IL MASSACRO DI SETIF, GUELMA E KHERATA, UNO DEGLI ORRORI DEL DOMINIO COLONIALE FRANCESE IN ALGERIA,

L’8 maggio del 1945, tutto il mondo aveva voglia di festeggiare: la Germania nazista si era arresa, gli alleati avevano vinto contro la barbarie fascista. A quella guerra hanno dato un loro contributo anche i combattenti algerini arruolati nell’esercito francese. Anche in Algeria scesero in piazza uomini, donne e bambini, per festeggiare la fine di quella guerra voluta da altri, fatta da altri e in cui loro erano stati chiamati a morire per anni. Gli algerini non sarebbero più andati a morire per la guerra della madrepatria francese, e avevano tutta la voglia di gridare che non avevano più intenzione di morire nemmeno a casa, per mano di quella stessa madrepatria.

Le manifestazioni per la fine della guerra si trasformarono presto in grandi rivendicazioni di libertà, diritti umani e civili, indipendenza. “Viva l’Algeria libera e indipendetne”, gridavano le masse in giubilo per la sconfitta del nazifascismo e per la fine del conflitto. Concetti inaccettabili per quella stessa Francia che piantava la bandiera sulle macerie del Reich. Fu probabilmente una bandiera, algerina in quel caso, a scatenare la violenza. A Setif qualcuno osò sventolare un drappo bianco e verde, attirandosi il primo proiettile, a cui ne seguirono molti, troppi altri. Il massacro fu sistematico e orrendo.

Alla rabbia degli algerini, rivolta contro la gendarmeria e i coloni, rispose la violenta repressione francese, che dispiegò una quantità enorme di armi e mezzi per sedare le rivolte, così come le manifestazioni pacifiche, nate nelle città di Guelma e Kherata, e in tutto il nord-est del paese. Nei cinque giorni successivi avvenne il massacro. Non sappiamo quanti abbiano perso la vita in quei giorni di totale annullamento di diritti umani, parte di una storia di negazione di diritti molto più lunga, e non possiamo affidarci alle stime francesi, che parlano di un migliaio di morti. Le fonti algerine e arabe parlano di quarantamila vittime.

Tra la stima ovviamente super sottovalutata della propaganda coloniale francesi e la stima super sopravalutata della propaganda nazionalista algerina, esiste una stima fatta dalle forze americane, che erano ancora in stanza in Algeria, ma non sono intervenute nè per aiutare nè per fermare la strage. Parlano di circa 17.000 vittime e secondo molti studiosi è la stima più vicina alla realtà.

Quello che è certo è che da Setif, Guelma e Kherata partì la scintilla che esplose alcuni anni dopo nella guerra di liberazione nazionale guidata dal FLN, che portò all’indipendenza del paese nel 1962, dopo una colonizzazione durata 132 anni.

Il riconoscimento di quelle stragi e il conseguente risarcimento alle vittime ed alla nazione algerina sono al centro di un braccio di ferro tra Parigi e Algeri, che non sarà facile comporre, perché lo spirito colonialista rispunta sempre nell’atteggiamento di falsa superiorità dell’uomo bianco.

Rastrellamento coloniale francese a Souk Ahras (marzo 1956)

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