Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

11 ottobre 2022.

Rassegna anno III/n. 279

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Le vignette sono QUI

Per ascoltare l’audio:                                                         

I titoli 

Migranti: Arrestati a Sabratha i due capi miliziani responsabili della strage di migranti. In Tunisia recuperati in mare 8 corpi.

Palestina Occupata: Oggi funerali del bambino ucciso dai soldati israeliani a Jenin.

Iran: Gli operai del settore petrolifero scendono in piazza. Il capo della Magistratura disponibile al dialogo.

Tunisia: Le riserve di carburanti sono sufficienti per una settimana.  

Bahrein: HRW denuncia leggerezza dei tribunali nell’emettere sentenze di morte.

Iraq: Dopo un anno dalle elezioni, né un presidente, né un governo.

Le notizie

Migranti

La magistratura libica ha provveduto all’individuazione e arresto di due dei capi miliziani responsabili della strage di migranti a Sabratha, cittadina a ovest di Tripoli. Il sostituto procuratore, Alì Zobeida, ha confermato che la polizia giudiziaria ha compiuto l’arresto anche del secondo personaggio accusato dell’assassinio a colpi di mitra di 15 migranti e di aver dato alle fiamme i loro corpi. Inoltre informa la procura che le forze di sicurezza del ministero dell’interno hanno fatto irruzione in 6 covi dove venivano trattenuti illegalmente i migranti prima delle partenze. Il comunicato prosegue: “Sono stati liberati 159 migranti di diverse nazionalità africane e arabe e sono stati confiscati motori, gommoni e altre attrezzature utili per gli imbarchi”. Le indagini e gli interrogatori hanno svelato che la strage è stata compiuta per vendetta, dopo un litigio tra due bande di milizie atte al contrabbando. Di giorno fanno i protettori dell’ordine e di notte i criminali.

In Tunisia, invece, pescatori hanno recuperato ieri i corpi di 8 migranti tunisini dispersi nel mare della provincia sud orientale di Medenine. Secondo la Mezzaluna rossa, le vittime sono di nazionalità tunisina e fanno parte del gruppo di 18 persone partite la scorsa settimana dal porto di Zarzis. Sono stati prelevati dei campioni dai corpi recuperati, per la determinazione del DNA. La crisi economica che attanaglia la Tunisia costringe molti giovani a tentare i viaggi della morte verso l’Europa. La Guardia costiera tunisina, in base agli accordi con l’UE, compie quotidianamente operazioni per bloccare le partenze. Dall’inizio dell’anno, sono stati riportati indietro 22.500 migranti, 50% dei quali tunisini, ed ha arrestato 536 trafficanti, 23 dei quali stranieri.

Palestina Occupata

Si sono svolte i funerali a Jenin del bambino ucciso dai soldati israeliani.

Mahmoud Samoudi, 12 anni, è stato colpito alla testa dalle pallottole delle truppe israeliane che perlustravano il campo profughi, lo scorso 29 settembre. Nel frattempo proseguono i rastrellamenti a nord di Gerusalemme, nel campo profughi di Sha’fat e nella cittadina di Anata. Le forze di occupazione da giorni tengono in ostaggio circa 130 mila abitanti palestinesi della zona. Le perlustrazioni avvengono alla ricerca del giovane che ha sparato contro un posto di blocco israeliano uccidendo una soldatessa e ferendo altri due soldati. Una punizione collettiva che mette a repentaglio la vita della popolazione.

Iran

I lavoratori del settore petrolchimico hanno iniziato una serie di proteste davanti alle sedi delle loro fabbriche nel sud ovest dell’Iran. Hanno incendiato copertoni per attirare l’attenzione del pubblico e issato cartelloni per rivendicazioni salariali promesse e mai mantenute da parte delle società statali. A Busheher, gli operai hanno gridato lo slogan “Morte al dittatore”, che era il mantra delle proteste per la morte di Mahsa Amini. Sono stati diffusi sui social video che mostrano un migliaio di lavoratori, con le loro caratteristiche tute, mentre bloccavano le strade con transenne di fortuna. La polizia ha controllato a distanza la situazione, senza intervenire. Gli studenti delle università hanno svolto cortei all’interno dei campus. Hanno dipinto le proprie mani di rosso per denunciare la repressione della polizia. Sono innumerevoli le proteste individuali con performance pubbliche. Una ragazza con il capo scoperto ha passeggiato in una via centrale di Teheran abbracciando i passanti, in segno di sfida ai divieti. In Kurdistan iraniano, organizzazioni dell’opposizione hanno denunciato che le Guardie rivoluzionarie hanno sparato con i mitra e bombardato con l’artiglieria un quartiere del capoluogo durane una manifestazione notturna. Non è stato possibile verificare la versione da fonti indipendenti. Di fronte a questo movimento popolare di protesta il regime mostra piccoli segni di aperture: il capo della magistratura, Gholam Hossein Ejey’i, ha detto di essere “pronto ad ascoltare le obiezioni attraverso il dialogo. Se c’è un errore o una debolezza da parte nostra, utilizzeremo i punti forniti per risolverli. Non abbiamo remore a correggere ed eliminare le debolezze”. È il primo segnale di disponibilità al dialogo, rafforzato dalle procedure di rilascio di alcuni intellettuali e personaggi dello sport e dell’arte, arrestati in precedenza per le loro prese di posizione pubbliche a fianco delle proteste. È stato rilasciato infatti il cantante Shervin ed è stato consegnato il passaporto al giocatore di calcio Alì Daei, dopo un precedente diniego a causa delle sue dichiarazioni sui social (vedi).

Tunisia

La crisi dei carburanti è al culmine. Secondo il sindacato UGTT, il paese ha una riserva sufficiente per una settimana. Di fronte ai distributori si ammassano lunghe file di auto e molti autisti hanno lamentato di aver passato anche 4 ore di attesa, per sapere poi che la stazione aveva esaurito il carburante. La crisi finanziaria non permette al governo di garantire regolarmente l’importazione delle merci calmierate come farina, zucchero e i carburanti. La ministra delle risorse energetiche, Nayla Noueira, accusa il sistema di distribuzione privato di accumulare riserve da destinare al mercato nero. Nelle scorse settimane si sono svolte manifestazioni popolari contro la carenza nei mercati delle derrate alimentari essenziali, come la farina e il pane.   

Bahrein

Human Rights Watch e l’Istituto del Bahrein per i diritti democratici hanno denunciato che nell’emirato sono stati condannati due detenuti in base a confessioni estorte con le torture. Il rapporto in 56 pagine (Qui in inglese) è stato redatto dopo lo studio dei documenti processuali dei tribunali, che avevano emesso 8 condanne alla pena capitale. “In almeno due casi, – scrivono le due organizzazioni – i giudici non hanno preso in considerazione la ritrattazione delle confessioni che gli accusati sostengono di aver sottoscritto dopo aver subito torture”. In Bahrein, sono in attesa di esecuzione 21 condannati a morte. La Costituzione dà al re la facoltà di confermarle, di commutarle oppure di emettere una grazia.

Iraq

È passato un anno dallo svolgimento delle elezioni politiche, ma il paese non ha ancora, né un nuovo presidente della Repubblica, né un governo in carica. La crisi istituzionale deriva dalla spaccatura del fronte sciita e dalla determinazione del partito “Sayiroun” dell’Imam Mouqtada Sadr, a formare un governo di maggioranza e non più un governo di unità nazionale, come era sempre avvenuto in passato. I partiti politici sciiti filo iraniani, usciti perdenti e fortemente ridimenzionati nella loro rappresentanza parlamentare, hanno denunciati brogli, che si sono rivelate denunce inconsistenti, e poi hanno messo in atto un ostruzionismo impedendo lo svolgimento regolare delle sedute parlamentari per l’elezione del presidente (secondo il regolamento, richiedevano la presenza di una maggioranza qualificata dei due terzi). Hanno preteso, inoltre, che venga incaricato un primo ministro appartenente alla loro coalizione di minoranza, per permettere l’elezione del presidente. Un anno di vuoto politico che ha visto manifestazioni di piazza, occupazione delle istituzioni e diverse stragi durante gli scontri tra le diverse correnti sciite.  

Mondo

  • Sono passati sette mesi e 16 giorni di guerra russa in Ucraina.
  • Alaa Abdel Fattah ha iniziato lo sciopero della fame il 2 aprile, nel carcere egiziano di Wadi Natroun. Sono passati sei mesi e il regime di Al-Sissi è sordo agli appelli e nelle cancellerie internazionali prevale l’insensibilità. In Italia, dal 28 maggio, è in corso un digiuno solidale a staffetta per chiedere la sua liberazione. Oggi 11 settembre Alessandra Icardi digiuna ancora una volta in solidarietà con Alaa.

Appelli:

Appello della redazione di Anbamed ai lettori ed ascoltatori di aderire alla staffetta solidale di sciopero della fame per un giorno. Urge una vostra adesione.

Per maggiori info: http://www.invisiblearabs.com

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