Per ascoltare l’audio di oggi, 17 maggio 2024:

Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

Rassegna anno V/n. 131 (1382)

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Le notizie:

Genocidio a Gaza

60 palestinesi sono stati assassinati dall’esercito israeliano ed altri 80 sono stati feriti nelle stragi compiute nella giornata di ieri.

Bombardamenti sulle scuole ONU piene di sfollati nelle località di Jebalia (nord) e Nusairat (sud). Gli attacchi sono così indiscriminati che lo stesso esercito invasore ha ammesso di aver colpito per errore un edificio dove vi erano suoi soldati, uccidendo 5 di loro.

Duri scontri sono avvenuti a Jebalia, che è stata rioccupata dall’esercito per la terza volta in questi 7 mesi di aggressione militare genocidaria. Oltre ai comunicati della resistenza palestinese, ci sono le ammissioni degli stessi portavoce militari di Tel Aviv.

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Situazione umanitaria

Da una settimana non entrano aiuti umanitari a Gaza, a causa dell’occupazione israeliana del valico di Rafah e le conseguenti operazioni di terra e i bombardamenti aerei, navali e dell’artiglieria sulla città ed i suoi campi. L’ONU ha chiesto l’immediato ingresso degli aiuti via terra in tempi stretti, per evitare una incombente carestia.

Gli Stati Uniti hanno comunicato che entro pochi giorni entrerà in funzione il porto galleggiante che è stato costruito dal Pentagono sulle spiagge di Gaza.

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Giornalisti nel mirino

Due giornalisti assassinati a Gaza dall’esercito israeliano, in due giorni consecutivi. Con le rispettive famiglie. Ieri è stata presa di mira la casa di Mahmoud Jahjouh, uccidendo lui, la moglie e la figlia. L’attacco è avvenuto a Hay Zeitoun, a Gaza città ed ha causato la distruzione totale della casa. Due giorni fa, un altro giornalista e la sua famiglia sono stati colpiti a Jebalia. Con questo ultimo assassinio mirato, il numero dei giornalisti uccisi dall’esercito israeliano a Gaza è salito al 145.

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Cisgiordania e Gerusalemme est

In un villaggio vicino a Tulkarem, un giovane palestinese è stato ucciso dalle pallottole israeliane durante un rastrellamento compiuto dall’esercito di occupazione coloniale. Un altro giovane è stato ferito gravemente ad Anabta durante scontri tra pietre e pallottole, in seguito all’invasione delle truppe israeliane del centro.

73 lavoratori palestinesi originari di Gaza sono stati sequestrati dall’esercito di occupazione. Catturati non per aver compiuto atti di resistenza, ma soltanto per essere palestinesi gazzawi, come avveniva sotto l’occupazione nazista nella seconda guerra mondiale.

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Corte Giustizia Int.

La delegazione del Sud Africa all’Aja ha presentato le motivazioni della richiesta urgente di un’ordinanza supplementare per prevenire il genocidio in corso a Gaza. Oltre alle cifre e video delle distruzioni e dei campi profughi, gli interventi dei rappresentanti sudafricani hanno sottolineato le dichiarazioni dei politici e militari israeliani sull’offensiva su Rafah. La prolusione dell’avvocata sudafricana è stata ad effetto: “fermate la mano degli assassini prima che sia troppo tardi”. Oggi tocca alla delegazione israeliane presentare le tesi difensive. Precedentemente, la Corte aveva respinto la richiesta di Tel Aviv di rinviare la seduta alla prossima settimana. La stampa israeliana scrive che Netanyahu teme una pronuncia della Corte con un’ordinanza per bloccare l’offensiva di terra su Rafah, ma che lui è deciso anche in quel caso, di andare avanti lo stesso. “Non ci fermano né le risoluzioni ONU, né i pronunciamenti di nessun altro ente”.  Delirio dell’onnipotenza garantito dal sostegno dei paesi colonialisti: USA, UE e Nato.

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Il nuovo antisemitismo

Ilan Pappe è un professore israeliano ebreo. È stato costretto in passato a lasciare Gerusalemme per un esilio londinese a causa delle minacce degli estremisti di destra fascista. Ha raccontato in un post sui social le peripezie che ha subito durante un suo viaggio negli Stati Uniti. È stato interrogato per due ore dall’Fbi al suo arrivo all’aeroporto di Detroit. «Non erano rudi, ma le loro domande erano fuori dal mondo», ha scritto.

Gli agenti hanno chiesto a Pappe se fosse o meno un sostenitore di Hamas e se considerasse genocidio l’offensiva israeliana in corso contro Gaza. Alla fine «hanno avuto una lunga conversazione al telefono con qualcuno (israeliani?) e dopo aver copiato tutto quello che c’era nel mio telefono mi hanno autorizzato a entrare». Nel suo post Pappe ha citato il trattamento subito dal medico britannico-palestinese Ghassan Abu Sitta, cacciato dalla Germania e sottoposto a un divieto di ingresso di un anno in Europa (poi revocato da una corte amministrativa tedesca». Il 15 maggio Pappe, noto per le sue ricerche sulla Nakba, aveva denunciato il ruolo dei paesi colonialisti: «Nel 1948 non c’era la televisione né gli smartphone. Era facile coprire la Nakba, la pulizia etnica. Credo che il livello di diniego oggi sia molto più sinistro e indecente».

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Lega araba

Il comunicato del vertice arabo, che si è svolto ieri a Manama in Bahrein, ha chiesto una presenza dei caschi blu per la separazione delle forze in tutti i territori palestinesi occupati da Israele, per garantire l’effettiva realizzazione dello Stato palestinese. La richiesta è di prammatica e segna la debolezza araba, perché l’invio dei caschi blu richiede l’approvazione del Consiglio di Sicurezza, dove c’è in agguato il veto dell’ONU. Infatti, l’ufficio del segretario generale dell’ONU ha sottolineato proprio questo aspetto. Le altre proposte approvate a Manama sono una conferenza internazionale e il riconoscimento dello Stato palestinese da parte delle diplomazie europee che avevano espresso il loro accordo alla soluzione dei due Stati. Sono tutti proposte che dipendono da azioni di altri. Il vertice dei monarchi e presidenti arabi non è stato capace di intraprendere una sola azione che spetta a loro e cioè quella già proposta a Riad, lo scorso novembre, ai ministri degli esteri: il blocco delle esportazioni di petrolio e gas.

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Movimento studenti pro Palestina

Il Consiglio di amministrazione dell’Università di Ghent, in Belgio, ha deciso di mettere fine alla collaborazione con tre centri di ricerca israeliani che trattengono relazioni con l’esercito israeliano. Lo ha comunicato l’Amministratore delegato, dopo 10 giorni di occupazione della dede universitaria da parte degli studenti.

La rivolta degli studenti contro la politica dell’Amministrazione Biden in sostegno del genocidio israeliano a Gaza ha portato alle dimissioni dall’incarico di un’alta funzionaria del ministero dell’interno, Leila Greenberg Koll. Le sue dimissioni sono particolarmente significative per le sue origini ebraiche. In un’intervista ha sostenuto: “L’insegnamento della mia fede ebraica è stato all’origine della mia scelta. Non posso tollerare il sostegno dell’amministrazione al genocidio a Gaza. Ho memoria dei racconti dei miei genitori e nonni che avevano sfollato dall’Europa per salvarsi dalle persecuzioni. Quello che sta succedendo ai palestinesi per mano dell’esercito israeliano è un’onta per i nostri avi”.

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Libano-Siria

Le autorità libanesi hanno trasferito in Siria 330 profughi siriani “volontariamente”. La notizia è stata pubblicata dall’agenzia stampa di Damasco Sana, esprimendo “accoglienza ai siriani ingannati che hanno dovuto lasciare il loro paese a causa del terrorismo”. Un’interpretazione fuori da ogni contesto, perché i siriani fuggiti dal loro paese lo avevano fatto scappando dal regime di Bashar Assad e dalla sua repressione.

La presenza di un numero alto di profughi siriani in Libano ha creato grandi problemi di sicurezza, per il precario equilibrio interno libanese. Il sistema politico a Beirut è basato su una spartizione confessionale del potere e la presenza di quasi due milioni di profughi siriani sunniti rischia di creare uno squilibrio demografico. In passato, tutti i siriani che hanno fatto ritorno in patria sono stati vessati dalle forze di sicurezza del regime e molti sono finiti in carcere.  

Iraq

Il Consiglio di Sicurezza ha avviato il dibattito per la fine della missione ONU in Iraq, UNAMI (Vedi). I rappresentanti di Cina e Russia hanno espresso l’appoggio alla richiesta del governo iracheno, mentre gli Stati Uniti si sono opposti. Il premier iracheno Soudany aveva chiesto ufficialmente la fine della missione entro il 31 dicembre 2025 e limitare la sua azione agli aspetti economici e ambientali. L’oggetto del contendere è il ruolo politico assunto da parte della missione, che faceva apparire il paese come se fosse sotto una tutela internazionale. È in corso anche una trattativa bilaterale tra Baghdad e Washington, per il ritiro dei militari USA in stanza in Iraq.  

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Notizie dal Mondo

Sono passati due anni, due mesi e 23 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. L’esercito russo, in una settimana, ha occupato 278 km2 nella zona di Kharkiv. Zelensky: “Abbiamo mandato rinforzi, ma la situazione è grave”. Il premier slovacco colpito gravemente in un attentato perché contrario alle forniture di armi all’Ucraina. Le campagne di disinformazia parlano genericamente di attacco alla democrazia, senza fare riferimento ad un terrorismo legato alla guerra in corso.

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Approfondimenti

76 anni di Nakba, la cacciata dei palestinesi dalla loro terra: qui

[Finestra sulle Rive Arabe] “Il mare nella letteratura araba contemporanea”, di Antonino D’esposito. QUI
  • Due anni fa l’assassinio di Shireen Abu Akileh: QUI

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