Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

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02 luglio 2023

Rassegna anno IV/n. 182 (1069)

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I Titoli:

Siria: Raid aereo israeliano su Homs. Un missile siriano verso il territorio israeliano.

Sudan: Offensiva dell’esercito a Khartoum. Combattimenti strada per strada, nel silenzio dei media internazionali.

Islamofobia: Proseguono le manifestazioni nei paesi islamici contro l’autorizzazione svedese a bruciare il corano.

Iran: Una manifestazione pacifica di iraniani a Parigi, mentre la città brucia per la protesta contro il razzismo della polizia.

Israele: Manifestazioni contro il piano governativo affossa giustizia. Attesa domani per la protesta all’aeroporto di Tel Aviv.

Le notizie:

Siria

Un raid israeliano sulla provincia siriana di Homs è avvenuto dopo mezzanotte. Secondo un comunicato dell’esercito di Damasco, l’attacco proveniva da caccia dislocati nello spazio aereo libanese e che la contraerea ha abbattuto la maggior parte dei missili. Nessuna vittima e soltanto danni materiali. Il portavoce dell’esercito israeliano ha affermato che la contraerea siriana ha lanciato un missile verso il territorio israeliano che è esploso in cielo.  

Sudan

L’esercito sudanese dopo una serie di sconfitte nella capitale sta compiendo un’offensiva generalizzata su tutti i fronti a Khartoum. Bombardamenti aerei e dell’artiglieria aprono la strada all’avanzata delle truppe speciali di terra, in una guerra strada per strada. Non ci sono informazioni sulle vittime cadute, anche perché la maggior parte degli ospedali sono fuori servizio, perché sono stati occupati dalle milizie e trasformate in basi militari, per sfuggire ai bombardamenti aerei. Uno sviluppo militare che non promette giorni sereni per la popolazione intrappolata tra i due belligeranti.

La guerra dalla capitale si è estesa alle altre province, sia ad ovest nel Darfur, sia a Sud in Kordofan e Nilo Blu. L’esercito che prima minimizzava la ribellione in Kordofan, adesso attacca nei suoi comunicati i capi del Fronte popolare, che “avrebbero tradito gli accordi firmati nel 2020, in una fase di difficoltà delle forze armate”. Il governo militare accusa i ribelli di voler lo smembramento della nazione. Il pericolo maggiore però rimane in Darfur, dove le milizie di Hamidati hanno una forte concentrazione di truppe e di armamenti, diverse vie di rifornimento con Libia, Ciad e Repubblica Centrafricana ed hanno un serbatoio di proselitismo nello scontro interetnico. Il governatore del Darfur, Minni Arko Minnawi, ha proposto di utilizzare le milizie locali come forze di interposizione, ma la proposta è caduta nel vuoto.  

Va detto che i media occidentali non seguono la guerra in Sudan con la dovuta attenzione, neanche un decimo di quello dedicato alla guerra in Ucraina. Forse questo atteggiamento cambierà dopo i recenti accenni di Mosca ad una mediazione, in collaborazione con Ankara.

Islamofobia

Proseguono in molti paesi islamici le manifestazioni contro l’autorizzazione a bruciare il corano da parte delle autorità svedesi. L’esule iracheno che ha compiuto il gesto ha pubblicato sui social un video di sfida annunciando che compirà di nuovo un’altra manifestazione simile davanti all’ambasciata irachena. “Pulirò le mie scarpe con la vostra bandiera”, ha affermato. Dimostra di essere uno squilibrato in cerca di visibilità.

Dopo le condanne di Putin e Biden, anche l’UE ha condannato l’azione blasfema, considerandola un’offesa gratuita a miliardi di fedeli e un incitamento all’odio.  

Oggi a Gedda, in Arabia Saudita, si terrà un vertice dei ministri degli esteri della Conferenza dei paesi islamici, per decidere “i passi diplomatici comuni atti a garantire che autorizzazioni simili non avvengano più”. La maggiore parte dei commentatori sui media arabi considerano non sufficienti le parole del premier svedese sull’accaduto, perché parla ancora di libertà d’espressione, senza menzionare l’incitamento all’odio.

Iran

In mezzo ad una Parigi che brucia per la rivolta contro l’assassinio a sangue freddo del minorenne di origine algerina, Nahel, si è svolta nella massima organizzazione pacifica la manifestazione degli esuli iraniani provenienti da tutta Europa, per rivendicare libertà per il loro paese dal potere degli ayatollah. L’iniziativa, in un primo momento vietata dalle autorità francesi, è promossa dal Consiglio nazionale della resistenza iraniana (CNRI), il braccio politico dei “Mujahidin del Popolo”. Secondo gli organizzatori hanno partecipato oltre 10 mila persone, iraniani e europei solidali. Dal palco, gli interventi sono stati concentrati sul sostegno alla rivolta popolare avvenuta lo scorso autunno in Iran, dopo l’assassinio di Mahsa Amini in un commissariato di polizia. Il servizio d’ordine del CNRI ha retto e durante tutto l’evento non ci sono stati atti di vandalismo.

Israele

Come ogni sabato sera, dallo scorso gennaio, decine di migliaia di cittadini israeliani sono scesi in piazza a Tel Aviv ed in altre città per dire no al tentativo del premier Netanyahu di sconvolgere gli equilibri istituzionali. La cosiddetta riforma “che uccide la democrazia”, come l’hanno ribattezzata i manifestanti, prevede la riduzione dei poteri della Corte suprema e la possibilità di sospendere le sue sentenze con un voto a maggioranza semplice del parlamento. Tutti hanno letto in queste norme un tentativo di Netanyahu di salvare sé stesso ed i suoi ministri dai processi per corruzione e frode fiscale.

Domani, lunedì, è prevista la grande mobilitazione all’aeroporto di Tel Aviv, che ne bloccherà il traffico.

Notizie dal mondo: Sono passati 16 mesi e 7 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Sono discordi i pareri dei servizi occidentali sull’efficacia della controffensiva ucraina, malgrado i miliardi di dollari e euro forniti in armamenti. Da Kiev rispondono, contraddicendo dichiarazioni precedenti, “non abbiamo ancora iniziato”.

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