Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

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1° luglio 2023

Rassegna anno IV/n. 181 (1068)

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I Titoli:

Sudan: Un rastrellamento strada per strada a Omdorman. L’ospedale Shuhadaa occupato manu militari dalle milizie.

Egitto: 10 anni dal golpe di Al-Sissi: un disastro economico e una debacle per i diritti umani.

Libia: Droni di nazionalità sconosciuta hanno bombardato una base di Wagner a sud est di Bengasi.

Siria: L’ONU istituisce una commissione per conoscere la sorte delle 100 mila persone vittime di sparizioni forzate.

Islamofobia: Il governo di centrodestra svedese ci ripensa. Il premier invita alla calma, dopo gli annunciati boicottaggi di paesi musulmani.

Le notizie:

Sudan

Una mattina relativamente calma, dopo una giornata di intensi bombardamenti sulla capitale. Nei cieli della città stamattina sorvolano soltanto i velivoli di monitoraggio.

Ieri, Khartoum è stata teatro di bombardamenti e scontri violenti che hanno fatto rintanare in casa milioni di cittadini. L’offensiva dell’esercito è concentrata ad Omdorman e Bahri, i due quartieri rispettivamente ad ovest del Nilo e a nord della capitale. Secondo un comunicato dell’esercito, confermato da testimoni locali raggiunti via web da Anbamed, da ieri è in corso un rastrellamento strada per strada da parte delle forze speciali per stanare i miliziani di Pronto intervento, nascosti nei quartieri residenziali al riparo dai bombardamenti aerei. È una battaglia con ingenti perdite umane, ma che nessuna delle due parti comunica.

Le forze della resistenza civile sudanese, che si contrappongono politicamente al potere dei due generali golpisti ed alla loro guerra, hanno denunciato l’attacco dei miliziani di Pronto intervento contro l’ospedale “Shuhadaa” a Bahri. “Sono stati aggrediti medici ed infermieri, assassinato un medico che si era rifiutato di lasciare la sua postazione di lavoro, sono stati cacciati i pazienti, incendiato il laboratorio di analisi. L’ospedale è stato trasformato in una base militare”, scrivono sui social.

Sul piano diplomatico, si registra un vuoto totale dei precedenti percorsi, quello africano dell’IGAD a Gibuti e quello saudita-statunitense a Gedda. Si affaccia invece un nuovo tentativo di mediazione turco-russa. Dopo le telefonate di Erdogan al generale Burhan di qualche giorno fa, ieri è stata la volta di Putin. Il presidente russo ha parlato telefonicamente con il capo dell’esercito sudanese ed ha offerto la sua mediazione. Il comunicato di Khartoum esprime soddisfazione e disponibilità alle idee di Mosca, ma senza entrare nel merito della proposta. Il vice presidente del Consiglio sovrano, Akar, ha sostenuto che le milizie mercenarie Wagner non sono presenti in Sudan, ma in paesi limitrofi come Libia e Repubblica centrafricana “e di conseguenza – ha detto – la mediazione russa è possibile e potrebbe portare risultati concreti”.

Egitto

Ieri, 30 giugno, il regime di Al-Sissi ha “festeggiato” i 10 anni dei suoi fallimenti in campo economico e dei diritti umani. Un’economia in ginocchio, un debito estero insopportabile e un’inflazione del 40% su base annua. La svalutazione della lira è un processo continuo, malgrado i tentativi del governo di aumentare gli interessi e gli incentivi per gli investimenti stranieri. Per pagare gli interessi sul debito sono state messe in vendita asset importanti delle società e proprietà pubbliche.

Quando ha compiuto il suo colpo di Stato contro l’islamista Morsi, il 3 luglio 2013, l’allora ministro della difesa Al-Sissi aveva promesso di raddrizzare l’economia, rafforzare il ruolo dell’Egitto e garantire il benessere a tutti gli egiziani. Ha raccontato una falsità.

L’altro dossier delle doglianze è quello gravissimo dei diritti umani. Abbiamo dato due giorni fa la notizia dell’appello di 40 organizzazioni internazionali e egiziane all’UE di non esportare armi al Cairo (QUI). Ieri, il fondatore dell’iniziativa egiziana per i diritti personali (EIPR), Hossam Bahjat, ha affermato che “tutto il popolo è diventato un ostaggio”. Oltre ad imprigionare gli attivisti e i politici per le loro opinioni, adesso anche normali cittadini vengono arrestati e accusati di terrorismo, semplicemente perché hanno scritto un post o caricato un video sui social nel quale lamentavano il carovita. Un esempio lampante è il caso di Samer Dassouqi: è stato arrestato per strada, nel maggio 2022, ed accusato di attività terroristiche. La sua famiglia sostiene che non ha mai partecipato ad attività politiche né islamiste né di partiti liberali. È stato assolto, ma i servizi hanno riaperto un’altra causa con le stesse accuse. È stato assolto per ben altre due volte nell’ottobre e dicembre 2022, ma si trova tuttora in carcere, senza che i suoi difensori possano accedere alle carte del processo.

Libia

Una fonte militare libica ha affermato, in condizioni di anonimato, che la base di Kharrouba, 150 km a sudest di Bengasi, è stata oggetto di un attacco di missili da droni di nazionalità sconosciuta. Non ha riferito di vittime. Nella base sono dislocati i mercenari della Wagner, che sono stati assoldati dal generale Haftar nel 2019, per sostenerlo nella fallita invasione di Tripoli. Quell’avventura militare si è conclusa con un cessate il fuoco nell’ottobre 2020, in seguito all’intervento militare turco che ha portato in Libia 18 mila mercenari delle milizie islamiste siriane.

La società dei mercenari russi controlla anche la base aerea di Giofra, a sud di Sirte, nel centro della Libia. Secondo Centcom USA, questa base ha ricevuto voli russi da Hmaimim, in Siria, per forniture alle truppe mercenarie in Africa.

Siria

L’Assemblea generale dell’ONU ha approvato la costituzione di una commissione per far luce sulla sorte dei dispersi nei 12 anni di rivolta in Siria. È la giusta risposta alle richieste dei parenti delle vittime e agli appelli delle organizzazioni per i diritti umani. Il numero delle sparizioni forzate, dal 25 marzo 2011 ad oggi, è stimato in 100 mila persone. La stragrande maggioranza nelle grinfie del regime, ma ci sono prigionieri spariti nelle carceri delle milizie islamiste dell’opposizione.

La risoluzione è stata approvata con 83 voti a favore, 11 contro e 62 astensioni. Il governo di Damasco ha protestato, asserendo che non è stato consultato e che la risoluzione è un’interferenza negli affari interni. Il dittatore può mandare al macello i suoi cittadini come gli pare.

Islamofobia

Dopo aver rotto le uova nel paniere, il governo svedese si ravvede. Appena i paesi arabi e islamici hanno accennato al boicottaggio dei prodotti svedesi, colpite nel loro interesse economico e commerciale, le autorità di Stoccolma hanno cominciato a ragionare. Il premier del centrodestra, Ulf Kristersson in una conferenza stampa “ha invitato alla calma ed a meditare”. Non è chiaro a chi si rivolgeva, ma probabilmente alla sua coalizione ed alla magistratura, che dietro il paravento del diritto alla libertà di espressione hanno autorizzato il discorso dell’odio verso i musulmani. Cosa c’entra il diritto di espressione con il gesto individuale di calpestare e bruciare il testo considerato sacro da quasi 2 miliardi di persone? Kristersson ha ammesso che “non c’è nessuna necessità di offendere gli altri”, riferendosi al gesto insulso dell’esule iracheno autorizzato dalla polizia a compiere pubblicamente una manifestazione individuale per bruciare il corano. Ma poi ha aggiunto: “Non tutto quello che è legale, è opportuno”. Un colpo al cerchio e uno alla botte.

Questi sviluppi non sembrano aver soddisfatto le istituzioni islamiche, che chiedono ufficiali scuse e garanzie che non si ripetano autorizzazioni simili. La Turchia ha fatto sapere che senza questo passo, la Svezia non entrerà nella Nato.

Notizie dal mondo: Sono passati 16 mesi e 5 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Dopo 70 miliardi di armi all’Ucraina, l’UE comincia a tremare e non è più unanime sulla guerra per procura. Macron ha lasciato il vertice prima della conclusione con il pretesto della rivolta in Francia contro il razzismo della polizia francese, dopo l’assassinio del giovane 17enne, Nahel, di origine algerina, per guida senza patente a Nanterre, alla periferia della capitale.

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Approfondimenti

      –   Libia: 27 anni fa il massacro nel carcere di Bani Selim           articolo di Farid Adly

1 commento

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