Per ascoltare l’audio di oggi, 26 maggio 2024:

Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

Rassegna anno V/n. 140 (1391)

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Le notizie:

Genocidio a Gaza

Nella giornata di ieri, sono stati uccisi 46 civili palestinesi e feriti altri 130. Sono state compiute dall’esercito israeliano 5 stragi nei bombardamenti indiscriminati su palazzi e campi profughi a Rafah, Jebalia e Deir Balah.

La triste conta delle vittime dall’inizio di ottobre 2023 ha registrato le notevoli cifre di 35.903 uccisi e 80.420 feriti. Per alcuni non si potrebbe parlare ancora di genocidio. Se non ora, quando?

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Situazione umanitaria

Secondo i rapporti del PAM e dell’OMS, nella Striscia di Gaza la carestia è già una realtà, soprattutto nel nord. Nell’ospedale di Aqsa a Deir Balah, 20 neonati sono morti di fame per mancanza di latte in polvere.  

La criminale chiusura del valico di Rafah da parte dell’esercito israeliano ha provocato il deperimento di migliaia di tonnellate di prodotti alimentari. Il parcheggio dei camion sotto i raggi del sole cucenti ha costretto le organizzazioni umanitarie alla distruzione dei materiali andati male. Sui social sono state postate video e foto di enormi quantità di uova distrutte dopo due mesi di attesa in Sinai davanti all’ingresso del valico. Un autista egiziano ha spiegato che il carico di polli surgelati nel suo camion sono andati male perché le celle frigorifere sono state spente a causa della mancanza di elettricità e il divieto di tenere i motori accesi durante la sosta. Gli autisti palestinesi che avevano tentato di passare il valico sono stati bombardati dai caccia israeliani a 50 metri dalla barriera.

Dopo pressioni statunitensi, Israele ha acconsentito ad aprire il valico di Kamal Abu Salem tra Israele e Palestina, per il passaggio di un numero limitato di camion di derrate alimentari, ma non carburanti.

Il porto galleggiante costruito dagli USA ha subito danni e si è staccato dalla spiaggia a causa delle forti correnti marine ed una parte della struttura è arrivato ad Ashdod in Israele. Una nave si è arenata sulla spiaggia e altre 4 navi non hanno potuto attraccare e sono state costrette ad una lunga attesa, gettando l’ancora per non essere trascinate.

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Esodo

Il numero degli sfollati da Rafah e da Jebalia verso il centro della Striscia ha raggiunto la cifra considerevole di un milione di persone. Un perenne cammino, su e giù nel piccolo territorio alla ricerca di un luogo sicuro, per sfuggire alle bombe israeliane. Ma ovunque vadano i palestinesi di Gaza incontrano la morte per mano israeliana.

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Cisgiordania e Gerusalemme est

L’esercito israeliano riprende l’occupazione di Jenin. All’alba lunghe file di carri armati e veicoli corazzati di trasporto truppe sono penetrate nel campo profughi della città. Diversi palazzi di Jenin, che si affacciano sul campo profughi, sono stati occupati dai soldati e usati come postazioni per i cecchini. L’ospedale Ibn Sina di Jenin è stato accerchiato per impedire l’arrivo di ambulanze.

Un’altra operazione rilevante di rastrellamento ha toccato la città di Nablus ed i villaggi vicini, dove sono stati arrestati decine di attivisti. Un anziano di 80 anni di Burqa è stato trascinato dai soldati, nel veicolo-cellulare, per costringere suo nipote a consegnarsi.

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Prigionieri

Il portavoce di Brigate Qassam ha annunciato che a nord di Jebalia sono stati catturati alcuni soldati israeliani durante una battaglia all’interno di un tunnel. Non ha specificato il loro numero, ma ha commentato che la guerra non porterà alla liberazione di nessuno di loro vivo. L’esercito israeliano ha negato che ci fosse stata ieri una battaglia a Jebalia. Una smentita che non smentisce, perché il comunicato palestinese non parla di uno scontro avvenuto nella giornata di ieri. È duro ammettere che, invece di raggiungere l’obiettivo dichiarato di liberare gli ostaggi, la guerra ne abbia aumentato il numero. E questa volta non varrebbe più la denominazione di ostaggi, ma quella di prigionieri di guerra.

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Trattative

Gli Stati Uniti hanno bisogno diplomatico di aprire le trattative per lo scambio di prigionieri. In un eventuale discussione al Consiglio di Sicurezza dell’ONU su una risoluzione per imporre l’applicazione dell’ordinanza della Corte di Giustizia internazionale, l’uso del veto potrebbe essere spiegato con la tautologia delle trattative in corso che non andrebbero disturbate. Anche il governo israeliano ha bisogno di parlare di trattative, per ottenere tempo utile a continuare l’aggressione senza rotture all’interno della maggioranza alla vista dell’ultimatum dato a Netanyahu da Gantz.

Le trattative di Parigi tra USA, Israele e Qatar non hanno portato a passi in avanti, anche per l’assenza dell’Egitto, paese che respinge l’occupazione da parte dell’esercito israeliano del valico di Rafah e del corridoio di confine tra Palestina e Egitto denominato negli accordi di Camp David “corridoio Philadelphia” di spettanza al governo del Cairo.

La stampa israeliana pubblica rivelazioni in anonimato sul contenuto di questa nuova proposta israeliana definita “promittente e contenente significative novità” su “una quiete sostenibile e duratura”. Parole fumose che possono dire tutto e niente.

Hamas ha fatto sapere con una dichiarazione ufficiale del suo rappresentante in Libano, Hamdan, che “il movimento aveva già dato il suo assenso alla proposta precedente delle parti mediatrici, posizione alla quale il governo Netanyahu ha riposto con l’occupazione del valico di Rafah e l’ingresso delle truppe nella città”. L’esponente ha anche affermato che non ci sono in corso trattative, ma un tentativo da parte di Tel Aviv di perdere tempo e di deviare l’attenzione dell’opinione pubblica dall’ordinanza della Corte di Giustizia internazionale.

Gli Stati Uniti hanno annunciato una visita del capo della CIA nelle capitali della regione. Dal Cairo, la tv Al-Qahera news sostiene che le trattive non si terrano in Egitto, finché durerà l’occupazione Israeliana del valico di Rafah e del corridoio di confine.   

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Diplomazia internazionale

La ministra della difesa spagnola, Margaret Robles, ha dichiarato in un’intervista alla tv pubblica di Madrid: «Non possiamo ignorare che a Gaza si sta commettendo un genocidio». Dichiarazione che non leggerete riportata dai giornaloni scorta mediatica di Netanyahu. La ministra ha anche aggiunto che il riconoscimento della Palestina da parte di Madrid «non è contro Israele, non è contro gli israeliani, ma può essere un aiuto per porre fine alle violenze».

Domani i ministri degli esteri di Spagna, Irlanda e Norvegia, in una conferenza stampa a Bruxelles, parleranno del riconoscimento dello Stato della Palestina, che avrà inizio formalmente martedì 28 maggio. Domani il ministro degli Esteri spagnolo Jose Manuel Albares avrà un incontro bilaterale, sempre a Bruxelles, con il premier palestinese Mohamed Mustafa. 

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Solidarietà con la Palestina

Gli studenti e una parte del corpo accademico dell’Università di Toronto stanno occupando da diverse settimane l’ateneo con un accampamento nei giardini attorno agli edifici. Gli studenti non hanno né occupato gli uffici né bloccato l’attività universitaria. Ieri la direzione dell’Università ha dato un ultimatum ad evacuare l’accampamento, pena la richiesta dell’intervento della polizia e decisioni punitive che vanno dalla sospensione degli studenti al licenziamento degli insegnanti.   

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Notizie dal Mondo

Sono passati due anni, tre mesi e un giorno dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, chiede che venga cancellato il divieto all’Ucraina di lanciare missili di lunga gettata sul territorio russo.

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Mai Indifferenti. Voci ebraiche per la PACE leggi tutto

Approfondimenti

76 anni di Nakba, la cacciata dei palestinesi dalla loro terra: qui

[Finestra sulle Rive Arabe] “Il mare nella letteratura araba contemporanea”, di Antonino D’esposito. QUI

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