Il 29 giugno sono passati15 anni dell’improvvisa scomparsa di ORHAN DOGAN: avvocato, militante politico, incarcerato varie volte per aver difeso i diritti dei curdi di Turchia.

Lo conoscemmo molto bene durante il processo a carico suo e di Leyla Zana, Hatip Dicle, Selim Sadak, che si tenne ad Ankara dal marzo 2003 all’aprile 2004.

Orhan Dogan aveva 52 anni; più di 10 li aveva passati in carcere. Eletto deputato nel 1991 alla Grande Assemblea turca, il Parlamento, fu arrestato in esso nel 1994 assieme ai suoi colleghi curdi con l’accusa di terrorismo, esattamente nello stile di oggi. Dopo il colpo di stato del 1980, responsabile della Associazione per i diritti umani (IHD), Orhan si  recò a Cizre, una città curda in fondo a Kurdistan tra le più colpite e massacrate dalla repressione militare, mettendo così a rischio quotidianamente la propria stessa vita, sempre spesa dal lato dei perseguitati, dei carcerati, delle loro famiglie, di quelle dei desaparesidos  (ancora oggi Cizre è violentemente colpita dalla repressione, basti vedere il bellissimo documentario Kurdbun – essere kurdo – di Kamkari Fariborz,  che documenta la violenza che viene usata contro la popolazione, tutta curda, di questa cittadina). Dopo la sua scarcerazione, nel 2007 Orhan era a Dogubayazit, nell’estremo territorio curdo di Turchia, per un comizio, un infarto lo colpì, l’ambulanza ci impiegherà quattro ore per portarlo all’ospedale di Van, non sopravvisse.

Al suo funerale, a Cizre, la città della sua prima militanza, erano presenti 250 mila persone.

Noi lo incontrammo, dopo la sua scarcerazione, nel luglio 2004, avevamo seguito tutte le udienze del processo del 2003-2004 e così per noi Orhan Dogan, Leyla Zana, Hatip Dicle e Selim Sadak  divennero nostri amici. Scarcerati, con loro avvenne un incontro commovente e felice: il legame che si era creato era davvero forte. Oggi più che mai sentiamo ancora la forza di Orhan.

Silvana Barbieri e Luigi Vinci

 IL TRADIMENTO DELLA SVEZIA E IL FALLIMENTO DELL’OCCIDENTE.

I KURDI NON SONO PIU’ GLI EROI DI KOBANE. ERDOGAN CI HA ORDINATO DI RISCRIVERE LA STORIA. E NOI UBBIDIAMO “(Roberto Escobar)

Contributo al dibattito di Galo Torres “Al summit di Madrid la Svezia, Finlandia e Turchia lavorano sui temi della sicurezza, del terrorismo e dell’export delle armi”: lo ha detto Stoltenberg in conferenza stampa con la premier svedese Magdalena Anderson. Sono quasi 85 mila i curdi presenti in Svezia (16 mila in Finlandia), molti dei quali rischiano l’estradizione: il che significa, nel migliore dei casi, la galera a vita a regime carcerario duro: nel peggiore sistema di torture e assassinio politico. Tanto per capirci: è come se negli anni ’70 i paesi europei avessero estradato i profughi cileni, argentini consegnandoli ai campi di concentramento e ai plotoni di esecuzione.

Non solo: l’accordo con Erdogan, il principale alleato dello Stato islamico e della sua nascita, prelude a una possibile via libera a una nuova invasione militare in Rojava (zona curda della Siria). Mentre i diritti dei migranti in Turchia, tenuti nei lager finanziati con i fondi della U.E. sono sistematicamente violati, le libertà in Turchia annegano nella durissima repressione di un regime in crisi di consensi e terrorizzato dal rischio di una rivolta popolare”.

Arturo Scotto: “I combattenti curdi che oggi vengono definiti terroristi, li abbiamo armati contro lo Stato islamico non più tardi di 5 anni fa nel nome dei valori occidentali. Per poi abbandonarli nelle mani di Erdogan. Quando c’è la guerra il cinismo di chi nega la democrazia e quello di chi vuole difenderla spesso coincidono. In mezzo il destino di popoli innocenti. I curdi venduti ancora una volta. Secoli di stato di diritto al macero. Oggi tocca ai curdi, domani magari agli stessi ucraini se tutto torna a posto con Putin”

Enrico Carone: “La signora Magdalena Andersson, premier socialdemocratica della Svezia, che ha deciso di mettere fine alla politica di neutralità svedese, aderendo alla Nato. La neutralità della Svezia è iniziata con le guerre napoleoniche all’inizio dell’800, ed è stata mantenuta nelle due guerre mondiali che hanno insanguinato l’Europa, anche se nessuno dimentica la “benevolenza” dimostrata ad Hitler, permettendo il passaggio di truppe per l’aggressione all’Unione Sovietica. Il “neutralismo attivo” di O. Palme durante la guerra fredda è stato l’obiettivo politico di coloro che desideravano un continente libero, autonomo, pacifico, armato fino ai denti per salvaguardare il proprio paese. Due secoli e mezzo di storia buttati nel cesso. Non lo dimenticheremo, Magdalena!”.

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