersi fino all’Andalusia, attraverso le capitali del mondo arabo dell’XI secolo, sotto la dominazione degli Abbasidi a Baghdad, dei Fatimidi al Cairo e delle fazioni in guerra durante il periodo dell’egemonia islamica in Spagna.
Nello stile epico dei grandi esploratori arabi e scrittori di viaggi del Medioevo, Mazid Al-Najdi al-Hanafi, uno scriba e libraio nato in un villaggio della Penisola arabica, racconta il suo lungo viaggio, che lo porta dal deserto arabo alle famose capitali del periodo: Baghdad, Gerusalemme, Il Cairo, Granada e Cordoba.
La narrativa saudita a firma femminile si dimostra, dunque, affascinante e versatile, ricca di sorprese per il lettore occidentale.
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