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di Silvana Barbieri


Alla Brown University (Rhode Island) gli studenti hanno tenuto l’impegno al disinvestimento nelle aziende legate alla campagna militare israeliana a Gaza

Il senato accademico dell’Università di Torino ha votato a marzo per non partecipare al bando del ministero degli esteri per ricerche congiunte Italia-Israele

Il Trinity College (Dublino) disinvestirà “da aziende israeliane che hanno attività nei Territori palestinesi occupati e figurano nella lista nera delle Nazioni unite”

Atene, sgombero violento a giurisprudenza. Nove cittadini europei sono rinchiusi nel centro di detenzione amministrativa di Amygdaleza, in attesa di un’espulsione dalla Grecia. Tra loro due italiane. Il motivo: aver partecipato alle proteste per la Palestina

Nelle ultime settimane le manifestazioni in solidarietà con i palestinesi della Striscia di Gaza si sono diffuse dai campus degli Stati Uniti alle Università di EuropaAsia e Medio Oriente. Una richiesta che fanno molti studenti è interrompere la collaborazione con Israele o le aziende che hanno legami con lo stato ebraico.

Nei Paesi Bassi la polizia ha sgombrato con violenza un accampamento all’università di Amsterdam e arrestato 169 persone. In Germania gli agenti sono intervenuti a Lipsia e all’università di Berlino. Nel Regno Unito sono coinvolti più di dieci atenei, da Edimburgo a Oxford e Cambridge. Tante sono le mobilitazioni nel resto d’Europa: Francia, Irlanda, Svizzera, Danimarca, FinlandiaSpagna e Italia. In Australia sono almeno sette le università coinvolte e cinque in Canadain India e in Libano.

No, non sono agitatori infiltrati, sono proprio i nostri studenti: coraggiosi, intelligenti, idealisti, massimalisti negli slogan come lo sono stati i loro predecessori, e sconvolti dalla distanza tra quello che vedono accadere nel mondo e le aspirazioni di giustizia che trovano nei testi che stanno studiando. Gridano al mondo il loro sdegno morale come lo gridarono gli studenti che protestavano contro l’apartheid in Sudafrica, la guerra in Vietnam, la segregazione razziale in America.

Ora come allora, il cuore degli studenti è nel posto giusto. Siamo noi, gli adulti, che abbiamo parecchie spiegazioni da dare. Quello a cui assistiamo è un genocidio che da sette mesi i paesi europei e gli Stati Uniti proteggono perché possa proseguire, incrementando di dieci volte l’invio di armi a Israele. A Rafah, anche gli analisti militari israeliani hanno detto che non ci sarà alcun beneficio bellico se non un massacro. E’ questo che si intende quando si dice genocidio di guerra: Rafah è un altro esempio del fatto che l’obiettivo militare di Israele è l’uccisione dei palestinesi.

A GAZA SI MUORE  di BOMBE  di FAME  di MALATTIE:  AIUTIAMOLI !

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