Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
21 gennaio 2022
Rassegna anno III/n. 020
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I titoli
Yemen: Bombardate Hodeida e Sanaa. Interruzione di Internet in tutto il paese.
Sudan: I militari nominano 15 ministri, ma non è un governo civile. Continua la rivolta che chiede di processare i golpisti.
Siria 1: Attacco suicida dell’ISIS sulla prigione di Hasaka. Fuga di capi terroristi.
Siria 2: Bombardamento su Afrin, città curda occupata dai turchi.
Iran: Manovre navali congiunte con Russia e Cina nel mare dell’Oman.
Egitto: Una discutibile legge sul lavoro minorile regolarizza di fatto lo sfruttamento dei bambini.
Le notizie
Yemen
Si allarga la guerra in Yemen. L’aeronautica saudita ha bombardato la città portuale di Hodeida causando, secondo giornalisti locali, 3 morti e 17 feriti tutti civili. Gli Houthi hanno confermato l’attacco, sostenendo che gli obiettivi colpiti sono uffici e non zone militari e che tra le vittime ci sono anche dei bambini. Il Comando della coalizione saudita-emiratina ha rivendicato l’attacco, asserendo che:“Gli obiettivi militari neutralizzati sfruttavano gli accordi di Stoccolma per mettere in pericolo la navigazione nel Mar Rosso”. Hodeida è stata oggetto di una tregua firmata nella capitale svedese tre anni fa, per la neutralità della città portuale, con la fine dei bombardamenti e il ritiro dei miliziani armati. Anche Sanaa è stata colpita all’alba di oggi con un’intensa raffica di raids. Decine di palazzi sono stati rasi al suolo. Non si conosce ancora il numero delle vittime. Dopo questi bombardamenti, è stata interrotta Internet in tutto il territorio yemenita.
Sudan
Il generale golpista Burhan ha nominato 15 ministri per quello che lui chiama il nuovo governo civile. Una prassi che conferma, invece, il dominio dei militari sulla scena politica. Di norma, viene prima nominato un premier che sceglie i suoi ministri. In questo caso sono stati scelti i capi dei dicasteri, ma non il presidente del consiglio e quindi l’esecutivo è di fatto nelle mani dei militari ed è soltanto una controfigura. La nomina è avvenuta dopo l’incontro dello stesso Burhan con la delegazione statunitense che sta visitando il paese per cercare di avvicinare le posizioni delle parti in campo. Washington ha avvisato i militari che gli aiuti finanziari rimarranno congelati fino alla ricomposizione della questione politica e la fine della repressione delle manifestazioni pacifiche.
Ieri in tutte le città sudanesi si sono tenute manifestazioni che chiedevano un processo per i militari responsabili della morte dei 71 manifestanti, caduti dal 25 ottobre, giorno del colpo di Stato. Anche i giudici hanno espresso in un comunicato: “La loro determinazione a chiedere l’apertura di indagini sulle sparatorie compiute da polizia e militari contro manifestanti inermi e disarmati”.
Siria 1
Ad Hasaka, nel nord est della Siria sotto il controllo dei combattenti curdi, è stata attaccata con un’autobomba, guidata da un kamikaze, la prigione dove sono detenuti miliziani dell’Isis. Dopo l’esplosione, il carcere è stato assaltato con colpi di mitra ed un altro gruppo dell’Isis ha colpito i soccorsi. Secondo l’Osservatorio Siriano sono scappati diversi prigionieri, tra di loro capi dell’organizzazione terroristica. Subito dopo l’attacco, elicotteri statunitensi hanno sorvolato la zona per inseguire eventuali fuggiaschi.
L’organizzazione tattica dell’attacco e la previsione di diverse fasi dell’operazione dimostrano l’esistenza di una struttura clandestina dell’Isis nell’est siriano al confine con l’Iraq, molto preparata militarmente e con capacità organizzative che destano preoccupazioni. Prima dell’attacco, i detenuti dell’ISIS avevano organizzato uno sciopero della fame e inscenato una protesta che ha distratto le guardie e facilitato l’attacco dall’esterno.
Siria 2
Un bombardamento con l’artiglieria ha colpito la città curda di Afrin occupata dalle truppe turche e dalle milizie jihadiste affiliate. Ci sono 6 morti e decine di feriti. Non è stata individuata la fonte del fuoco, perché né le Forze democratiche siriane a guida curda, né le truppe governative di Damasco hanno rivendicato l’attacco. La città di Afrin è stata occupata dall’esercito di Ankara nel 2019, costringendo la popolazione a fuggire, per un’operazione di sostituzione etnica: decine di migliaia di rifugiati siriani sono stati spostati dai campi profughi di Idlib e Aleppo ed insediati nelle proprietà dei curdi.
Iran
Manovre militari congiunte di Iran, Cina e Russia sono in corso dal 18 gennaio e proseguiranno fino al 22 nell’Oceano Indiano e Mare dell’Oman. Le operazioni prevedono la simulazione di salvataggio di navi piratate ed il soccorso di petroliere in difficoltà. Le manovre denominate “CHIRU 2022” saldano l’alleanza politica e militare di Teheran con Pechino e Mosca e rafforzano le relazioni economiche.
Egitto
Il Parlamento egiziano ha approvato una legge sul lavoro minorile. Sui social è stata fortemente criticata, “Perché tradisce l’intento dichiarato di difendere i minori e vietare lo sfruttamento di bambini in tenera età, per garantire invece di fatto una copertura normativa alla realtà esistente”. La legge vieta di assumere minori al disotto di 15 anni; limita a 6 ore l’orario di lavoro giornaliero per i fanciulli e vieta di utilizzarli per lavori pesanti. La legge lascia però una finestra per il loro sfruttamento al di sotto dei 14 anni, con la clausola degli stage professionali. È peggiorativa rispetto a quella precedente del 1963 che fissa l’età minima a 16 anni compiuti. In Egitto i bambini nella fascia di età tra 14 e 17 anni impiegati regolarmente sono 1,59 milioni e rappresentano il 46% dei minori occupati. Questo equivale alla presenza di altri 2 milioni di bambini tra 5 e 14 anni che vivono in condizioni di sfruttamento bestiale, privati dal diritto allo studio ed al gioco. Mentre il Parlamento discuteva di questa legge-vergogna, un pulmino che trasportava 20 bambini-lavoratori verso casa è finito nel Nilo. Nessuno si è salvato. Il corpo di una bambina-lavoratrice, di appena 12 anni, è stato estratto dalle acque proprio il giorno dell’approvazione della legge-vergogna.
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