Riprendiamo dal Fatto Quotidiano questo appello dei documentaristi.( QUI )

Non è tempo di messaggi timidi, di prese di posizione tiepide, o peggio comode. Noi lavoratori e lavoratrici del mondo del documentario non restiamo in silenzio davanti alla realtà, perché è la realtà che ci parla nel nostro lavoro. Non possiamo tacere davanti allo scempio quotidiano e ai crimini di guerra che il governo di Israele sta impunemente perpetrando in Palestina da più di un mese.

Ciò che quella terra sta subendo è di una gravità inaudita e probabilmente ciò che ci raccontano i media istituzionali è solo una piccola parte, ma in Rete circolano video e immagini di morte e disperazione la cui visione sarà impossibile dimenticare.

Questa lettera aperta, lanciata da un gruppo di documentariste e documentaristi italiani, è un’iniziativa che ha come scopo principale quello di zittire il silenzio, per unirsi a tutte le voci di ogni provenienza e credo, in tutto il mondo, che chiedono un immediato cessate il fuoco.

Condividiamo senza alcuna esitazione la condanna del massacro e dell’orrore del 7 ottobre perpetrati da Hamas. Ma chiediamo a gran voce la fine del vergognoso silenzio e della complicità dei nostri governi nelle gravi violazioni dei diritti umani e nei crimini di guerra che il governo di Israele (il governo, non il popolo, la cui stessa voce invece, quando discordante, è stata anch’essa silenziata) sta compiendo come risposta illegittima e inaccettabile a quei delitti.

Chiediamo la fine del massacro di civili, donne, uomini, bambine e bambini in Palestina, il passaggio sicuro degli aiuti umanitari, il ripristino di tutte le infrastrutture sanitarie e non, la liberazione degli ostaggi israeliani e contestualmente il ritiro delle truppe israeliane, nonché la fine dell’occupazione e il ritiro dagli insediamenti illegali in Cisgiordania.

Chiediamo una iniziativa internazionale per avviare un nuovo processo di pace concreto e duraturo che permetta l’autodeterminazione del popolo palestinese, che sia essa realizzata mediante uno stato indipendente e sovrano o la convivenza in uno stato confederato. Non siamo noi che possiamo decidere per loro, ma affermiamo con fermezza il loro Diritto a Esistere e vivere in modo libero e sicuro, il diritto ad essere riconosciuti come popolo e come struttura statale ed avere dunque il riconoscimento, anche formale, della comunità internazionale.

Alle istituzioni culturali chiediamo inoltre che non siano complici di questo avvilente silenzio e della censura che stiamo vivendo. Il conflitto non nasce oggi, da decenni assistiamo alla sottrazione delle terre e alla privazione sistematica dei diritti di un intero popolo. Un popolo che dunque non esitiamo a definire oppresso. Per questo non possiamo che essere solidali con la causa palestinese e a favore di un processo di pace giusto, perché non può esserci pace senza giustizia e libertà.

Michela Occhipinti, Francesco Bruni, Daniele Luchetti, Matteo Rovere, Greta Scarano, Kasia Smutniak , Kim Rossi Stuart, e molti altri

1 commento

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