Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

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Rassegna anno IV/n. 353 (1240)

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Le notizie:

Genocidio a Gaza

Bombardamenti incessanti in tutte le città e campi profughi della Striscia per il 75esimo giorno. Il numero delle vittime palestinesi totale dal 7 ottobre si sta avvicinando a 20 mila civili. I raids israeliani hanno toccato Khan Younis, nel sud, Deir Balah nel centro e Jebalia e Sheja’ie nel nord. Fino alle 18:00 di ieri, ora di Gaza, le vittime dei bombardamenti che è stato possibile estrarre da sotto le macerie è arrivato a 247. In particolare, sono stati duri i bombardamenti dalle prime ore di stamattina su Rafah. Sono state rase al suolo case nell’intorno dell’ospedale principale della città di frontiera con il Sinai.

L’ospedale Al-Awda di Jebalia, nel nord della Striscia, è stato trasformato in quartier generale dell’esercito israeliano. I militari hanno arrestato tutti i malati e il personale sanitario al di sopra dei 16 anni. Sono stati portati via il direttore e altri 6 medici.

Scontri a terra tra i soldati e le unità della resistenza. Lancio di razzi su Tel Aviv e l’aeroporto di Ben Gurion.

Croce Rossa

La presidente della commissione internazionale della Croce Rossa, Mirjana Spoljaric Egger, ha detto che la situazione degli ospedali a Gaza è un fallimento morale della comunità internazionale. Dopo una sua visita in Gaza e Israele, Spoljaric ha criticato il mancato raggiungimento ad un accordo per un cessate il fuoco permanente. “Ho parlato di fallimento morale, perché il livello della sofferenza è insopportabile. Questo avrà effetti sulle nuove generazioni e non solo a Gaza”.  

Il portavoce dell’Unicef, James Elder, ha affermato che “i bambini morti a causa della mancanza di cure ha superato quello dei morti sotto i bombardamenti e questo non è ammissibile”.

Margaret Harris, portavoce dell’OMS, ha detto che la situazione degli ospedali è la prova della “morte delle coscienze”, poi ha aggiunto: “Un collega ha visitato gli ospedali a Gaza ed ha testimoniato le dure condizioni nelle quali si trovano migliaia di feriti ammassati per terra, che gridano per i dolori lancinanti. Ma la cosa più assurda che segna la mancanza di tutto in queste strutture è che i malati non chiedono antidolorifici, ma supplicano per aver un sorso di acqua. Non è possibile che il mondo lasci che questo accada”.

ONU

Mentre gli sfollati rischiano di morire di fame, al Consiglio di Sicurezza non è stato ancora raggiunto un accordo sull’entrata nella striscia di Gaza degli aiuti umanitari urgenti; la riunione è stata rinviata a oggi, ora di New York. Gli Stati Uniti si dicono disponibili a favorire la risoluzione avanzata 4 giorni fa dagli Emirati arabi uniti, ma nello stesso tempo tergiversano sull’approvazione, con il pretesto di approfondire i dettagli. L’ultimo pretesto di rinvio è la proposta di modifica della bozza con l’inserimento di una condanna a Hamas, senza citare le responsabilità dell’esercito israeliano nell’uccisione di 20 mila civili, il ferimento di oltre 50 mila e lo sfollamento di un milione e 800 mila persone.

Il segretario dell’ONU, Guterres, ha sottolineato che non è sufficiente approvare una risoluzione per l’entrata degli aiuti ai 2,5 milioni di palestinesi a Gaza, se non ci saranno le assicurazioni concrete che i convogli non saranno bombardati. Serve un meccanismo con la presenza di osservatori internazionali, civili o militari non armati, per inchiodare alle loro responsabilità coloro che violano il diritto internazionale.

Allagare i tunnel

Una fonte diplomatica egiziana ha rivelato che a esportare le pompe gigantesche a Israele, per allagare i tunnel sotto il territorio di Gaza, è stata una società appaltatrice statunitense fornitrice del Pentagono. Il proprietario della ditta “Planet plus” ha vistato Israele il 13 ottobre ed è stato firmato un accordo per 7 pompe di grande potenza che sono arrivate a Shati, la spiaggia di Gaza, il 3 dicembre. Le prime prove hanno però dato effetti negativi anche sulle acque sotterranee delle colonie israeliane della zona limitrofe alla Striscia.  

Prigionieri

Il governo israeliano non perde un momento di ripetere che è disponibile allo scambio, anche doloroso, per riportare vivi i prigionieri di guerra, i militari nelle mani di Hamas e di Jihad islamica. Ma nei fatti dichiara di voler continuare le operazioni militari e che non si fermerà fino alla realizzazione degli obiettivi e di sconfiggere Hamas. Rivelazioni di stampa sostengono che le condizioni portate dal capo del Mossad all’incontro con il premier del Qatar, a Oslo, sono state: si tratta sotto il fuoco; nessuna tregua permanente e nessuna condizioni politica sul futuro di Gaza. Tre condizioni che Hamas e Jihad islamica avevano respinto in anticipo, chiedendo la fine dei bombardamenti prima di iniziare le trattative.

Il negoziato a Oslo è partito con il piede sbagliato, perché Netanyahu teme la fine della guerra che potrebbe segnare la fine del suo governo; inoltre non intende retrocedere dal suo piano criminale di genocidio e sterminio a Gaza, con relativa sostituzione etnica, non solo nella Striscia ma anche a Gerusalemme e Cisgiordania.

Le Brigate Al-Quds, l’ala militare di Jihad islamica, hanno pubblicato un video con delle dichiarazioni di ex 2 militari israeliani catturati il 7 ottobre. Nel video i prigionieri si rivolgono all’esercito israeliano di cessare i bombardamenti che mettono in pericolo la vita di innocenti e di loro stessi. “Non vogliamo morire sotto il fuoco del nostro esercito”, e poi si rivolgono a Netanyahu: “Devi fare tutto il possibile e l’impossibile per liberarci con una trattiva, unica strada percorribile”.  

L’incontro tra il consiglio di guerra e i parenti dei prigionieri – secondo rivelazioni della stampa israeliana – è finito male e si è arrivati addirittura alle mani tra alcuni ministri e i parenti. Continuano a Tel Aviv le proteste contro la politica del governo che non tiene in conto la vita dei loro cari. Il presidio davanti al ministero della guerra è diventato permanente con tende e un palco per gli interventi e le performance musicali.

Hamas

Il presidente dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Hanie, è in visita al Cairo per incontrare il capo dei servizi di sicurezza egiziani, Abbas Kamel. Le discussioni si concentreranno sulle condizioni per una tregua a Gaza e l’avvio di trattative per lo scambio di prigionieri. Questa è la seconda visita di Hanie al Cairo dall’inizio della guerra a Gaza.

È chiaro che la trattativa per lo scambio di prigionieri è in corso, malgrado le dichiarazioni di segno contrario espresse dal rappresentante del movimento a Beirut due giorni fa.

Cisgiordania e Gerusalemme est

Attacchi militari e rastrellamenti a Beir zeit, Qalandia, Nahaleen, Qalqilia e Salfit. L’esercito di occupazione ha compiuto irruzioni impiegando ingenti forze, con arresti e distruzione di case e infrastrutture urbane. I genieri militari hanno preso le misure di diverse case di combattenti ricercati per la loro demolizione con la dinamite. Il numero degli arrestati in Cisgiordania dal 7 ottobre è salito a 4600 civili palestinesi.

Si intensificano anche le aggressioni dei coloni armati contro i contadini palestinesi per indurli alla fuga lasciando le loro terre da confiscare e annettere agli insediamenti illegali.

Il commissario ONU per la pace in Medio Oriente mette in guardia dalle aggressioni dei coloni contro i civili palestinesi, che dal 7 ottobre hanno visto una recrudescenza senza precedenti causando la morte di 11 civili disarmati.

Giornalisti palestinesi

Abdalla Alwan, giornalista di Al-Jazeera, è stato assassinato in un bombardamento israeliano sulla sua abitazione a Jebalia, uccidendo lui e tutta la famiglia. Nel suo ultimo commento sui social, aveva detto che “malgrado le perdite umane e le distruzioni, noi stiamo bene; è la nazione araba e islamica che lascia a desiderare”.

Il Centro per la difesa dei giornalisti e delle libertà, ong di Amman, ha pubblicato un rapporto sulla repressione israeliana contro i giornalisti palestinesi. Sono 46 i giornalisti palestinesi arrestati nei territori occupati dal 7 ottobre. Il numero riguarda i giornalisti imprigionati per aver compiuto il loro lavoro in Cisgiordania, Gerusalemme e Gaza.

Il numero dei giornalisti e operatori dei media assassinati a Gaza è arrivato a 97. Ultimo caduto è stato ieri sera Adel Zaarab nel bombardamento a Rafah.

OLP

Il segretario dell’esecutivo dell’OLP, Hassan Sheikh, ha affermato, in un’intervista in diretta all’emittente Al-Jazeera, che “gli accordi di Oslo sono stati sepolti sotto i carri armati che hanno invaso Gaza”. Ha smentito tutte le notizie trapelate sulla stampa israeliana che mirano a creare dissidi tra le organizzazioni della resistenza palestinese. Ha respinto le interpretazioni negative di un suo discorso precedente su processi a chi ha causato tutto questo disastro. “Noi siamo resistenza e l’OLP è l’unico rappresentante del popolo palestinese e invito i fratelli di Hamas e Jihad Islamica di aderire, per rafforzare l’unità e la lotta nazionale per liberare la nostra terra”. Sheikh ha anche difeso Hamas dall’accusa di terrorismo: “Il vero terrorismo è quello israeliano, come ha tuonato il presidente Abbas nell’Assemblea generale dell’ONU”.

Libano

Bombardamento dei caccia israeliani all’alba su Ramia, nel settore centrale del Libano meridionale. Per tutta la notte l’artiglieria di Tel Aviv ha colpito le cittadine di confine. Dal Libano sono partiti diversi lanci di razzi contro il territorio israeliano. Oltre a Hezbollah, anche combattenti di Hamas hanno annunciato di aver lanciato missili teleguidati verso le caserme dell’esercito nel nord di Israele e di aver colpito l’aeroporto di Kiryat Shmona.

La situazione in sud Libano si avvia verso un’invasione di terra israeliana. I tentativi di mediazione francese sono arrivati al capolinea. Le richieste avanzate da Tel Aviv per evitare l’invasione sono quelle del ritiro volontario dei combattenti di Hezbollah oltre il fiume Litany, a 40 km dal confine. Condizione che il movimento palestinese non ha preso in nessun modo in considerazione. “Sono loro che si devono ritirare dalle terre libanesi che occupano”, ha replicato un dirigente del partito.

Sudan

L’esercito sudanese ha annunciato il ritiro delle sue truppe da Wadi Madani, capoluogo della provincia di Al-Jazira, a sud di Khartoum. Le milizie avevano attaccato la città dalla parte orientale con bombardamenti dell’artiglieria pesante dal 15 dicembre, ma nessuno aveva previsto una debacle dell’esercito in così poco tempo. L’avanzata delle milizie ha provocato la fuga di circa 300 mila profughi che si erano rifugiati a Wadi Madani, scappando nei mesi scorsi dalla capitale.  

Egitto-Etiopia

L’Egitto ha dichiarato il fallimento dell’ultimo round delle trattative, ad Addis Abeba, per la gestione delle acque del Nilo, dopo la costruzione e l’entrata in funzione della diga etiopica “Rinascita”. Il comunicato del ministero dell’irrigazione afferma: “L’Egitto si riserva il diritto di difendere i propri interessi nelle acque del Nilo, in caso di danni causati dal funzionamento della diga”.

Una casa al mare

Non è una fake news, ma la dura realtà del colonialismo israeliano. Una società pubblica israeliana di costruzioni, Harey Zahav (montagne d’oro) ha diffuso una pubblicità per un suo progetto delirante. Sotto lo slogan: “Svegliatevi! Una casa al mare non è un sogno” ha mostrato il disegno di villette in mezzo alle macerie di Gaza. Harey Zahav è una società leader nei progetti di costruzione delle colonie abusive ebraiche in Cisgiordania e Gerusalemme est, edificate su terreni confiscati ai palestinesi dall’esercito israeliano.

Espansionismo sionista senza freni è questo il motivo dell’invasione di Gaza. Un piano che la destra israeliana non ha mai nascosto. Era stato inserito nel documento del consiglio di sicurezza nazionale del governo Netanyahu lo scorso 13 ottobre 2023, suggerendo la cacciata dei 2,5 di gazzawi nel Sinai egiziano, per lasciare posto alle colonie, al turismo e allo sfruttamento dei giacimenti di Gas nel mare Mediterraneo di fronte alle coste della Striscia.

Notizie dal Mondo

Sono passati 21 mesi e 26 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.

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Approfondimenti

A proposito di foto di guerra e di confronti pertinenti: I prigionieri palestinesi denudati ed esposti al mondo cosa vi ricordano? Qui

I bambini di Gaza mandano un video per il compleanno di Papa Francesco: Il video

Guernica: Flash Mob in solidarietà con Gaza: QUI.

Per Ocalan. Pensieri che spezzano le sbarre: non potete imprigionare le idee!

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