Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

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Rassegna anno IV/n. 267 (1154)

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I Titoli:

Palestina Occupata: Offensiva generale israeliana contro la popolazione palestinese. Rastrellamenti, aggressioni dei coloni e bombardamenti su Gaza.

Iran: Arrestati 28 persone con l’accusa di appartenenza all’Isis. Avrebbero pianificato 30 attentati.

Sudan: Il generale Burhan dichiara di essere disponibile ad incontrare il suo rivale Hamidati, ma chiede il ritiro delle milizie da Khartoum.

Egitto-Etiopia: Fallite le trattative per la spartizione delle acque del Nilo. La delegazione egiziana torna al Cairo con le mani vuote.

Somalia: Sale a 21 il numero delle vittime dell’attentato terroristico di Bellet Uen.

Libia: Inizia l’anno scolastico anche nelle zone alluvionate. Le lezioni saranno tenute in tendoni.

Le Notizie:

Palestina Occupata

Offensiva generalizzata delle forze di occupazione israeliane contro la popolazione palestinese. Rastrellamenti nelle città della Cisgiordania, aggressioni dei coloni contri i contadini per strappare le loro terre, profanazione dei luoghi islamici a Gerusalemme est e bombardamenti su Gaza. Il tutto in concomitanza con le festività ebraiche durante le quali i commercianti palestinesi nella città vecchia di Gerusalemme hanno subito l’obbligo di chiusura dei loro negozi per ben tre giorni. Il governo Netanyahu di fatto ha stracciato ogni possibile strada verso una soluzione equa del conflitto e intendo imporre il dominio coloniale con la forza bruta. Desta molta preoccupazione nella leadership palestinese il fatto che questi sviluppi siano avvenuti subito dopo l’incontro tra il premier israeliano e il presidente Biden e dopo gli annunciati riavvicinamenti tra Riad e Tel Aviv.

Iran

Le forze di sicurezza hanno arrestato 28 persone che secondo un comunicato sarebbero jihadisti dell’Isis in procinto di compiere almeno 30 attentati a Teheran e in altre città, “per incitare alla ribellione e al disordine”. Secondo le autorità iraniane, sarebbero state confiscate armi, dinamite e cinture esplosive. Gli elementi arrestati avrebbero ricevuto addestramenti in Pakistan, Afghanistan e nel Kurdistan iracheno. Degli arrestati non vengono fornite le identità e non vengono pubblicate le loro foto. È evidente il tentativo di confondere le acque, accostando le manifestazioni di protesta per rivendicare i diritti alla libertà con le azioni terroristiche dei jihadisti takfiri.  

Sudan

Il generale Burhan si è detto disponibile ad incontrare il suo rivale Hamidati per garantire sicurezza alla popolazione civile. Una disponibilità minata dalla condizione del ritiro delle milizie dalle città e di concentrarsi all’interno delle loro basi militari. È il punto al quale si era arrivati a maggio a Gedda, ma nessuna delle due parti belligeranti aveva provveduto a compiere i passi necessari per attuare gli impegni assunti. Nella sua apparizione in video, anche Hamidati aveva espresso la sua disponibilità alla trattativa, condizionandola alla riforma di tutta la struttura delle forze armate. È chiaro a tutti gli osservatori che nessuna delle due parti ha la volontà di salvare il paese dalla guerra civile, puntando a vincere sul campo di battaglia. Una scelta senza sbocchi per l’equilibrio militare esistente.

Egitto-Etiopia

Il secondo round di trattative sulle acque del Nilo tra Egitto, Etiopia e Sudan non ha fatto progressi. Il ministro dell’irrigazione egiziano, dopo la conclusione degli incontri ad Addis Abeba, ha detto che “l’Etiopia si rifiuta di prendere impegni precisi e vincolanti sulle quote di acqua da rilasciare a valle della diga Rinascita e si arroga il diritto di decidere sulle sorti di milioni di persone privandole dal bene più prezioso: l’acqua”. Il portavoce del governo etiopico sostiene invece che il suo paese rispetta gli accordi del 2015. Quella della spartizione delle acque del Nilo è un contenzioso che dura da anni e non è stato finora trovato un punto di incontro tra l’esigenza dell’Etiopia di sviluppo per l’elettrificazione del paese, con il diritto dei paesi rivieraschi all’acqua.

Somalia

È salito a 21 il numero delle vittime dell’attentato a Bellet Uen ed i feriti a 51. L’attacco non è stato rivendicato, ma l’impronta è chiaramente del movimento Shabab, affiliato ad Al-Qaeda. L’attentatore suicida ha fatto esplodere il camion contro un posto di blocco, provocando il crollo di molte case nei dintorni. Molte delle vittime sono perite sotto i detriti delle proprie abitazioni. L’offensiva militare annunciata, un anno fa, dal presidente Sheikh si è rivelata un fallimento, perché malgrado le gravi perdite subite dagli insorti, sono ancora capaci di colpire con azioni terroristiche spaventose. Il governo di Mogadiscio ha chiesto all’ONU di rinviare la conclusione della missione internazionale per poter far fronte alla sfida. La missione ATMIS dovrebbe concludersi nel dicembre 2024, con il ritiro dei 3 mila soldati africani che sostengono lo sforzo somalo di contenere il pericolo jihadista.

Libia

Inizia l’anno scolastico in tutta la Libia, comprese le zone colpite dall’alluvione, dopo una pausa di due settimane. “L’istruzione e l’educazione sono fondamentali per i bambini e saranno uno strumento per alleggerire il peso del disastro sulla psicologia dei piccoli che hanno perso i loro cari”, ha detto il ministro dell’istruzione del governo di Bengasi. Tra i 43 mila sfollati ci sono 17 mila minori in età scolastica, molti dei quali orfani. La soluzione per tenere le lezioni sarà quella dei tendoni, visto che molte scuole sono state danneggiate e quelle sane sono state utilizzate per ospitare gli sfollati. Una situazione difficile che viene inasprita dalla presenza di due governi rivali, che si contendono le decisioni e soprattutto la gestione delle somme destinate ai soccorsi.

Notizie dal mondo

Sono passati 19 mesi dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Offensiva ucraina su Zaporizhzhia e missili contri il territorio russo.

In Niger, la Francia decide il ritiro dell’ambasciatore e di tutte le truppe.

In Mali, l’aereo russo caduto durante l’atterraggi a Gao trasportava mercenari bielorussi della Wagner. Sostituzione coloniale.

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