Per ascoltare l’audio di oggi, 15 aprile 2024:

Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

Rassegna anno V/n. 104 (1355)

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Le notizie

Genocidio a Gaza

L’esercito israeliano continua la sua carneficina a Gaza. Ieri ha compiuto 4 stragi contro famiglie palestinesi decimate completamente e cancellate dall’anagrafe: 43 uccisi e 62 feriti nella distruzione di 4 palazzine dii Rafah.

Durante la marcia del ritorno che migliaia di palestinesi hanno compiuto ieri dai campi profughi a Rafah verso il nord della Striscia, i soldati israeliani hanno sparato contro una bambina di 5 anni, colpendola alla testa e uccidendola. Il flusso di civili sulla via del ritorno è stato preso di mira anche dall’artiglierai navale, che ha bombardato la via costiera Rashid.

Cisgiordania e Gerusalemme est

I coloni ebrei continuano i loro riti di profanazione della moschea di Al-Aqsa. Centinaia di coloni sono entrati nelle spianate delle moschee ed hanno compiuto preghiere ebraiche in un luogo di culto musulmano. La provocazione è perseguita nella pretesa della ricostruzione del Tempio sulle rovine delle moschee, in un piano farneticante che promette una guerra di religione. I coloni minacciano di compiere il sacrificio del vitello, il prossimo 22 aprile (vigilia di Pesach), sulla spianata delle moschee, per avverare una profezia ebraica.

Continuano nel frattempo le aggressioni dei coloni contro i villaggi palestinesi della Cisgiordania con incendi di case e di auto, dove si registra il ruolo dell’esercito che protegge le azioni dei coloni armati, intervenendo solo quando i giovani palestinesi rispondono con il lancio di pietre. Nella scorsa notte questi attacchi sono avvenuti nelle province di Ramallah, Jenin, Tulkarem e El-Khalil.

ANP e Corte Penale Int.

L’ANP ha chiesto alla corte dell’Aja di prendere provvedimenti contro i coloni in Cisgiordania e Gerusalemme est. Il governo dii Ramallah ha preparato un voluminoso dossier sulle violazioni del governo e esercito israeliano nei territori palestinesi occupati nel 1967 con una colonizzazione selvaggia che cancella la possibilità di unità territoriale del futuro Stato palestinese e che rappresenta attualmente una minaccia per la deportazione della popolazione autoctona. Il rapporto elenca le aggressioni armate, l’uccisone di civili, lo sradicamento di alberi, l’incendio di case e auto, la cacciata dei pastori dalle loro terre con la minaccia delle armi e con i decreti militari di confisca. Un ennesimo ricorso che si accumulerà nei cassetti della giustizia che finora ha trattato Israele con i guanti di gomma.  

Iran

La sceneggiata della pioggia di droni e missili lanciati contro il territorio israeliano era, in realtà, discussa a tavolino anche con lo stesso governo Netanyahu. Lo rivelano, sotto anonimato, fonti del ministero degli esteri turco. “Teheran ci aveva annunciato il piano di risposta militare all’attacco israeliano contro il consolato iraniano di Damasco e noi abbiamo informato con una telefonata il ministro Blinken. Washington a sua volta ha informato Tel Aviv”. Secondo questa fonte, la Casa Bianca ha chiesto che “la risposta iraniana sia contenuta in certi limiti”, messaggio che è stato trasmesso a Teheran. I due ministri degli esteri Fidan e Blinken hanno sottolineato – secondo questa fonte – “la necessità di non allargare il conflitto” e la parte israeliana è stata messa a conoscenza della fitta corrispondenza. Washington avrebbe assicurato che se la risposta iraniana fosse contenuta in un certo limite, avrebbe convinto Tel Aviv a non rispondere ulteriormente, per evitare il circolo vizioso di azioni e reazioni.

A Teheran la gente continua a festeggiare “la lezione che abbiamo inferto al nemico sionista” e gli esponenti del regime continuano a gonfiare i petti durante loro dichiarazioni che si vantano del raggiungimento degli obiettivi: “metà dei nostri missili e droni hanno colpito le strutture militari alle quali erano diretti”. Bugie per il consumo interno atte ad ottenere consenso e far dimenticare alla gente le misere condizioni di povertà in un paese ricco.

Israele

La tv pubblica Canale 12 ha informato che Netanyahu ha deciso il rinvio dell’invasione di Rafah, data che era stata decisa in un piano militare segreto. La decisione sembra collegata alla risposta di Hamas al piano di scambio prigionieri di guerra, nel quale il movimento palestinese insiste sulla necessità di ritiro dell’esercito occupante e sul ritorno della popolazione civile palestinese alle proprie case nel nord della Striscia. Una risposta considerata negativa a Tel Aviv. Secondo analisti israeliani, la decisione di Netanyahu è arrivata dopo l’attacco iraniano con missili e droni sul territorio israeliano. In sintesi, l’argomentazione è questa: “Anche se l’attacco non ha avuto effetti drastici sulla popolazione e sulle strutture in Israel, perché missili e droni sono stati abbattuti dai nostri alleati (Usa, GB, Francia e Giordania) nei cieli dell’Iraq e della Giordania, prima ancora di arrivare allo spazio aereo israeliano, lo spavento che ha colto la popolazione israeliana è stato enorme”.

Giordania

Il premier giordano ha dichiarato che “l’esercito ha abbattuto oggetti sospetti che avevano usurpato lo spazio aereo del paese rappresentando un grave pericolo per il territorio e la popolazione”. Una frase contorta e sibillina per dire che Amman si è messa alla difesa di Israele, nella contesa con l’Iran. Agli occhi di molti giordani, che si sono espressi sui social, questo atteggiamento equivale ad un tradimento della causa palestinese.

Il governo di Amman ha convocato l’ambasciatore iraniano per protesta contro le dichiarazioni di esponenti di Teheran che accusano la Giordania di collaborazionismo con Israele.

Yemen

Bombardamenti statunitensi e britannici contro Taez, in Yemen, all’alba di oggi. Secondo Centcom sarebbero state prese di mira rampe di lancio di droni, ma la stampa locale cita testimonianze della popolazione secondo le quali le bombe sono cadute in zone abitate. Non si conosce il numero delle vittime, ma negli ospedali della zona sono arrivati almeno una ventina di feriti. Poco dopo mezzanotte, l’esercito israeliano aveva dichiarato di aver abbattuto nei cieli di Eilat “un corpo sospetto proveniente dal mar Rosso”.  

Sudan

È passato un anno dall’inizio del conflitto tra i due generali golpisti, Burhan e Hamidati. Una guerra che non ha orizzonti di una possibile soluzione negoziale e l’equilibrio delle forze non promette una fine delle battaglie con la vittoria di una delle parti. Le interferenze regionali esterne sono all’origine di questo disastro. Appena è stato dichiarata l’apertura di un possibile negoziato a Gedda, con la partecipazione dei due sponsor, Egitto e Emirati arabi, le due parti sudanesi si sono messe in gara di dichiarazione di fuoco che servirebbero – secondo analisti locali – soltanto a rinsaldare i propri fronti interni ed a condizionare l’andamento del negoziato. Sul terreno però rimane il dramma della popolazione civile intrappolata tra i due fuochi. Circa 30 milioni di sudanesi sono dipendenti dagli aiuti internazionali, 6 milioni di sfollati e profughi, 200 miliardi di danni all’economia nazionale. I morti sono secondo le stime dell’ONU superano le 10 mila persone.

Notizie dal Mondo

Sono passati due anni, un mese e 21 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.

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1 commento

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