Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

11 marzo 2022.  

Rassegna anno III/n. 069

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16 giorni di guerra russa contro l’Ucraina. L’esercito russo è alle porte di Kiev e molti osservatori parlano dell’imminente caduta. Mercenari britannici e italiani sono già al fronte. Washington destina sulla carta 7 miliardi di dollari in aiuti all’Ucraina, ma non consegna direttamente le armi, per non entrare in collisione militare con Mosca. Polonia rifiuta di fare l’utile idiota. Fallite le trattative tra i ministri degli esteri, Lavrov e Kuleba, in Turchia.

Anbamed, aps per la Multiculturalità lancia la campagna per la liberazione del blogger saudita Raif Badawi, che dopo aver scontato la condanna a 10 anni di reclusione non viene rilasciato. Nel 2015 ha subito la punizione medievale di 50 frustate sulla schiena, in una piazza pubblica di Gedda.

(Per saperne di più sul caso Raif Badawi)

Scrivete lettere, email, fax e/o telefonate all’ambasciata saudita a Roma:

Via G. B. Pergolesi, 9 – 00198 Roma

+39.06.84.48.51; Fax. +39.06. 85.51.781, E-mail: itemb@mofa.gov.sa;

oppure  ambasciata.saudita@arabia-saudita.it

Domenica 27 marzo 2022 ore 18:00 si terrà, in modalità online, l’Assemblea dell’Associazione “Anbamed, aps per la Multiculturalità”. Tutti gli abbonati ed i collaboratori, anche non iscritti, possono chiedere il link per parteciparvi: anbamedaps@gmail.com

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I titoli

Sudan: La polizia ha ucciso altri due manifestanti.

Libano: La Corte internazionale speciale ha ritenuto colpevoli due militanti di Hezbollah, precedentemente assolti.

Mauritania: Crisi diplomatica con il Mali.

Iraq: 42 candidati alla presidenza della repubblica.

Isis: Nominato il nuovo falso califfo.

Palestina Occupata: Arresti domiciliari per un avvocato attivista dei diritti umani.

Libia: Rischio guerra nella capitale tra le milizie fedeli al recalcitrante Dbeiba e quelle affiliate al premier designato Basha-Agha.

Le notizie

Sudan

Altri due morti a Khartoum, ieri, sotto i colpi della polizia, che ha sparato pallottole di guerra in diverse località della capitale. Sale così a 87 il numero delle vittime dall’inizio del colpo di Stato del 25 ottobre. Le manifestazioni contro la giunta militare sono proseguite con vigore e tutti i giorni sono state organizzate iniziative specifiche di protesta. Le mediazioni interazionali si sono rallentate a causa della crisi ucraina, ma la commissione dell’Unione Africana ha rinnovato il suo impegno per un piano, che ha trovato una buona accoglienza da parte della coalizione delle “forze per la libertà ed il cambiamento”.

Libano

Il Tribunale Internazionale speciale per il caso Hariri ha emesso una nuova sentenza nei confronti di due accusati appartenenti a Hezbollah, che erano stati assolti in primo appello. Per Hassan Maryi e Hossein Anissy quella sentenza di assoluzione è stata annullata e nei loro confronti è stato spiccato un mandato di cattura internazionale e sarà decisa un’altra seduta per la definizione della condanna da comminare. Un terzo condannato in primo grado è Selim Ayyash, considerato la mente dell’attentato del 14 febbraio 2005, con l’uso di un camion-bomba fatto esplodere al passaggio del convoglio delle auto di Sato e che ha causato la morte del premier Rafiq Hariri e altre 21 persone e il ferimento di 226. Il figlio, Saad Hariri, ha subito chiesto al governo di attivarsi per garantire i condannati alla giustizia. Hezbollah non ha mai voluto collaborare con il Tribunale.

Mauritania

Il governo ha protestato vibratamente presso la giunta militare del Mali, contro l’uccisione di circa 10 cittadini della Mauritania. Il comunicato non specifica, né dove, né perché siano stati uccisi. Il portavoce del governo maliano ha smentito qualsiasi collegamento con le forze armate ed ha annunciato un’inchiesta sul caso ed una visita a Nouakchot da parte dei capi militaria al potere a Dakar. Il confine con la Mauritania rimane l’unico aperto per collegare il Mali con il resto del mondo. Tutti gli altri paesi confinanti hanno aderito all’embargo contro i golpisti.

Iraq

Alle elezioni del presidente della Repubblica si sono presentati 42 candidati. È la terza volta che il procedimento va a vuoto a causa della complessa alchimia predisposta per la scelta della prima personalità dello Stato. Di consuetudine il presidente è curdo, il premier sciita ed il capo del Parlamento sunnita. I due principali partiti curdi iracheni, Partito Democratico e Partito Nazionale, non sono riusciti a trovare l’accorso su un nome di spicco. Un precedente candidato, Zibari, è stato escluso dalla Corte suprema, a causa di un procedimento giudiziari in corso nei suoi confronti per corruzione.

Isis

La rete terroristica jihadista ha ammesso, con un annuncio audio sui social, che il loro ex capo è morto insieme al portavoce del movimento. Lo scorso 3 febbraio un comando di forze speciali USA ha attaccato una casa isolata su due piani, nel nord della Siria sotto il controllo della Turchia, dov’era nascosto il successore di Al-Baghdadi. L’uomo si è fatto saltare in aria, per non cadere prigioniero nelle mani degli Stati Uniti. Il comunicato dell’Isis informa anche dell’avvenuta nomina del nuovo capo. Si tratta di Abu Hassan Hashimi Guraishi, il nome di battaglia di Bashar Khattab Ghazali Al-Soumaidayi, secondo l’Intelligence irachena. È stato a fianco del fondatore del fu falso califfato, già dal 2013, prima ancora di proclamarsi califfo, si è trasferito in Siria nel 2017 e poi si è rifugiato in Turchia fino al gennaio 2021, ritornando in Siria per riorganizzare la rete terroristica.

Palestina Occupata

Le autorità di occupazione militare israeliane hanno deciso l’arresto amministrativo, per 4 mesi, nei confronti dell’avvocato franco-palestinese Salah Hammouri. L’attivista per i diritti dei prigionieri politici palestinesi è impegnato, a fianco dell’associazione Addameer, nella denuncia delle persecuzioni che soffrono i detenuti, soprattutto per quelli su procedimenti amministrativi, senza accuse e senza processo, arresti che vengono rinnovati per anni. In passato, Hammouri era stato accusato di essere militante del Fronte Popolare.

Libia

Due ministri del governo Dbeiba hanno annunciato le loro dimissioni. “per evitare spargimenti di sangue nella capitale”. È il primo sfaldamento nel governo sfiduciato dal parlamento, che si è attaccato alla poltrona del potere e non intende compiere il passaggio delle consegne al nuovo esecutivo guidato da Basha-Agha. Le milizie a lui fedeli, convinte a suon di milioni di dollari di ingaggi dalle casse dello Stato, si stanno posizionando nei punti strategici della capitale per impedire l’arrivo dei nuovi ministri. Dal canto suo, il premier incaricato si sta preparando ad entrare a Tripoli, sostenuto da altre milizie. Un braccio di ferro che non promette bene per il futuro del paese. Le organizzazioni internazionali hanno chiesto al proprio personale, sia locale che straniero, di rimanere a casa.

Approfondimenti

Le quattro lezioni dell’Ucraina: i doppi standard occidentali

Echi dalla stampa araba n. 13

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2 commenti

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