All’interno della Convenzione per i Diritti nel Mediterraneo si è costituito un gruppo di lavoro giovanile per la Pace, con componenti provenienti da quasi tutti i paesi del Mediterraneo. Questo gruppo si confronta online su diverse tematiche. Questo primo incontro ha avuto come tema il COLONIALISMO.

Ci saranno altri tre incontri tematici, al termine dei quali i ragazzi stileranno una proposta di documento finale da inoltrare all’assemblea generale dell’ONU a Novembre.

Man mano che si svolgeranno gli incontri, pubblicheremo, qui su Anbamed, i resoconti delle discussioni.

Foto di repertorio al solo scopo illustrativo

Report 1° Incontro tematico.

Contrasti tra gli Stati, colonialismo e competizione tra i Paesi per le risorse e il territorio.

Sintesi degli interventi.

Il colonialismo.

Il colonialismo è stato per centinaia di anni fonte di conflitti e ha dato forma alla storia del Mediterraneo fin dai tempi antichi. Esso si realizza con la dominazione di un Paese su un altro, smantellando sistemi culturali e politici precedenti.

Gli Stati coloniali in età moderna, hanno disegnato confini con mappe artificiali, dovute a motivi politici, che non hanno tenuto in nessuna considerazione l’identità culturale, etnica, religiosa dei popoli, causando conflitti tra Stati vicini. Per rimanere nell’Area del Mediterraneo basta citare il Nord Africa e il Medio Oriente.

Ci sono state diverse forme di colonialismo. Alcune si sono limitate allo sfruttamento delle risorse e della manodopera, altre spostando abitanti per far posto a un grande numero di coloni, altre imponendo i propri modelli culturali, educativi, di lingua e religione, altre contribuendo allo sviluppo con investimenti infrastrutturali, con nuovi sistemi educativi, riducendo l’analfabetismo, con tecnologie più avanzate, spesso però finalizzati al miglior sfruttamento delle risorse e lasciando al termine devastazioni in molti campi. Diseguaglianze economiche, il mancato rispetto delle culture e delle identità, possono deflagrare in rivoluzioni. Esso è causa d’instabilità politica, sociale e culturale interna che ha portato anche a guerre di liberazione.

Nel Mediterraneo i conflitti causati dal colonialismo sono stati generati dalla competizione in particolare di Francia e Gran Bretagna per il controllo delle vie marittime, come ad esempio l’occupazione di Gibilterra, di Malta e di Cipro, per estendere la propria egemonia dopo la prima guerra mondiale.

Il colonialismo ha recato molti vantaggi ai colonizzatori, ma è stato nello stesso tempo causa di conflitti per il controllo delle risorse e della terra, in passato maggiormente per l’acqua come fonte di vita e necessaria per l’agricoltura e l’industria, in tempi moderni per le fonti energetiche. L’aumento della popolazione è stato un fattore determinante per ottenere vantaggi con la guerra.

Negli anni 60 si è avviato un processo di decolonizzazione, creando un nuovo modello di sfruttamento: il neo-colonialismo, cioè il controllo da parte di Paesi dominanti delle risorse, spesso a questo controllo economico si affianca uno politico, una nuova forma di imperialismo culturale ed economico. Questo ha comportato, in particolare in Africa, l’impoverimento progressivo delle popolazioni interessate sconvolgendo la vita e l’economia dei Paesi interessati.

I conflitti per il controllo delle risorse e delle terre. I conflitti tra Stati

Nell’area del Mediterraneo allargato, ci sono stati conflitti determinati dal controllo delle risorse energetiche. La guerra tra l’Iraq e il Kuwait per il petrolio e tra Iraq e Iran per il controllo dello Shatt-el-Arab, l’invasione dell’Iraq degli Stati Uniti, che hanno trasferito nel loro Paese ingenti quantità di petrolio, queste iniziative hanno messo in serio pericolo il bene della Nazione.

Oltre ai conflitti causati dalle risorse, abbiamo avuto conflitti dovuti a ragioni etniche, ad occupazioni, a rivoluzioni popolari, come nel caso delle cosiddette “primavere arabe”, nelle quali l’intervento di potenze straniere, come in Libia, Libano, Siria hanno determinato decine di migliaia di morti e l’esodo di milioni di sfollati. La guerra in ex Jugoslavia, le cui conseguenze sono durate ancora molti anni e continuano tuttora, come in Bosnia. I Balcani hanno una storia molto complessa e la rottura della Federazione è stata tremenda. I tre maggiori gruppi etnici si sono divisi.

Le recenti guerre e tensioni nell’area Mediterranea sono dovute essenzialmente al controllo dell’energia come per esempio per i giacimenti marini di gas, tra Grecia e Turchia o Egitto ed Israele o dell’acqua,”l’oro blu”, come nel caso della Palestina per il bacino idrico del Giordano.

I conflitti tra Stati possono essere di piccola o grande scala, ma in ogni caso hanno un impatto devastante sulle popolazioni coinvolte. Spesso sono alimentate da false informazioni da chi ha il controllo dei media.

L’occupazione da parte di Israele della Palestina e le guerre che si sono succedute nel tempo, tra Stati o contro il popolo palestinese è la causa di maggiore instabilità dell’Area, come lo dimostrano i fatti di questi giorni con decine di migliaia di morti e feriti che stanno emozionando e indignando milioni di persone nel mondo.

Alcune proposte.

  • Aumentare la cooperazione per gestire la condivisione delle risorse tra i Paesi del Mediterraneo. L’Unione per il Mediterraneo ed altre organizzazioni internazionali sono molto importanti per comprendere la portata dei problemi ed implementare programmi comuni.
  • Un ruolo molto importante spetta ai giovani, per impegnarsi nell’unità dei rispettivi Paesi e per sostenere la cooperazione tra Stati per un futuro di prosperità e pace.
  • Rispettare l’autodeterminazione dei popoli. Per quanto possano essere piccoli e sottosviluppati i Paesi, hanno diritto  ad un suo territorio all’uso delle loro risorse, come previsto dalle Convenzioni internazionali.
  • Il processo di decolonizzazione deve essere regolato da leggi internazionali per proteggere il lungo processo di riconquista della propria autonomia dei Paesi ex colonizzati.
  • E’ determinante una demilitarizzazione internazionale, dove il potere di un Paese non sia determinato dalla forza del suo esercito ma dal contributo che dà al resto delle Nazioni.
  • La Giurisidizione invece di essere strumento di Giustizia spesso è strumento di Ingiustizia; dovrebbero esserci degli organi sovranazionali che regolino i rapporti.
  • Le leggi non sono applicate ovunque allo stesso modo; dovrebbe esserci una legge universale che regola i rapporti. E’ cruciale l’impegno dei cittadini e delle loro organizzazioni di base a partecipare alla redazione di queste leggi, che devono essere democratiche .
  • Rafforzare la solidarietà e lo spirito  comunitario sono fondamentali per eliminare i conflitti. In questo senso è molto importante il ruolo dei social media per valorizzare le differenze e creare un clima di cooperazione.
  • La popolazione del Nord del Mediterraneo sta soffrendo gravi problemi di denatalità, che potrebbero essere compensate da un’immigrazione regolata e non brutalmente fermata.
  • L’Europa non può guardare all’Africa come un deposito di risorse da estrarre, l’era coloniale non può rinascere né sul piano economico, né su quello culturale, ma impegnarsi per un partenariato cooperativo e pacifico.
  • Il mondo avrà bisogno di energia, non solo quella di materie prime, ma soprattutto dei giovani che costruiscono le Nazioni del domani.

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