Dichiarazione della famiglia dopo la visita di Alaa in carcere – 17 novembre

“Abbiamo visto Alaa oggi per la prima volta dal 24 ottobre.

Quando lo abbiamo visto oggi, era esausto, debole e tremolante.

Lo abbiamo visto nella cabina delle visite del carcere di Wadi Natron; ci separava da lui una barriera di vetro, con un auricolare molto debole. Siamo riusciti a parlargli una dopo l’altra.

Proprio come non avevamo idea di cosa stesse succedendo dentro la prigione, Alaa non aveva idea di cosa stesse succedendo fuori.

Domenica 6 novembre, Alaa ha iniziato lo sciopero della sete.

Martedì 8 novembre a tutti i detenuti in cellula è stato ordinato di recarsi all’ambulatorio medico per un “controllo di routine”, cosa insolita.

Stavano facendo pressione su Alaa perché si sottoponesse a visite mediche, per poter produrre un referto medico. Lui ha detto che accetterà la visita medica solo se sarà ufficialmente registrato che lui è in sciopero della fame e della sete, e se verrà ricoverato nell’ambulatorio medico.

Invece, la direzione del carcere ha mandato un ufficiale in abiti civili per intimidirlo, ma lui si è rifiutato di lasciare il centro medico, così è stata spedita una squadra antisommossa a trasferirlo in cella con la forza.

Dopo essere stato cacciato dall’ambulatorio medico e rispedito in cella, Alaa ha avuto un esaurimento, è svenuto cadendo per terra.

Mercoledì 9 novembre, Alaa ha avuto un esaurimento nervoso ed ha cominciato a sbattere la testa  contro un muro fino a far uscire il sangue, al fine di costringere le autorità a pubblicare un rapporto ufficiale sul suo caso e a notificarlo alla procura.

Infatti, giovedì 10 novembre, uno funzionario della Procura è venuto in carcere, ha ascoltato le parole di Alaa, e ha registrato le richieste di sciopero alimentare nonché le motivazioni che hanno portato Alaa allo sciopero. Alaa ha parlato della sua precedente esperienza nella prigione di Torra 2, dell’impatto di disperazione provocato dalla consapevolezza dell’impossibilità di uscire dalle ingiustizie e sull’effetto di questa costrizione sulla sua vita; ha parlato al procuratore dell’impatto di rimanere senza musica, libri o senza l’ora d’aria fuori dalla sua cella per tre anni.

In quello stesso giorno, alla madre di Alaa, la professora Layla Sweif, non è stato permesso di aspettare davanti al cancello della prigione, e le autorità carcerarie si sono rifiutate di ricevere la sua lettera ad Alaa. Anche all’avvocato di Alaa, il sig. Khaled Ali, è stato impedito di entrare in prigione nonostante avesse ottenuto un permesso dalla procura.

Venerdì 11 novembre Alaa è svenuto e ha perso conoscenza. Quando si è ripreso, era circondato da persone e gli sono stati attaccati i flebo con medicine e glucosio. Gli sono stati somministrati alcuni cucchiai di miele, un pezzo di sottaceto e una bevanda. C’erano così tante persone attorno a lui e tutti stavano cercando di salvargli la vita.

Così si è concluso lo sciopero della fame e della sete.

A quel tempo la pressione sanguigna di Alaa era molto bassa (110/50) e il suo livello di zuccheri era 41.

Alaa ha deciso di non tornare subito allo sciopero della fame, per dare al suo corpo una piccola pausa, e darà tregua anche ai suoi compagni di cella

È stato fatto entrare in cella un lettore musicale e Alaa ha potuto sentire della musica per la prima volta in 3 anni. “Mi sentivo come se fosse di nuovo vivo”, ha detto.

E oggi lo abbiamo visto. Era così magro e fragile, ma era felice di essere tornato con la sua famiglia per un momento.

Nessuna trattativa è stata fatta con le autorità, nessuna promessa è stata fatta.

Era completamente ignaro di tutto quello che stava succedendo nel mondo esterno.

Abbiamo parlato con Alaa della solidarietà e delle voci che gli sono state sollevate dall’interno dell’Egitto, le voci sagge che vedono che è nell’interesse del paese liberare lui e tutti gli altri detenuti politici nelle carceri. Gli abbiamo raccontato notizie sull’ondata globale di solidarietà a cui stiamo assistendo, e gli abbiamo raccontato tanti messaggi di solidarietà provenienti da gruppi e individui provenienti da diversi paesi del mondo, esprimendo il loro sentiment umanitario per lui. “Qualsiasi forma di organizzazione politica che possa risolvere le nostre crisi globali, come la crisi climatica, dovrebbe derivare da tale solidarietà personale e umanitaria”, ha detto Alaa.

Speriamo che l’incredibile interesse egiziano e mondiale per il caso di Alaa porti al suo rilascio.

Alaa stava quasi per morire in carcere, ma ha deciso di tenersi stretta la vita.

Non avrà altra scelta che riprendere presto lo sciopero della fame se non ci sarà alcun vero movimento positivo sul suo caso.

Questo è tutto quello che è successo negli ultimi dieci giorni.

La campagna per il rilascio di Alaa continuerà con la stessa forza.

Ne ha bisogno ora più che mai.

#wish4alaa #FreeAlaa #FreeThemAll

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