Per ascoltare l’audio di oggi, 16 aprile 2024:

Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

Rassegna anno V/n. 105 (1356)

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Le notizie

Genocidio a Gaza

La carneficina israeliana a Gaza continua sotto gli occhi delle diplomazie complici che si riempiono la bocca dei diritti umani. Nella giornata di ieri le truppe di Tel Aviv hanno compiuto 7 stragi provocando 68 uccisi e 94 feriti.

Sono state prese di mira, con mitragliatrici e cannoni, le file di sfollati sulla via del ritorno verso il nord della Striscia.

Ospedali

Fosse comuni nei giardini dell’ospedale Shifà sono state scoperte dalle squadre della protezione civile palestinese. Hanno fatto vedere alle videocamere delle tv arabe i crimini dei soldati israeliani, contro pazienti e personale medico, compiuti durante l’ultimo periodo di occupazione del complesso ospedaliero. “Corpi con addosso soltanto una canottiera, con le mani ammanettate e uccise con un colpo alla nuca”, ha detto uno dei soccorritori. Sono stati estratti 9 corpi, ma l’area interessata è vasta. I soldati hanno tentato di nascondere il crimine seppellendo i corpi in fosse profonde scavate con i bulldozer. Queste notizie di crimini di guerra e contro l’umanità saranno oggetto di denuncia dettagliata e documentata alla Corte penale internazionale dell’Aja. Alcuni di questi corpi, per la mancanza di pallottole e per la posizione assunta sotto il terriccio, si sospetta che siano stati sepolti vivi.  

Prigionieri

Un gruppo di palestinesi di Khan Younis liberati nei giorni scorsi dopo mesi di carcere hanno raccontato ai media le loro storie di torture come prigionieri gazzawi catturati dai soldati israeliani e deportati nei campi di concentramento del deserto del Negev. “Siamo rimasti per 50 giorni con le manette in piedi e mani e con gli occhi bendati. Siamo stati picchiati su organi vitali e sensibili e ci hanno privato di acqua e cibo per lunghi giorni”. Questo gruppo di ex detenuti, da quando sono stati liberati, si trovano sotto cura nell’ospedale Najjar, a Rafah. Alcuni di loro hanno fratture gravi non curate. Uno del gruppo ha una gamba amputata a causa di una ferita non curata andata in cancrena. Un minore ha raccontato di essere stato bastonato duramente per confessare di essere un combattente di Hamas: “Ma io facevo il panettiere, gli dicevo, ma non mi credevano e giù botte”. Un altro ha raccontato delle umiliazioni: “Per 50 giorni ammanettati e occhi bendate, ci davano una volta al giorno un liquido, da consumare con le cannucce, e per la defecazione avevamo i pannoloni che rimanevano addosso sporchi per giorni”. Trattamento che farebbe impallidire la Gestapo.

Cisgiordania e Gerusalemme est

Due giovani palestinesi sono stati assassinati ad Aqraba, vicino a Nablus, per mano dei coloni ebrei israeliani. Il sindaco ha informato che un gruppo di coloni, formato da circa 50 persone armate di mitra, ha invaso il campo e ha distrutto case e incendiato auto. Il sindaco ha smentito la versione dell’esercito che parlava di scontri tra civili palestinesi e israeliani. “C’è stata un’aggressione violenta ed armata e l’esercito che era presente sulla scena del delitto non ha mosso un dito”. Le due vittime sono Abdul-Rahman Maher (30 anni) e Mohammed Ibrahim (21).  

Nel quartiere di Gerusalemme est, Sheikh Jarrah, un tribunale israeliano ha ordinato a 3 famiglie palestinesi di cedere la propria casa a dei coloni. Saleh Dhiab, uno dei componenti delle famiglie vittime dell’usurpazione coloniale ha dichiarato alla stampa: “Le nostre famiglie vivono qui dal 1947, profughi da Jafa, ed abbiamo certificati di proprietà dal governo giordano e dall’Unrwa risalenti agli anni ‘50. Questi coloni sono arrivati dal Canada dopo l’occupazione del 1967. Su questa vicenda c’è stato già un pronunciamento a nostro favore da parte dell’Alta corte israeliana. Faremo ricorso contro questa sentenza emessa da un giudice lui stesso colono”.  

Iran

Al Consiglio di sicurezza, il rappresentante di Teheran ha rivendicato il diritto di risposta difensiva all’attacco israeliano su Damasco, compiuto il primo aprile contro il consolato, “che è territorio iraniano”. Ha anche specificato che l’attacco è stato limitato e si è già concluso. A Teheran invece non cessano le manifestazioni di giubilo per strade e piazze. I generali iraniani sostengono – contro ogni evidenza – che i droni e missili hanno raggiunto i loro obiettivi. Per la propaganda del regime, l’onore è stato lavato. E minacciano di una risposta ancora più dura, in caso di un nuovo attacco israeliano.

Israele

Netanyahu è galvanizzato dalla possibilità di trascinare Washington in una guerra con Teheran, per ridurre il proprio isolamento. Sia lui, sia i suoi ministri e generali continuano a dichiarare che una risposta ci sarà, ma al tempo e nel luogo opportuni. Allargare il conflitto per Netanyahu sarebbe una manna, ma non sono dello stesso parere molti commentatori e politici israeliani seri che mettono l’interesse del paese al di sopra dei disegni politici personali. “Se bombardate Teheran, preparate anche i voli per la partenza di molti israeliani che lasceranno questo paese”, ha detto un giornalista ad un dibattito televisivo sul Canale 13 televisivo.

Libano

Quattro soldati d’assalto israeliani sono rimasti feriti in uno scontro con combattenti di Hezbollah, durante un’operazione di infiltrazione nel sud Libano. Lo ha comunicato la parte libanese ed è stato confermato da Tel Aviv. L’esercito israeliano ha compiuto nei giorni scorsi manovre militari per simulare attacchi di terra contro il Libano. La tensione sulla linea di demarcazione è alta dall’inizio di ottobre e lo scambio di cannonate, droni e missili è quotidiano. Israele ha compiuto ieri anche bombardamenti aerei su diverse località di confine. Nella giornata di ieri sono state registrati 13 raids contro altrettante località libanesi.

Sudan

Mentre si annunciano possibili negoziati a Gedda, si registrano invece duri scontri a Kordofan e Darfur tra l’esercito sudanese e le milizie di Pronto Intervento. Bombardamenti aerei dell’esercito su una caserma occupata dalle milizie nel nord Kordofan e attacchi con droni nella capitale Khartoum. Mentre le milizie sono all’offensiva nel Darfur, a nord di Al-Fasher. Secondo un comunicato del sindacato dei medici, all’ospedale del capoluogo sono arrivati i corpi di 6 civili morti e 61 feriti. Tra i feriti vi è anche una dottoressa colpita dalle milizie mentre compiva il suo dovere umanitario.

Non cessano gli allarmi dell’ONU sul pericolo di carestia che minaccia 5 milioni di sudanesi, a causa degli ostacoli posti dai combattimenti al raggiungimento degli aiuti umanitari nelle zone di scontri militari.

BDS

Su Haaretz è uscito un rapporto allarmato sul successo del boicottaggio contro i ricercatori ed accademici israeliani nelle università internazionali, in Europa e Usa e non solo. L’autore dell’articolo ha sentito 60 ricercatori che gli hanno raccontato di aver visto cancellati gli inviti a partecipare a convegni scientifici da parte di Università mondiali importanti. Il rettore dell’Università Ben Gurion di Tel Aviv ha detto che non si preoccupa delle proteste studentesche, ma è allarmato dalle comunicazioni che riceve di rettori di eminenti università che si rifiutano di collaborare o che hanno disdetto accordi di collaborazioni accademiche consolidate da anni di ricerca comune. “Quello più insidioso è il boicottaggio silenzioso, non dichiarato, ma che ce lo troviamo di fronte nel momento dell’azione comune”. Secondo questo reportage, la mancanza di una presa di posizione contro la guerra in corso, da parte degli accademici israeliani, è un motivo per la diffusione del boicottaggio nei confronti dei ricercatori israeliani. Il gioco delle tre carte in questo caso non funziona. Le responsabilità della ricerca accademica in campo militare danneggia l’immagine delle Università israeliane, anche quando lavorano sulla ricerca contro il cancro. “Il mondo ci osserva e la nostra reputazione è stata danneggiata”, conclude il rettore.   

Notizie dal Mondo

Sono passati due anni, un mese e 22 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Scholz da Xi “per una pace giusta”. Zelenski chiede agli alleati di difendere l’Ucraini come ha fatto con Israele.

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