Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

17 novembre 2022.

Rassegna anno III/n. 316

Per informazioni e contatti, manda un messaggio:

mailto:anbamedaps@gmail.com

Le vignette sono QUI

Per ascoltare l’audio:

I titoli: 

Iran: Il regime risponde con le condanne a morte. Le proteste continuano. Anche il Bazar di Teheran ha chiuso i battenti in segno di sciopero.

Turchia: La versione sull’attentato di Istanbul comincia a fare acqua da tutte le parti. Dubbi sulla nazionalità della donna arrestata.

Egitto: Speranze per la liberazione di Alaa. 2 detenuti morti nelle carceri di Al-Sissi nelle ultime 24 ore.

Yemen: Torturata in carcere la modella 21enne, Intisar Al-Hammadi.

Kuwait: L’emiro è sordo agli appelli internazionali. Eseguite per impiccagione sette condanne a morte.

Etiopia: Arrivato a Makallè il primo convoglio sanitario. La tregua è stata finora rispettata.

Le notizie:

Iran

È una prova di rivoluzione nonviolenta. Lo sciopero generale ha funzionato e la mobilitazione dei tre giorni nell’anniversario della rivolta del 2019 ha portato migliaia di manifestanti nelle piazze di tutte le importanti città dell’Iran. Ieri la gente ha marciato verso la casa della guida spirituale sciita Khaminei, con il grido “morte al dittatore”. Secondo i rapporti dell’opposizione all’estero ci sono stati 10 morti durante queste manifestazioni in diverse città del Paese.

La repressione del regime non ferma le proteste. Il tribunale di Teheran ha emesso tre sentenze di condanne a morte contro giovani accusati di essere “nemici di Allah” e “ribelli contro la Repubblica Islamica”.

Secondo la stampa governativa, a Izeh, nella provincia di Khouzestan, nel sud ovest dell’Iran, un gruppo armato ha sparato in un mercato, uccidendo 4 persone e ferendo altre 5. Non vengono forniti dettagli sull’arresto o uccisione dei terroristi.  

Turchia

Le bugie del regime di Erdogan sull’attentato terroristico non convincono. L’opposizione parla dell’inchiesta definendola “sceneggiata elettorale”. L’esposizione mediatica, quasi in diretta televisiva, sull’arresto lampo della donna definita come siriana, ha fatto nascere molti dubbi. Un sito siriano specializzato in intelligence sostiene che la donna non è siriana, ma di origine somala e il passaporto siriano di quel nome, Ahalm Al-Bashir, è di un’altra donna sfollata ad Idlib e nei suoi profili social risulta sostenitrice dell’opposizione, finanziata ed armata da Ankara. Il sito sfida i servizi segreti turchi a mandare in onda un solo minuto dell’audio delle confessioni della donna, per provare la sua parlata dialettale siriana.     

L’operazione frettolosa dei servizi di Ankara ha anche un punto debole, che potrebbe renderla controproducente in termini elettorali: aver indicato l’origine siriana dell’attentatrice ha scatenato il rifiuto e la xenofobia nei confronti dei tre milioni di siriani rifugiati in Turchia. Sentimenti che si annidano anche tra gli elettori di Erdogan.  

I movimenti curdi hanno tutti condannato l’attacco terroristico e preso le distanze dall’uccisione di civili, mettendo in guardia dalle intenzioni di Erdogan di sfruttare questa indignazione mondiale contro il terrorismo, per sferrare un attacco su larga scala nel nord della Siria.

Egitto

Oggi è il giorno della verità sul caso Alaa Abdel-Fattah. L’incontro con la madre e la sorella attorno alla torta, chiesta nella sua ultima lettera scritta lunedì, potrebbe essere il preludio alla sua liberazione. Non sarà una visita abituale in carcere di massima sicurezza, con il vetro di mezzo che separa detenuto e parenti. La conclusione del digiuno di Alaa significa che qualche cosa è stato ottenuto. La famiglia ci spera, ma con fermezza e coraggio. Ieri, la madre di Alaa, professora di matematica all’Università del Cairo, ha risposto duro ai politici ed ai giornalisti affiliati al regime che accusavano la famiglia di “essersi appoggiata a potenze straniere per far pressione sul governo, spargendo così opinioni negative sulla nazione”. Leila Soueif ha scritto sui social: “Noi ci siamo rivolti ad organizzazioni per i diritti umani, ai premi Nobel, raccolto firme tra la gente. Il governo ed i militari invece si rivolgono ai governi di Washington, Parigi, Londra e Berlino per chiedere aiuti in miliardi di dollari destinati all’acquisto di armi”.

In Egitto, ieri, è morto il secondo detenuto in 24 ore. Magdy Shirawi è spirato nel carcere di Badr-2, in seguito a malattie renali non curate, secondo quanto ha scritto la Rete egiziana per i diritti umani, citando la famiglia.       

Yemen

Intisar Al-Hammadi è una ragazza di 21 anni (nata il 25 gennaio 2001, da padre yemenita e madre etiope). In questi giorni ha subito in carcere a Sanaa torture che hanno portato a fracassarle il naso. Le associazioni yemenite per i diritti umani chiedono di poterla visitare in carcere, per constatare le condizioni nelle quali è trattata. Le autorità hanno respinto tutte le richieste.   

Intisar, all’età di 17 anni, ha lavorato come attrice in due film e poi ha scelto di fare la modella. Nel febbraio 2021 è stata arrestata a Sanaa dalle milizie Houthi, insieme ad altre 3 modelle, perché erano in compagnia di un fotografo maschio. 

Le è stata imposta la prova di verginità e nel novembre 2021 un tribunale l’ha condannata a 5 anni per prostituzione. Al giudice ha detto che la confessione le è stata estorta con le torture e l’ha firmata senza poterla leggere, con gli occhi bendati. Ha denunciato anche che miliziani Houthi le avevano proposto di lavorare per loro, come un’esca per incastrare uomini politici avversari (escort); in cambio della libertà, ma lei aveva rifiutato. 

Il suo caso è stato seguito l’anno scorso da Amnesty International (leggi) e da Human Rights Watch (leggi).

Lei era l’unico sostegno della famiglia. Il padre è cieco, la madre casalinga e il fratello studente. 

Dai suoi profili social si comprende che è rispettosa delle norme sociali restrittive, vestendosi con abiti tradizionali lunghi e coprendo i capelli: QUI e Qui .

In una società patriarcale e maschilista, una donna bella e autonoma fa paura. Soprattutto se riscuote successo nella sua professione.

Kuwait

L’emiro del Kuwait ha firmato i decreti per l’esecuzione delle 7 condanne a morte. Gli appelli per salvare quelle vite umane non sono stati ascoltati.  La procura ha affermato che le esecuzioni sono avvenute per impiccagione. Sono le prime esecuzioni dal 2017.

Etiopia

Il governo di Addis Abeba ha permesso il passaggio degli aiuti umanitari, che sono cominciati, così, ad affluire verso il Tigray. La Croce Rossa Internazionale ha confermato che il primo convoglio di aiuti sanitari ed equipe mediche è arrivato al capoluogo Makallè.

Il presidente Ahmed Abi ha dichiarato davanti al Parlamento il rispetto dell’accordo firmato a Pretoria, in Sud Africa. Governo e Fronte Popolare in una serie di incontri, politici e militari, prima in Sud Africa e poi a Nairobi in Kenya, hanno raggiunto un accordo di tregua che prevede il disarmo delle milizie, il ritiro delle truppe straniere e l’immediata distribuzione degli aiuti internazionali alla popolazione del Tigray, da due anni assediata, con il conseguente blocco dei convogli umanitari.  

Mondo

Sono passati otto mesi e 22 giorni di guerra russa in Ucraina. I missili caduti in Polonia, territorio NATO, sono stati lanciati dagli ucraini. Errore o provocazione?

Appelli:

campagna a sostegno del blogger e attivista iraniano Hossein Ronaghi-Maleki. Hossein è stato arrestato il 24 settembre, picchiato e minacciato dalle guardie carcerarie. È in sciopero della fame. La sua vita è in pericolo. Sono state attivate due petizioni per chiedere la sua immediata scarcerazione. Vi chiediamo di firmare le petizioni per la sua liberazione:

Anbamed chiama la vostra sensibilità per salvare la 20enne sudanese, Amal, dalla lapidazione. Vi chiediamo di scrivere una lettera all’ambasciata sudanese a Roma:  https://www.anbamed.it/2022/10/25/appellp-salvate-amal-dalla-lapidazione/

Sostenete Anbamed

Il prossimo 29 novembre è il secondo anniversario della costituzione di Anbamed, aps per la multiculturalità.

Questa maratona dell’informazione quotidiana sul Grande Vicino Oriente continua “puntuale, completa e senza interruzioni”, come l’ha definita un collega. Agli abbonati del 2022 andranno due quadri donati da Silvia Lotti e Giuseppe Di Giacinto.

Il rapporto delle donazioni dal 1° al 31 ottobre 2022 ci dice che sono state raccolte 730 € (+ 165 € rispetto al mese precedente).

Grazie per la sensibilità e l’impegno a coloro che hanno risposto al nostro appello.

Questa rassegna sopravvive grazie ai contributi dei suoi lettori e ascoltatori.

Ecco i dati per il versamento:

Associazione Anbamed, aps per la Multiculturalità

Iban: IT33U0891382490000000500793

Se continuiamo a tenere vivo questo spazio è grazie a te. Anche un piccolo contributo per noi significa molto. Torna presto a leggerci ed ascoltarci.

1 commento

  1. […] Per ascoltare l’audio: clicca qui […]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *