di Pippo Mancuso

Conosco l’avvocato Mancuso da quando sono arrivato in Sicilia, dalla lontana Milano. Un grande affabulatore con una vena poetica non indifferente. Ha pubblicato i suoi racconti e poesie, ma non ha mai voluto presentarli al pubblico in eventi presso librerie o sale culturali. “Io scrivo per me e per gli amici. Non faccio commercio. Poi le presentazioni mi sembrano dei funerali per dare l’addio al caro estinto”, mi ha risposto, tempo fa, quando gli ho proposto una presentazione presso la Casa delle Culture-circolo ARCI di Acquedolci (Me).

Mi sono meravigliato ad assistere all’annuncio di una serata dell’estate santagatese, sua città, dedicata alla sua produzione letteraria e incuriosito vi ho partecipato al Catello Gallego (Sant’Agata Militello – ME). Infatti non c’è stata una presentazione dei suoi libri, ma si è parlato della città attraverso i suoi racconti e le sue poesie.

Ho letto in uno dei suoi libri questa poesia, scritta una trentina di anni fa e riguarda la Palestina. Ai tempi dell’Intifada. Mantiene tutta la sua lucidità nel prevedere la “nefasta profezia” e nel lanciare un grido contro la guerra e l’odio che la scatena.

La poesia è in dialetto siciliano, ma in fondo c’è una traduzione in Italiano.

Grazie, Pippo!

Farid Adly

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