Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

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Rassegna anno IV/n. 321 (1208)

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Appello

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Le notizie:

Genocidio a Gaza

Ancora bombe dal cielo sia nel nord della Striscia, sia nella sua parte meridionale. “A Gaza non ci sono posti sicuri” ha detto un alto rappresentante dell’ONU. A Beit Lahia e a Gaza city si sono consumate nuove stragi di civili innocenti. Un bombardamento israeliano incessante e intenso contro abitazioni, con l’obiettivo di svuotare il nord della Striscia, a causa della forte resistenza incontrata dalle truppe di terra. A 20 giorni dall’inizio dell’offensiva di terra non è stata ancora sgominata la resistenza a nord di Gaza city.

I bombardamenti hanno toccato anche le zone meridionali. A Khan Younis è stata colpita una moschea provocando una strage con 57 morti. A Rafah, due famiglie sono state decimate dalle bombe dell’esercito israeliano, che hanno centrato le loro abitazioni. Nella zona del Wadi, nel centro della Striscia è stata colpita una scuola dell’ONU che ospitava migliaia di sfollati da Gaza city.

Il soffocamento dell’ospedale Al-Shifà è sistematico. La struttura ospedaliera è accerchiata dai carri armati e nessuna ambulanza può entrare. All’alba di oggi, l’esercito israeliano ha dato un ultimatum al personale sanitario di evacuare l’ospedale entro un’ora. Un’operazione impossibile, a causa della mancanza di elettricità per spostare, negli ascensori, dai piani alti i letti dei malati. Il direttore dell’ospedale ha risposto alla telefonata minacciosa che ci sono malati che rischiano di morire se vengono abbandonati nei letti senza un controllo. Il personale medico dell’ospedale denuncia che i soldati israeliani hanno saccheggiato la farmacia dell’ospedale e fatto saltare diverse stanze delle analisi mediche. La direzione dell’ospedale si è detta disponibile ad un’evacuazione programmata con l’assistenza della Croce rossa internazionale verso un’altra struttura ospedaliera.

Una fonte medica ha rivelato che le incubatrici portate dalle truppe israeliane nell’ospedale Al-Shifà ed esposte ad una massiccia copertura mediatica, in realtà, sono state rubate all’ospedale palestinese di Al-Rantisi. L’aggressione contro Al-Shifà è provocata dal fallimento dell’esercito occupante di dimostrare la sua tesi sulla presenza del comando militare di Hamas nella struttura medica. Malgrado gli scavi e le demolizioni di muri, le truppe non hanno scoperto né tunnel, né la presenza di prigionieri israeliani.

Cisgiordania e Gerusalemme est

Sei giovani palestinesi sono stati uccisi da missili lanciati da droni a Tiba e Tobas. Le truppe israeliane stanno compiendo operazioni di rastrellamento in diverse città e villaggi della Cisgiordania. Nella sola giornata di ieri sono stati arrestati 83 attivisti, portando il numero totale dall’inizio dell’attacco a 2800. Tutte le città e villaggio sono assediati e la popolazione non può né uscire né entrare. Per i contadini questo significa la perdita dei raccolti, particolarmente quelli delle ulive. Un danno economico da aggiungersi a quello della perdita della stagione turistica natalizia dei luoghi della cristianità come Betlemme e Gerusalemme. 

Corte Penale Internazionale

Il procuratore generale, Khan, ha informato di aver ricevuto richieste di indagini internazionali sui crimini di guerra israeliani a Gaza, da parte di 5 paesi: Sud Africa, Bolivia, Bangladesh, Gibuti e Isole Comore. Tra di loro non c’è nessun paese arabo.

La CPI è impegnata già in una precedente richiesta dall’ANP sui crimini israeliani contro la popolazione civile palestinese per l’aggressione a Gaza del 2014 e le repressioni brutali in Cisgiordania, ma finora il dossier giace nei cassetti, per le forti pressioni diplomatiche dei paesi amici di Israele.

Israele-Proteste

Si è conclusa a Gerusalemme la marcia dei tre giorni dei familiari dei prigionieri civili nelle mani di Hamas. La manifestazione è partita da Tel Aviv. Sono partiti a piedi e in auto per chiedere al governo Netanyahu di impegnarsi seriamente per la loro liberazione. Chiedono al governo di mettere fine ai calcoli politici interni, di aprire ad un cessate il fuoco. “Il proseguimento delle operazioni militari e la salvezza dei nostri cari non si possono ottenere insieme”, ha detto un padre ad una tv israeliana. Oggi, sabato, in serata, è prevista una grande manifestazione di protesta a Tel Aviv.

Prigionieri-trattative

Il governo israeliano tratta con Hamas, ma non lo vuole ammettere per calcoli di equilibrio politico interno alla maggioranza dii destra. Il portavoce del premier ha detto che non c’è nessuna trattativa. Una delle solite bugie alle quali ci hanno abituato i ministri di Tel Aviv. Il motivo di questa doppiezza è la paura di Netanyahu dell’eventuale uscita dalla maggioranza di Bin Gvir e Smotrich, i due ministri fascisti rappresentanti dei partiti sionisti religiosi dei coloni estremisti.

La trattativa esiste ed è mediata dal Qatar e dall’Egitto e dei risultati è informato puntualmente il governo di Washington. Lo stesso capo del Mossad è stato al Cairo per ben due volte in una settimana. Il piano avanzato da Hamas è di rilasciare 50 civili nelle loro mani (donne e bambini), 10 al giorno, in cambio di 5 giorni di cessate-il-fuoco e l’introduzione di carburanti e aiuti umanitari a tutta la striscia per 200 camion al giorno. Israele deve anche rilasciare 150 donne e minori palestinesi nelle carceri Israeliane. L’autorizzazione da parte di Netanyahu dell’introduzione di due camion di carburante all’UNRWA ha provocato la richiesta di un rimpasto governativo, avanzata dal ministro delle finanze, il fascista Smotrich. Nei sondaggi, il Likud è drasticamente precipitato e se ci fossero oggi le elezioni otterrebbe soltanto 17 seggi. Salgono invece le quotazioni dell’ex ministro della difesa, Gantz. Il suo partito otterrebbe 43 seggi. Per Netanyahu, proseguire la guerra significa mantenere salda la poltrona ed evitare così l’arresto per i suoi processi con accusa di corruzione.

Giordania

Il governo di Amman ha deciso di non firmare l’accordo economico con Israele per lo scambio acqua-energia. Il ministro degli esteri giordano, Safadi, ha detto che “non è possibile che un nostro ministro stringa la mano a un ministro israeliano, mentre il suo esercito compie crimini di guerra contro la popolazione palestinese di Gaza e in Cisgiordania”. La dichiarazione d’intenti era stata raggiunta nel 2021, in collaborazione con gli Emirati arabi uniti, e prevedeva la fornitura ad Amman di 200 milioni di m3 di acqua all’anno in cambio di 600 megawatt di elettricità solare da fornire ad Israele.

Notizie dal Mondo

Sono passati 20 mesi e 24 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.

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