Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

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14 luglio 2023

Rassegna anno IV/n. 194 (1081)

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I Titoli:

Migranti: Il Mediterraneo inghiotta altri 13 migranti al largo delle coste tunisine.

Sudan: La Corte penale internazionale indaga sui crimini in Darfur, dopo il ritrovamento di una fossa comune. Sotto accusa le milizie di Hamidat.

Palestina Occupata: Arrestato dalla polizia palestinese un giornalista di Ramallah per aver pubblicato i nomi di 57 detenuti politici.

Libia: L’ONU chiede al governo Dbaiba di mettere fine alle detenzioni e restrizioni contro politici avversari.

Tunisia: Un presidio dei familiari di detenuti politici davanti alla corte d’appello.

Siria: Il PAM riduce gli aiuti ai profughi siriani in Giordania.

Algeria: Dopo Mosca, il presidente Tabboune in visita a Pechino dal 17 al 21 luglio.

Le notizie:

Migranti

La Guardia costiera tunisina ha salvato 25 migranti e recuperato i corpi di 13 annegati al largo delle coste di Sfax. (Qui il comunicato in arabo). L’operazione viene definita “blocco dei tentativi di valicare clandestinamente i confini nazionali”. I migranti riportati sulla terra ferma sono stati trasferiti nei centri di detenzione per migranti. La città portuale tunisina è stata nei giorni scorsi centro di scontri tra popolazione locale e gruppi di migranti, conclusi dopo l’assassinio di un tunisino con la deportazione di tutti i migranti senza permesso di soggiorno verso una zona di confine con la Libia, senza acqua e senza viveri, per poi trasferirli in centri di detenzione dislocati in altre province.

Sudan

Il vertice del Cairo dei 7 paesi confinanti con il Sudan ha rimesso le mediazioni internazionali su un binario per appropriato: nessuna ingerenza straniera, una soluzione sudanese-sudanese della crisi con il coinvolgimento dei partiti e un meccanismo di sorveglianza della futura tregua di tre mesi da parte di osservatori civili dei 7 ministeri degli esteri.

Il governo di Khartoum ha apprezzato i risultati raggiunti e l’esercito si è detto disponibile a cessare il fuoco se le milizie lascino le città, mettano fine alle rapine ed all’occupazione di uffici pubblici ed ospedali.

Il portavoce delle milizie in dichiarazioni stampa ha affermato di appoggiare ogni sforzo per il raggiungimento di una soluzione globale della crisi.

Le dichiarazioni delle due parti sudanesi sono minate dalle condizioni poste. E questo avrà come effetto soltanto il proseguimento della guerra.

Nella provincia di Darfur, il ritrovamento di una fossa comune con 87 cadaveri ha riportato all’attenzione della Corte penale internazionale le responsabilità delle milizie di pronto intervento di Hamidati nell’eccidio etnico.  

Palestina Occupata

Il canale 14 televisivo israeliano ha riferito da fonti anonime che il governo ha dato ordine alle forze speciali di esercito e polizia di congelare l’invasione del nord della Cisgiordania, “per dare la possibilità all’ANP di riprendere il controllo della sicurezza nella regione”. Il canale, legato all’estrema destra, sostiene che questa decisione del vertice politico è avvenuta dopo consultazioni con le forze di sicurezza palestinesi, ma incontrano l’opposizione dei vertici militari israeliani.

Se queste rivelazioni venissero confermate, sarebbe un passo grave da parte dell’amministrazione Abbas. Il presidente aveva annunciato nei giorni scorsi che ogni contatto con il governo israeliano è bloccato e che non ci sono spazi per nessuna collaborazione. La vicenda è delicata e riguarda la credibilità dell’anziano leader, che probabilmente non ha più il controllo dei propri servizi, interessati più che altro a mantenere la poltrona e i privilegi.

Otto organizzazioni politiche palestinesi hanno firmato un appello comune per il rilascio dei detenuti politici nelle mani delle forze di sicurezza dell’ANP. I vertici della polizia palestinese hanno replicato che non ci sono detenuti politici. Il giornalista Awawdeh, di Ramallah, ha pubblicato sul proprio account social l’elenco di 57 detenuti politici nelle mani della polizia palestinese. Ieri è stato arrestato all’alba da casa sua e la sua famiglia non sa ancora dov’è detenuto.

Libia

In un comunicato pubblicato ieri, la missione ONU per la Libia, Unsmil, si è detta molto preoccupata per gli arresti indiscriminati e al di fuori delle procedure giudiziarie di personalità pubbliche. Uno dei casi citati è quello dell’ex ministro Boumtari, arrestato al suo ritorno a Tripoli e portato via in una località sconosciuta. Il suo clan ha minacciato di chiudere i pozzi petroliferi del sud se non venisse liberato. 

Nel comunicato ONU viene citato anche il caso di 5 membri del Consiglio di Stato (Il parlamento di Tripoli) che era stato impedito loro di lasciare la Libia dall’aeroporto di Mietiqa. Il presidente del Consiglio di Stato ha accusato il governo Dbaiba di essere il responsabile di queste provocazioni contro gli avversari politici.

In Libia sono in corso le trattative per la formazione di un nuovo esecutivo tecnico, per gestire la futura ed improbabile fase elettorale.

Ecco il comunicato in inglese: QUI

Tunisia

I familiari dei detenuti politici hanno organizzato ieri un presidio pacifico davanti alla sede della corte d’appello di Tunisi. Un forte cordone di polizia ha protetto la sede del tribunale. I familiari protestano contro l’arresto amministrativo per accuse di carattere politico e rivendicano la liberazione dei detenuti dopo 5 mesi passati in cella, senza che le indagini nei loro confronti si concludano. La protesta si è conclusa senza scontri.

La corte d’appello ha deciso il rilascio di due detenuti politici, l’avvocata Shaimaa Issa, dirigente del Fronte di Salvezza nazionale, e l’avvocato e attivista politico, Lazhar Lakrami. Insieme ad altri erano stati arrestati in quelle indagini sul “complotto contro la sicurezza dello Stato”, un’accusa fumosa che regge soltanto su un teorema non avvalorato finora da prove concrete.

Siria

La questione dei profughi e sfollati siriani è una crisi umanitaria che può scoppiare da un momento all’altro. Il governo di Damasco, in mancanza di un accordo all’interno del Consiglio di Sicurezza, ha permesso il prolungamento, per altri sei mesi, del passaggio degli aiuti internazionali dal valico di frontiera con la Turchia di Bab el-Hawa.

Il governo giordano ha messo in guardia dalla riduzione degli aiuti umanitari forniti dall’ONU per i circa un milione e mezzo di profughi nei campi di raccolta nel nord del regno. Il ministro degli esteri, Safadi, ha chiesto al PAM (programma alimentare mondiale) di desistere dall’annunciato taglio degli aiuti, previsto dal primo agosto (Qui in inglese).

In Libano, il ministro per l’emigrazione-immigrazione, Issam Sharaf-Eddine, è infuriato con l’UE per la dichiarazione del Parlamento che aveva sostenuto la permanenza dei profughi siriani sul suolo libanese e contro il loro rimpatrio. “fanno i democratici a spese degli altri”, ha sferzantemente commentato. In Libano vivono circa due milioni di profughi siriani. Il governo di Beirut ha avviato trattative con quello di Damasco per il rimpatrio volontario con incentivi, ma coloro che hanno aderito, al momento del loro rientro sono stati convocati dai servizi di sicurezza e coloro che sono in età di servizio militare, sono stati arruolati forzatamente. Altri sono stati incarcerati.

Algeria

Il presidente algerino, Tabboune, si recherà in Cina dal 17 al 21 luglio in una visita di Stato. La visita è su invito del presidente cinese, XI Jinping.

La visita affronterà le relazioni politiche e economiche tra i due paesi, per sfruttare al meglio la posizione strategica dell’Algeria come porta verso l’Africa e per implementare tecnologie e know-how cinesi.  Va ricordato che l’Algeria ha presentato ufficialmente una domanda di adesione, come membro osservatore, all’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco), e intende entrare a far parte della Banca di sviluppo dei Brics, l’istituzione finanziaria del blocco dei Paesi emergenti che include Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Un mese fa, Tabboune è stato a Mosca dove ha ricevuto un’accoglienza fuori dal comune per la diplomazia russa.

Notizie dal mondo: Sono passati 16 mesi e 19 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.  

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1 commento

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