Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

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Rassegna anno IV/n. 281 (1168)

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Guerra a Gaza e Israele

Aggiornamento ore 14:00

L’esercito israeliano ha richiamato 300 mila riservisti in preparazione dell’invasione di terra a Gaza.

Lancio di razzi dal sud Libano contro l’Alta Galilea e le alture del Golan siriano occupato.

Nulla di fatto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Nessun comunicato, perché Washington voleva condannare soltanto l’attacco di Hamas senza condannare gli attacchi israeliani sulla popolazione civile di Gaza e soprattutto senza fare menzione della necessità di mettere fine all’occupazione israeliana e alla creazione di uno Stato palestinese.

Aggiornamento ore 12:00

Bombardamento israeliano su un mercato popolare nel campo profughi di Jebalia, nel nord della Striscia di Gaza. Decine di morti e due case distrutte. Sono ancora in corso le ricerche di corpi sotto le macerie.

Un lancio di razzi da Gaza sull’aeroporto di Ben Gurion ha chiuso il traffico aereo. Oltre 20 linee aeree hanno deciso di sospendere i voli verso l’aeroporto israeliano.

Attacco su Gaza via terra è previsto entro 24 ore. Israele ha chiesto agli Stati Uniti la fornitura di missili e munizioni e Washington ha spedito nell’est del Mediterraneo la nave portaerei F. Gerald. Continuano incessanti i raids aerei su tutte le città della Striscia. La propaganda di Tel Aviv parla di obiettivi di Hamas colpiti, ma le immagini che arrivano da Gaza sono terribili: palazzi residenziali e commerciali fatti sbriciolare dai missili come scatole di biscotti sulla testa dei civili.

Video del bombardamento israeliano su una torre a fianco degli studi della BBC a Gaza

Popolazione di Gaza in fuga dal  bombardamento missilistico sulla torre

Il Consiglio di Sicurezza non ha ancora raggiunto un accordo su un comunicato comune. I rappresentanti degli Stati Uniti si stanno adoperando per una condanna esplicita di Hamas, ma il rappresentante cinese ha affermato che si devono condannare tutti gli attacchi contro i civili e si deve imporre l’applicazione delle risoluzioni ONU su colonizzazione ebraica nelle terre palestinesi e sulla soluzione dei due Stati. Il rappresentante israeliano ha chiesto un “comunicato chiaro per dare ad Israele la forza di difendersi”. Il rappresentante palestinese, Mansour, ha chiesto che si metta fine alla propaganda che nega l’esistenza di diritti nazionali palestinesi: “Per fermare la violenza contro civili palestinesi e israeliani si deve garantire la liberazione delle nostre terre dall’occupazione militare israeliana e la nascita di uno Stato palestinese”.

La vita a Gaza è un inferno, senza luce e senza acqua con i bombardamenti israeliani incessanti da 48 ore in mezzo alle case di civili. Israele controlla la rete di telefonia cellulare e Internet e li usa a proprio piacimento per impedire comunicazioni con il mondo esterno e per terrorizzare la popolazione con messaggi che invitano all’evacuazione delle case e di mettersi in fuga. I media palestinesi riportano messaggi di agenti israeliani di questo tenore: “Le nostre bombe stanno arrivando. Vi colpiremo senza pietà. Salvatevi scappando”. Il piano del governo Netanyahu, sostenuto concretamente da USA e Europa, è quello di rioccupare la Striscia di Gaza svuotandola dalla stragrande maggioranza della popolazione, come avvenne nel 1967.

Mentre il segretario di Stato USA dichiara che non ci sono evidenze su una regia iraniana dell’operazione palestinese, la stampa USA ed europea continua a ripetere la propaganda di Netanyahu, che mira a deviare l’attenzione della propria opinione pubblica interna.

Secondo le dichiarazioni dei capi di Hamas e Jihad Islamica, le operazioni nelle colonie della cintura di Gaza sono ancora in corso ed i combattenti sono stati riforniti di munizioni. “Gli uomini della resistenza controllano vaste zone e si scontrano con l’esercito israeliano casa per casa”, dice un comunicato. Fonti israeliane hanno riferito che la popolazione degli insediamenti è stata invitata a trasferirsi e sono iniziate le operazioni di evacuazione, in preparazione dell’invasione di terra per la quale sono stati fatti confluire centinaia di carri armati.

Le cifre dei morti delle due parti sono enormi: 700 israeliani e 371 palestinesi (ai quali vanno aggiunti i combattenti morti in battaglia in territorio israeliano), 750 dispersi israeliani, migliaia di sfollati palestinesi in fuga dalle bombe di Tel Aviv. Secondo le dichiarazioni dei portavoce palestinesi, gli ostaggi israeliano sono 130, tra i quali sia civili che militari. Hamas parla di due alti comandanti dell’esercito. Il governo egiziano ha avviato contatti per lo scambio di prigionieri di guerra tra le due parti. Biden ha telefonato a al-Sissi, per imporre a Hamas di fermare l’attacco.

In tutta la Cisgiordania e Gerusalemme est è stato osservato ieri uno sciopero generale in sostegno di Gaza. L’esercito di occupazione ha ucciso 5 giovani nel secondo giorno, dopo i sette assassinati in quello precedente. Tutte le città della Cisgiordania sono assediate da posti di blocco dell’esercito di occupazione, con una massiccia presenza di truppe, nell’eventualità di un’insurrezione generalizzata della popolazione.

L’operazione “Diluvio di al-Aqsa” ha rinnovato nel mondo arabo ed islamico, un moto di solidarietà con la causa palestinese che non si sentiva da tempo e probabilmente manderà all’aria il progetto Biden di ottenere un riconoscimento diplomatico tra Riad e Tel Aviv prima delle elezioni presidenziali USA del prossimo anno. Il consiglio della moschea di Al-Azhar ha espresso solidarietà alla causa palestinese con un comunicato insolito: “Le notizie di questi giorni ci hanno riportato fiducia nella nazione, sommersa da tempo negli abissi della rassegnazione”.

Un’inaudita azione invece è stata compiuta ad Alessandria d’Egitto: un poliziotto ha sparato uccidendo due turisti israeliani e la guida egiziana che li accompagnava.

A Beirut, Hezbollah ha rivendicato il lancio di cannonate sul territorio libanese occupato da Israele (le fattorie di Shabaa), sostenendo ancora una volta che non lascerà i fratelli palestinesi soli nel campo di battaglia. “Se Israele agirà, agiremo anche noi”, ha detto l’uomo numero due del movimento. Una delle frontiere che preoccupano i generali israeliani vi è anche quella lungo il confine con la Giordania. I media di Tel Aviv parlano di piani di costruire una rete di protezione per impedire infiltrazioni. Ad Amman si sono svolte manifestazioni di piazza di solidarietà con la Palestina con richiesta di rompere le relazioni con Israele in caso di invasione di Gaza.  

Notizie dal mondo

Sono passati 19 mesi e 14 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.

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