Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

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Rassegna anno V/n. 024 (1275)

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Appello

Tutti i giorni arrivano nuove adesioni all’appello che abbiamo lanciato per un cessate il fuoco permanente e per il rilascio dei prigionieri civili.

Potete aderire, scrivendo alla redazione. Diffondete, per favore!

L’elenco dei sottoscrittori dell’appello lo trovate sul sito, in questa pagina: qui.

Le notizie

Genocidio a Gaza

Ieri, il 110decimo giorno di guerra israeliana contro la popolazione civile di Gaza, in un solo bombardamento sono stati uccisi 50 sfollati a Khan Younis nel centro dell’UNRWA. I feriti sono stati 126. Un’ulteriore strage di gente cacciata pochi giorni fa dalle loro case. Il totale delle persone uccise, secondo il ministero della sanità, è di 210 persone e il numero dei feriti è stato di 386 nella giornata di mercoledì fino alle 18:00 ora di Gaza. Il totale dei morti dall’inizio dell’aggressione brutale è di 25.700 e dei feriti è di 63.740.   

A Rafah è stata bombardata una moschea provocando la distruzione completa del luogo di culto e altre case adiacenti. Decine di persone sono rimaste sotto le macerie. I morti sono oltre 20 e i feriti quasi 100.

L’UNRWA ha denunciato che un centro di raccolta di sfollati nella zona occidentale di Khan Younis, che ospita 10 mila persone, è stato colpito dall’artiglieria israeliana provocando un incendio colossale con molte vittime. Non è stato possibile soccorrere le vittime a causa dei bombardamenti e anche una delegazione di funzionari internazionali è stata bloccata dai soldati israeliani che assediano la zona.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità si è detta molto preoccupata per la situazione degli ospedali nel sud della Striscia presi di mira da attacchi mirati dell’esercito israeliano. “Nella città di Khan Younis tutti gli ospedali non hanno più nessuna capacità di far fronte al numero di feriti. È una situazione catastrofica in pieno contrasto con i trattati internazionali”. L’ospedale Nasser è assediato e il personale è stato messo sotto il controllo dei militari e si sono persi tutti i contatti tra la direzione dell’ospedale e la Mezzaluna rossa. L’ospedale Al-Khair è completamente assediato e i soldati hanno costretto 150 partorienti, alcune delle quali avevano subito un parto cesareo, ad abbandonare a piedi l’ospedale, verso un destino ignoto.

Corte Int. di Giustizia

Domani 26 gennaio, la JIC pronuncerà il suo verdetto sulle misure provvisorie richieste dal Sud Africa nel suo ricorso contro Israele accusata di genocidio durante l’aggressione in corso a Gaza. Il Sud Africa aveva chiesto, in attesa di un giudizio definitivo, di pronunciare una misura provvisoria con un ordine di cessate il fuoco immediato. Nel comunicato stampa rilasciato ieri si legge: “La seduta pubblica si svolgerà, alle 13:00 di venerdì 26 gennaio, al Palazzo della Pace dell’Aia, durante la quale il giudice Joan E. Donoghue, presidente della Corte, leggerà l’ordinanza”.

Cisgiordania e Gerusalemme

Un palestinese di 21 anni, Karim Ayyash, è stato assassinato ad un posto di blocco ad est di Tulkarem. Testimoni oculari hanno affermato che i soccorsi sono stati bloccati, lasciando il ragazzo ferito fino a dissanguarsi. Una pratica criminale che si ripete in modo sistematico. Rastrellamenti violenti a Jenin e in diversi villaggi attorno con l’uso di droni e lancio di missili. Lo scontro armato con resistenti palestinesi è durato per tutta la notte. La vendetta dei soldati si è scagliata contro i ragazzi che lanciano le pietre. I bulldozer hanno distrutto le strade del campo profughi di Jenin. Sono stati fermate 35 persone, che poi sono state rilasciate.

Un giovane ex detenuto, liberato lo scorso novembre nello scambio dei prigionieri, è stato riarrestato dalle forze di occupazione.

L’esercito israeliano ha fatto irruzione in una scuola rurale di Al-Oroub, a sud di El-Khalil. È stata terrorizzata la scolaresca e minacciati insegnanti e personale. Dopo una perquisizione della struttura i soldati si sono ritirati danneggiando le suppellettili, sedie banchi e lavagne.

Prigionieri

Il ministero degli esteri del Qatar ha condannato le dichiarazioni riferite al premier israeliano secondo le quali il paese arabo del Golfo sarebbe più problematico della Croce Rossa e dell’ONU, facendo riferimento anche al trattato tra Doha e Washington per la base militare di Al-Udeid e aggiungendo che lui non ha ringraziato il Qatar perché non aveva fatto le necessarie pressioni su Hamas. “Ricordiamo che loro finanziano Hamas”, avrebbe aggiunto. Dichiarazioni, se fossero confermate, sarebbero un tentativo di minare le trattative che vanno avanti da circa un mese per trovare una via d’uscita allo scambio di prigionieri. Il comunicato qatariota afferma che una simile dichiarazione non è una sorpresa, conoscendo le problematiche politiche e giudiziarie del premier israeliano.

Fonti egiziane sostengono che si stanno assottigliando le differenze tra ciò che accettano le due parti, Hamas e governo Netanyahu, per concludere un accordo di cessate il fuoco lungo, con garanzie internazionali. Il mediatore statunitense è da una settimana nella regione, nel suo secondo viaggio in questo mese. L’ostacolo principale rimane la durata e la natura del cessate il fuoco.

Israele

Si tiene domenica a Gerusalemme ovest una conferenza con la partecipazione di molti ministri sul tema della colonizzazione ebraica di Gaza. La conferenza “Israel’s Victory” è stata indetta per la colonizzazione di Gaza. I ministri israeliani estremisti – guidati dal partito Likud di Benjamin Netanyahu – terranno, secondo il quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth, questa conferenza per pianificare la possibilità di costruire insediamenti ebraici a Gaza dopo la guerra. Alla conferenza parteciperanno migliaia di israeliani appartenenti a movimenti religiosi e nazionalisti, tra cui 20 ministri e membri della Knesset. “Si sta lavorando per la costituzione di una coalizione di organizzazioni dei coloni da insediare nella Striscia di Gaza, guidata dal capo del consiglio degli insediamenti in Cisgiordania, Yossi Dagan”, scrive il giornale.

Iraq

La resistenza islamica in Iraq ha rivendicato l’attacco con droni della base USA nell’aeroporto di Erbil, nel Kurdistan iracheno. Secondo testimoni la base aeronautica è stata oggetto di almeno tre droni kamikaze che hanno colpito le strutture in modo evidente. Il comunicato statunitense afferma invece che la contraerea ha abbattuto i droni in cielo. La presenza militare statunitense in Siria e Iraq è di fatto illegittime, perché i due governi di Damasco e Baghdad la condannano. A Washington è in discussione un proposta di ritirare i circa 900 soldati in Siria, “perché non hanno nessuna finzione reale”, dicono adesso al Pentagono, dopo gli attacchi subiti da una fantomatica “resistenza islamica irachena”. I bombardamenti statunitensi sulle basi della milizia governativa irachena Hashd Shaabi, a sud di Baghdad e al confine con la Siria, hanno accresciuto l’opposizione in Iraq alla permanenza di truppe statunitensi sul territorio iracheno. Il governo ha chiesto ufficialmente di aprire la trattiva per il ritiro delle truppe.

Yemen

Il portavoce degli Houthi ha dichiarato che 3 missili balistici sono stati lanciati contro una nave militare statunitense nel mar Rosso e che è stata colpita con almeno uno dei missili. Il comando USA ha riferito invece che i missili sono stati deviati e sono caduti in mare. La guerra dichiarata da Washington e Londra contro lo Yemen non ha fatto altro che destabilizzare il traffico marittimo nel golfo di Aden, provocando l’irritante silente dei paesi arabi amici. L’amministrazione Biden parla di voler limitare l’estensione del conflitto, ma nella realtà sta agendo in senso contrario, trascinando in questa avventura anche paesi europei, che in questo modo si lasciano cadere la zappa sui piedi. Ritardi nelle consegne e aumento delle tariffe di trasporto marittimo saranno pagati, infatti, dalle società europee e non certo di quelle americane.

Repressione in Italia

Nei giorni scorsi, un algerino esule in Italia da 10 anni, che chiamiamo Faez, si è visto piombare in casa, all’alba, gli agenti anti-terrorismo, senza ordinanza di perquisizione dal giudice, per aver postato su una piattaforma social la foto di bambini palestinesi morti a Gaza, con la scritta: “fino a oggi 10.000 bambini morti”. Gli agenti cercavano armi ed esplosivi, ma non hanno trovato nulla, perché Faez è incensurato e una persona perbene, che lavora in una scuola romana come assistente all’educazione. È stato condotto in questura dov’è stato costretto a far visionare il cellulare. Anche in questo caso gli agenti non hanno cavato un ragno dal buco. La sorpresa arriva al suo ritorno in casa. Faez riceve una telefonata dal direttore scolastico che gli comunica che non deve più recarsi alla scuola fino a una nuova comunicazione, secondo quanto suggerito dalla polizia. Libertà d’espressione e diritto al lavoro schiacciati in un solo colpo. La vicenda emblematica e terribile non sarebbe potuta avvenire se Faez avesse la cittadinanza svedese, per esempio. Un pizzico di razzismo istituzionale che si copre con le motivazioni della sicurezza.

Iran

È stata eseguita la condanna a morte per impiccagione di Mohammad Ghobadlou, il giovane manifestante arrestato durante le proteste in Iran nel 2022. Ghobadlou, 23 anni, era stato condannato a morte con l’accusa di Muharebeh (guerra contro Dio) e corruzione in terra. È stato accusato di aver investito con la sua auto un agente di polizia e di averlo ucciso, durante le proteste scatenate in seguito all’assassinio di Mahsa Amini in un commissariato di polizia di Teheran.

Le organizzazioni iraniane per i diritti umani operanti all’estero hanno condannato questa esecuzione extragiudiziale, perché l’uomo aveva ottenuto dalla suprema corte, nel febbraio 2023, l’annullamento della sentenza di morte precedente, L’alta corte aveva ordinato la revisione del processo per valutare le condizioni psichiche dell’uomo. È stato annunciato per oggi giovedì uno sciopero della fame di tutte le donne detenute politiche a Teheran in segno di protesta contro questo crimine.  

Egitto

Nel tredicesimo anniversario della rivolta di piazza Tahrir e della sparizione di Giulio Regeni, il 25 gennaio, non ci saranno manifestazioni di commemorazione al Cairo. In questa occasione 12 organizzazioni egiziane per la difesa dei diritti umani hanno chiesto la liberazione di Badr Mohammed, un attivista condannato nel 2023 a 5 anni di carcere per aver partecipato ad una manifestazione dieci anni prima, quando aveva l’età di 17 anni. Il caso di Badr Mohammed è il simbolo di una repressione sistematica ed implacabile contro ogni forma di dissenso, calpestando ogni libertà e diritto. (Ecco un articolo di Farid Adly, scritto per il sito amico PRESSENZA QUI

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La prossima domenica, Anbamed parteciperà ad un flash-mob in piazza della Scala a Milano, con una tavola rotonda, organizzati dalla CGIL (vedi)

Notizie dal Mondo

Sono passati 23 mesi ed un giorno dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.

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A proposito di foto di guerra e di confronti pertinenti: I prigionieri palestinesi denudati ed esposti al mondo cosa vi ricordano? Qui

I bambini di Gaza mandano un video per il compleanno di Papa Francesco: Il video

Guernica: Flash Mob in solidarietà con Gaza: QUI.

  • [Finestra sulle Rive Arabe] Tra sogno e incubo, alcuni aspetti della narrativa fantastica egiziana contemporanea. QUI

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