Per ascoltare l’audio di oggi, 15 maggio 2024:

Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

Rassegna anno V/n. 129 (1380)

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Dal numero del 13 maggio 2024, la newsletter Anbamed esce anche in spagnolo, a cura del collettivo: Red Latina Sin Fronteras.

Le notizie:

Genocidio a Gaza

L’esercito israeliano ha ucciso ieri 82 civili e ferito altri 234, in 8 stragi causate dai bombardamenti indiscriminati sui quartieri residenziali. Nella notte, i bombardamenti israeliani, su una scuola dell’ONU a Nuseirat, hanno provocato l’uccisione di 43 civili.

Le truppe israeliane avanzano verso il centro di Rafah, sia da parte sud che est. I carri armati hanno avanzato sull’arteria Salahuddin e hanno ingaggiato scontri armati con combattenti palestinesi. L’avanzata di terra è stata preceduta da un intenso bombardamento aereo e dell’artiglieria.

Secondo l’UNRWA, 450 mila palestinesi hanno già abbandonato Rafah sfollando verso nord.

L’occupazione del valico di Rafah da parte delle truppe israeliane ha chiuso la strada a tutti gli aiuti. Netanyahu e il suo ministro Katz in una conferenza stampa hanno scaricato la responsabilità sull’Egitto. I leader egiziani respingono totalmente e ribattono: “Il governo israeliano ha fatto di testa sua e non ha ascoltato le voci della ragione; si deve assumere tutte le responsabilità delle gravi azioni compiute. Chi ha rotto gli equilibri, provveda a far fronte alla situazione”. Per il Cairo, Israele è la forza occupante e deve risolvere i problemi che ha creato.  E prima di tutto impedire una possibile carestia. L’Egitto teme la fuga di centinaia di migliaia di profughi palestinesi in Sinai.

Gli Stati Uniti sono il finanziatore principale di questa aggressione. La Casa Bianca ha consegnato al Senato ed alla Camera le informazioni su una risma di aiuti militari per Israele del valore di un miliardo di dollari, proprio in armi funzionali all’avanzata di terra a Rafah: carri armati, veicoli trasporto truppa, munizioni per artiglieria. Tutto il chiasso innalzato in seguito al blocco di armamenti ad Israele, del valore di 15 milioni di dollari, si rivela come una propaganda vile di Washington, per prendere in giro i paesi arabi servili alla sua politica di dominio in Medio Oriente.

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Ospedali e crisi umanitaria

Il governo israeliano è negazionista istantaneo. Uccide migliaia di civili, ma nega, sminuisce ed utilizza la propaganda della hasbara, esattamente come avvenne per mano della macchina bellica e di propaganda nazista nella seconda guerra mondiale. Negazionismo ad oltranza.

L’OMS ha risposto alle pretese israeliane di mettere in dubbio le cifre sui palestinesi assassinati, caduti nei bombardamenti criminali degli invasori sulle zone densamente abitate da civili. “Abbiamo verificato e siamo in possesso dei documenti anagrafici di 25 mila dei 35 mila uccisi denunciati dal ministero della sanità e le operazioni di verifica sono ancora in corso. Non ci sono errori nelle cifre fornite dai palestinesi, ma scrupolosa contabilità dei fatti”.

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Croce Rossa Int.

La Croce rossa internazionale ha aperto un ospedale da campo a Rafah, “per rispondere alle esigenze urgenti della popolazione. In mancanza di altre strutture, si è reso necessario creare questo ospedale che potrà curare circa 200 persone al giorno, sia tra i feriti, sia tra i malati e soprattutto per i servizi di pediatria”. Dall’invasione di terra israeliana di Rafah, l’ospedale Najjar è stato messo fuori servizio con i bombardamenti aerei e dell’artiglieria, che ha preso di mira i piani alti. Il personale ed i malati sono scappati, temendo per la propria incolumità.

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Cisgiordania e Gerusalemme est

Le truppe israeliane hanno rioccupato Nablus per diverse ore durante la giornata di ieri. Sparatorie, devastazioni e arresti di attivisti hanno terrorizzato la popolazione. Altri rastrellamenti sono stati compiuti in un villaggio a nord di Ramallah.

A Yatta, vicino ad El-Khalil, i coloni armati, protetti dall’esercito, hanno aggredito la popolazione con bastoni e pietre e poi hanno incendiato zone agricole e sradicato alberi.

La provocazione sistematica dei coloni nelle moschee di Al-Aqsa ha raggiunto un altro apice. Nella vigilia della Nakba palestinese, i coloni ebrei estremisti hanno alzato la bandiera israeliana all’interno delle spianate del luogo di culto. Le forze di occupazione hanno protetto la loro bravata.

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Palestinesi di Israele

Si sono svolte in diverse località israeliane, a maggioranza palestinese, delle attività per commemorare la Nakba. La manifestazione centrale è stata svolta nei due villaggi Kasaber e Hosha, ad est di Haifa, completamente distrutti nell’aprile 1948, dopo la loro occupazione da parte delle bande del Haganà. Ieri, migliaia di palestinesi isrealiani si sono recati in corteo alle rovine dei due villaggi, intonando canti tradizionali legati alla resistenza contro le bande sioniste di allora. “La vostra indipendenza è la nostra Nakba”, hanno gridato. Abdul Rahman Sabah, 86 anni, è arrivato da Shafa Amr ed è uno dei superstiti dei pogrom sionisti. Ha raccontato dal palco i suoi ricordi, quando era bambino di 9 anni costretto ad evacuare con la mamma a piedi verso Gerusalemme. L’iniziativa è intitolata la “marcia del ritorno” ed è il 27esimo anno che questa mobilitazione viene organizzata, per rivendicare la ricostruzione dei villaggi palestinesi distrutti 76 anni fa ed il ritorno dei discendenti degli sfollati di allora. Tra gli slogan più scanditi vi è un verso di un componimento del poeta nazareno, Tawfiq Zayyad: “Rimarremo qui, come gli olivi e gli alberi di vite”.  

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Corte Giustizia Int.

La Corte di Giustizia dell’Aja ha comunicato che è stata convocata una seduta plenaria della Corte, da tenersi nelle giornate di domani giovedì 16  e dopodomani venerdì 17 maggio, per ascoltare i rappresentanti di Pretoria e Tel Aviv e in seguito deliberare su provvedimenti supplementari d’emergenza, nel quadro della causa intentata dal Sud Africa nei confronti di Israele per genocidio.

Egitto e Turchia, due paesi che intrattengono relazioni diplomatiche con Israele, hanno aderito alla causa intentata dal Sud Africa contro Tel Aviv, per l’accusa di genocidio a Gaza.

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Antisemitismo contro i palestinesi

Secondo un comunicato della Commissione Int. dei giuristi (ICJP), dopo settimane di difficoltà, il Professore @GhassanAbuSitt1

ha ottenuto una grande vittoria poiché l’avvocato Alexander Gorski, gli avvocati dell’ICJP e del Centro di supporto legale europeo @ELSClegal sono riusciti a contestare il divieto di viaggio in tutta la Germania e nell’area Schengen, emesso dal governo di Berlino per il chirurgo di guerra britannico di origine palestinese.

Dopo essere tornato dal lavoro negli ospedali di Gaza e come testimone di crimini di guerra, il professor Ghassan ha dovuto affrontare l’ostilità della stampa scorta mediatica del genocidio di Netanyahu e alla fine il divieto di viaggio da parte delle autorità tedesche. È stato privato della libertà di espressione e di viaggio quando gli è stato rifiutato l’ingresso in Francia, Paesi Bassi e Germania, mentre cercava di diffondere le informazioni e le testimonianze dirette sui crimini di guerra di cui era stato testimone. Ora, con la revoca del divieto, Ghassan dovrebbe poter nuovamente viaggiare liberamente nell’area Schengen. Il nuovo antisemitismo contro i palestinesi è stato sconfitto su un caso emblematico, che riguarda anche i diritti democratici alla libertà di espressione e di viaggiare.

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Lega araba

Il segretario generale della Lega Araba, Abul Ghait, ha annunciato che il sodalizio interarabo convocherà “una conferenza internazionale dei paesi convinti della giustezza della soluzione dei due Stati”. La dichiarazione è stata pronunciata alla conclusione della riunione ministeriale a Manama, nel Bahrein, dove si terrà giovedì il vertice dei capi di Stato arabi. Abul Ghait ha usato parole dure contro il genocidio a Gaza: “I sentimenti di vendetta cieca hanno prevalso nell’animo dei politici e militari israeliani, che hanno fatto perdere loro le basi del senso di umanità. Quel che stiamo assistendo a Gaza è un genocidio, una pulizia etnica e deportazione”.

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Prigionieri

Malgrado i messaggi rassicuranti del governo Netanyahu sul proseguimento delle trattative, in realtà i due paesi moderatori hanno certificato il contrario. Il premier e ministro degli esteri del Qatar, Mohammed Al-Thany, durante il Forum economico di Doha, ha dichiarato senza mezzi termini che “le trattative sono ad un punto morto a causa dell’invasione di terra di Rafah da parte dell’esercito israeliano”.

D’altra parte gli egiziani sono stati sempre contrari all’offensiva di terra su Rafah; il comportamento israeliano di arroganza e sfida ha calpestato gli interessi nazionali egiziani e gli accordi di Camp David sulla gestione del valico. Come reazione, l’Egitto ha aderito alla causa sudafricana contro Israele per il crimine di genocidio e ha annunciato la riduzione del livello delle relazioni diplomatiche con Tel Aviv. E di conseguenza sarà difficile che torni a giocare il ruolo di mediatore.

L’amministrazione Biden è interessata, per fini elettorali, a concludere lo scambio di prigionieri, ma collega la fine dell’aggressione su Gaza alla normalizzazione dei rapporti tra i paesi arabi, in particolare l’Arabia Saudita, e Israele. Rivelazioni della stampa USA sostengono che Netanyahu e Biden hanno raggiunto un accordo per il ‘rallentamento’ dell’azione israeliana a Rafah fino alla conclusione della visita del consigliere per la sicurezza USA, Sullivan, a Riad e Tel Aviv.

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Notizie dal Mondo

Sono passati due anni, due mesi e 21 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.

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76 anni di Nakba, la cacciata dei palestinesi dalla loro terra: qui

[Finestra sulle Rive Arabe] “Il mare nella letteratura araba contemporanea”, di Antonino D’esposito. QUI

  • Due anni fa l’assassinio di Shireen Abu Akileh: QUI

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