Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

18 novembre 2022.

Rassegna anno III/n. 317

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Le vignette sono QUI

Per ascoltare l’audio:

I titoli: 

Egitto: Nelle carceri di Al-Sissi tre decessi in due giorni.

Iran: Uccisi dalla polizia un bambino di 10 anni e un minore di 14.

Arabia Saudita: Un predicatore tenuto ancora in carcere dopo la fine della pena. Comminata un’altra condanna a 17 anni.

Sudan: Manifestazioni contro la giunta militare, mentre si annuncia l’imminenza di un accordo per un governo civile.

Tunisia: Un giornalista rischia 10 anni di carcere per aver criticato l’operato della premier, Najlaa Buden.

Siria: Un missile caduto su una base USA mentre si svolgono manovre militari congiunte con le unità curde.

Le notizie:

Egitto

Un terzo detenuto è deceduto in carcere nelle ultime 48 ore. Ahmed Ibrahim, un dirigente della Fratellanza Musulmana, è morto nel carcere di Wadi Natroun, in seguito a disfunzioni renali a lungo non curate. Secondo la “Rete egiziana per i diritti umani” (Shabaka), Ibrahim era il segretario della sezione di Suez, del disciolto partito Libertà e Giustizia, braccio politico della confraternita. È stato arrestato nel dicembre 2015, dopo che era stato condannato in contumacia, nel mese di aprile dello stesso anno, a 15 anni di reclusione.

Sul caso Alaa, l’unica novità è che la famiglia è riuscita a incontrarlo, nel carcere di Wadi Natroun, nella solita visita mensile secondo il regolamento. “Rispetto ad un mese fa – scrive la sorella – è apparso molto dimagrito e in condizioni di debolezza generale, ma con il morale alto”. Oggi Alaa compie 41 anni e sta ricevendo da tutto il mondo lettere di solidarietà ed affetto.

L’amnistia presidenziale che sembrava nell’aria non c’è stata. Nell’elenco dei 19 detenuti graziati da Al-Sissi, pubblicato ieri, il nome di Alaa non compare.     

Iran

È un’insurrezione pacifica. Le manifestazioni per il terzo anniversario della rivolta del 2019 si sono svolte in tutte le principali città, in alcuni casi si sono svolte di sera per dribblare la repressione dei pasdaran. La repressione del regime si è scatenata soprattutto nelle regioni delle minoranze etniche. A Izeh, Kian Pirfalak, un bambino di 10 anni è stato colpito, nell’auto guidata da suo padre, da una pallottola sparata dai basiji, gli squadroni giovanili dei pasdaran. È morto pima di arrivare in ospedale. Nella stessa città, un altro minore di 14 anni, che partecipava alle proteste, è stato ucciso e il suo corpo è stato “sequestrato” dai guardiani della rivoluzione.

Il caso del prigioniero politico Hossein Ronaghi-Maleki preoccupa la sua famiglia. Il fratello ha scritto ieri che “Hussein è stato trasferito dall’ambulatorio della prigione in cella. Le sue condizioni sono gravi ed i medici hanno detto che non sopravviverà per più di cinque o sei giorni e che dovrebbe essere ricoverato immediatamente in ospedale”. Ma le autorità non autorizzano. Ronaghi-Maleki è un blogger che ha divulgato notizie ed analisi sulle rivolte in Iran. È stato arrestato il 24 settembre, una settimana dopo lo scoppio della rivolta per la morte di Mahsa Amini. È stato picchiato e torturato. Le sono state spezzate le gambe e non ha ricevuto cure, ridotto su una carrozzella per muoversi in cella. Per protesta ha iniziato lo sciopero della fame.    

Arabia Saudita

Nel paese del nuovo rinascimento arabo, il diritto è un’opzione aleatoria. Il predicatore Khaled Al-Rashed è rimasto in carcere malgrado la sua condanna a 15 anni sia stata già conclusa. Nel 2005, al tempo delle “vignette sataniche” pubblicate dal giornale danese Jyllandes-Posten, Al-Rashid ha pronunciato un sermone, durante la preghiera collettiva del venerdì, nel quale ha esortato la “nazione di Maometto” a difendere il nome del profeta ed ha chiesto alla gente di “manifestare davanti all’ambasciata danese nel regno, fino alla rottura delle relazioni diplomatiche”. Di fatto ha sconfinato nella politica, in un paese dove non è ammesso manifestare, costituire sindacati, partiti o delle semplici associazioni culturali o di intrattenimento. La procura lo ha trascinato in tribunale dove è stato condannato in primo grado a 5 anni e poi nell’appello la pena è stata triplicata. Nel 2020, conclusa la pena, Al-Rashed non è stato rilasciato e ieri è stata resa nota, da un’associazione per i diritti umani con sede all’estero, una nuova condanna ad altri 17 anni, portando il totale della sua carcerazione a 39 anni.

Sudan

Continuano le manifestazioni a Khartoum contro la giunta golpista. Un’insurrezione pacifica che dura da oltre un anno per chiedere il ritorno dei militari in caserma, una nuova costituzione democratica e un governo civile, che allontani gli esponenti legati al vecchio regime. La manifestazione di ieri ricorda la carneficina di un anno fa, quando la polizia ha ucciso 17 persone in un solo giorno. Una delle parole d’ordine è “verità e giustizia”.    

Si susseguono le dichiarazioni sull’imminente accordo per un governo civile e il ritiro dei militari dalla politica. Il compromesso consiste nella formazione di un governo civile in seguito all’approvazione di una Costituzione provvisoria, che prevede l’esautorazione dei militari di ogni incarico politico. La giunta golpista che si dice disposta a fare un passo indietro, continua però a tessere manovre soprattutto in combutta con i seguaci dell’ex dittatore Omar Bashir. La parte militante del movimento di protesta non condivide l’accordo e rivendica processi ai militari responsabili della sanguinosa repressione.

Tunisia

Il giornalista Nazar Bahloul è stato interrogato in procura sulla base di una denuncia del ministro della Giustizia, per “offesa alla premier Najlaa Buden”. Bahloul è il direttore del sito economico Buisinnes News, dove è stato pubblicato un articolo di critica all’operato del governo. Il sindacato dei giornalisti ha condannato l’azione legale che “rappresenta un attacco alla libertà di stampa”. Questo è il primo procedimento giudiziario dalla data di entrata in vigore del decreto del presidente della repubblica, Qais Siaed, in merito alle pubblicazioni sul web, definito allora dal sindacato giornalisti legge bavaglio. Il decreto prevede la condanna fino a 5 anni, per il reato di diffamazione, pena raddoppiata in caso la parte lesa fosse un dipendente pubblico.      

Siria

Nella provincia di Deir Azzour, le truppe USA hanno compiuto, nella base del campo petrolifero El-Omar, manovre militari congiunte con le unità curde delle Forze democratiche siriane. L’intento dichiarato delle manovre è “quello dell’addestramento delle unità curde per rispondere meglio al pericolo jihadista”, ma non sfugge il legame con le minacce turche.

Nel fragile equilibrio delle province del nord est della Siria entra anche la presenza delle milizie iraniane, in appoggio al governo di Damasco. La base USA, infatti, è stata fatta segno, ieri, del lancio di un missile terra-terra, che è caduto fuori dalla zona delle manovre e non ha causato danni.

Mondo

Sono passati otto mesi e 23 giorni di guerra russa in Ucraina.

Appelli:

campagna a sostegno del blogger e attivista iraniano Hossein Ronaghi-Maleki. Hossein è in sciopero della fame. La sua vita è in pericolo. Sono state attivate due petizioni per chiedere la sua immediata scarcerazione. Vi chiediamo di firmare:

Anbamed chiama la vostra sensibilità per salvare la 20enne sudanese, Amal, dalla lapidazione. Vi chiediamo di scrivere una lettera all’ambasciata sudanese a Roma:  https://www.anbamed.it/2022/10/25/appellp-salvate-amal-dalla-lapidazione/

Sostenete Anbamed

Il prossimo 29 novembre è il secondo anniversario della costituzione di Anbamed, aps per la multiculturalità.

Questa maratona dell’informazione quotidiana sul Grande Vicino Oriente continua “puntuale, completa e senza interruzioni”, come l’ha definita un collega. Agli abbonati del 2022 andranno due quadri donati da Silvia Lotti e Giuseppe Di Giacinto.

Il rapporto delle donazioni dal 1° al 31 ottobre 2022 ci dice che sono state raccolte 730 € (+ 165 € rispetto al mese precedente).

Grazie per la sensibilità e l’impegno a coloro che hanno risposto al nostro appello.

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1 commento

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