Per ascoltare l’audio di oggi, 06 giugno 2024:

Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

Rassegna anno V/n. 151 (1402)

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Le notizie:

Genocidio a Gaza

I generali israeliani si sono resi responsabili ieri, fino a mezzogiorno, dell’uccisione di 36 civili e il ferimento di altri 115. I bombardamenti in serata si sono intensificati sulla parte centrale della Striscia e in un solo bombardamento sul campo profughi di Breij sono state uccise 71 persone. Nella notte, un bombardamento sul campo profughi di Nuseirat ha ucciso 30 civili all’interno di una scuola dell’ONU utilizzata rifugio per sfollati arrivati da Rafah. “Fuggire dalla morte per incontrare la morte”, ha detto una donna che ha perso i suoi 4 bambini.  

Nostro commento: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni dichiarate dai politici e generali israeliani. Chiudono gli occhi e dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.

Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.

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Situazione umanitaria

La fame attanaglia la popolazione di Gaza. Oltre due milioni di persone sono assediate e l’esercito israeliano ha chiuso ermeticamente tutti i passaggi degli aiuti internazionali, sia alimentari, sia medicinali e anche i carburanti. Sono finiti nel nulla gli appelli dell’ONU per l’introduzione di carburanti, che sono vitali per la depurazione dell’acqua e far funzionare i pochi ospedali da campo ancora attivi.

Tutti gli ospedali, bombardati e saccheggiati, sono diventati centri di raccolta di sfollati e non sono in grado di fornire assistenza sanitaria.

L’Unicef ha comunicato che 9 su 10 dei bambini di Gaza soffre di povertà alimentare e sopravvivono grazie ad un solo pasto giornaliero fornito dalle organizzazioni umanitarie.

L’OMS ha denunciato la diffusione delle malattie infettive della pelle, a causa delle condizioni igieniche drammatiche per la mancanza di acqua.

L’organizzazione Action against Hunger (Azione contro la fame), che opera a Gaza, ha messo in guardia dall’accumularsi dei rifiuti solidi urbani presso i campi di tende degli sfollati. “Il pericolo è che a causa del caldo estivo, questi luoghi diventano fonte di malattie e disagio ambientale per gli sfollati”.

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Cisgiordania e Gerusalemme est

Decine di migliaia di israeliani ebrei hanno invaso le spianate delle moschee di Al-Aqsa a Gerusalemme est occupata. Hanno commemorato l’occupazione della parte orientale della città nel 5 giugno 1967. La chiamano la marcia delle bandiere e il loro intento provocatorio è quello di affermare l’appartenenza di tutta Gerusalemme allo Stato israeliano. La marcia ha attraversato il centro vecchio della città, con la conseguente chiusura dei negozi palestinesi. Tutta la popolazione palestinese è stata costretta a barricarsi in casa, per evitare provocazioni e aggressioni. Un giornalista e un fotografo palestinesi, che lavorano per un’agenzia internazionale, sono stati aggrediti malamente da un gruppo di coloni ebrei.

Nel frattempo sono proseguiti i rastrellamenti quotidiani che le forze di occupazione compiono nelle città e villaggi palestinesi, con arresti di decine di giovani attivisti palestinesi. www.anbamed.it

Corte Int. di Giustizia

Il giudice Aharon Barak, rappresentante di Israele alla Corte di Giustizia nella causa intentata dal Sud Africa contro Israele con l’accusa di genocidio, ha presentato le dimissioni dall’incarico conferitogli dallo stesso Netanyahu lo scorso gennaio. Il giudice in pensione Barak, nato in Lituania e emigrato nel 1947 nell’allora Palestina sotto il mandato britannico, era fino allo scorso settembre ai ferri corti con i sostenitori di Netanyahu, che avevano circondato la sua casa di Tel Aviv, accusandolo di aver fatto allargare i poteri dell’Alta Corte israeliana quando ne era presidente. Non ha espresso i motivi delle sue dimissioni, limitandosi ad avanzare generici motivi personali. Non sfugge agli osservatori più attenti che il mancato rispetto, da parte del governo israeliano, delle ordinanze della Corte per il blocco dell’offensiva contro Rafah, non rende facile l’impegno di un uomo di legge. Anche se aveva votato contro quella ordinanza, Barak non poteva sorvolare sul mancato rispetto del pronunciamento della Corte.   

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Corte Penale Int.

La Camera degli USA ha approvato una mozione che impone sanzioni contro la Corte Panale Int., come ritorsione per la richiesta di mandati di cattura nei confronti di Netanyahu e Gallant. Tutti i repubblicani ed un quinto dei democratici ha votato a favore dell’assurda proposta. Gangsterismo yankee come nelle migliori tradizioni imperialistiche di coloro che si credono i padroni del mondo.

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Prigionieri

Le trattative per lo scambio di prigionieri proseguono a vuoto. Biden ha annunciato la sua proposta presentandola come se fosse di Israele, ma ad una settimana dal suo discorso in diretta planetaria si scopre che non è vero. Netanyahu l’ha sconfessata e adesso gli stessi funzionari di Washington ammettono che il presidente non aveva consultato il premer di Tel Aviv. Malgrado tutte queste lacune, Blinken e tutta la combriccola di portavoce statunitensi dichiarano a vanvera che l’ostacolo al cessate il fuoco è Hamas. Il solito doppio standard.

I dirigenti del gruppo palestinese hanno da subito avevano accolto positivamente le idee di Biden ed hanno chiesto lumi sui particolari dei diversi passaggi e sul significato di alcune espressioni enigmatiche. Come per esempio l’uso della frase “allentamento delle ostilità” al posto di cessate il fuoco e “ritiro dell’esercito israeliano dalle zone abitate” invece di ritiro totale di Israele dalla Striscia.

Ieri, a Doha, il ministro degli esteri del Qatar, Al-Thani, e il capo dei servizi di sicurezza egiziani, Kamel, si sono incontrati con i leader di Hamas per valutare gli ultimi ritocchi all’accordo di scambio prigionieri. Questi incontri seguono le visite del capo della Cia, Burns, a Doha e di un alto funzionario statunitense al Cairo.

Le trattative sono imperniate sul tema della fine del conflitto. Netanyahu per blindare la sua maggioranza rifiuta che si parli di conclusione delle operazioni militari e di ritiro totale delle truppe e continua a citare come obiettivo l’annientamento di Hamas. Tel Aviv non ha ancora espresso la sua posizione ufficiale sulla proposta di Biden e attende prima la risposta di Hamas, sperando che sia negativa, per addossare le colpe sugli avversari.

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Libano

La guerra sulla linea di demarcazione tra Israele e Libano entra in una nuova fase. L’esercito di Tel Aviv ha intensificato l’uso del fosforo bianco contro villaggi libanesi, un crimine di guerra che Beirut intende denucniare all’ONU. Il premier Netanyahu, dopo l’intensificarsi degli attacchi di Hezbollah, che hanno colpito nella profondità del territorio israeliano, adesso minaccia di un’offensiva terrestre delle truppe per occupare di nuovo il Libano meridionale. Rivelazioni della stampa russa parlano di preparativi per l’inizio dell’attacco israeliano entro questo mese di giugno.

A Beirut, l’ambasciata USA è stata oggetto di spari da un uomo che è stato ferito e catturato dalla polizia libanese. Si tratta di un  rifugiato siriano armato di mitra. Al momento dell’arresto ha dichiarato di aver agito per vendicare lo sterminio in corso a Gaza. In un comunicato della sede diplomatica si informa che non è stato ferito nessun funzionario statunitense. La polizia libanese parla del ferimento di un addetto libanese che lavora nell’ambasciata.

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Yemen

Gli Houthi hanno annunciato di aver lanciato messili e droni contro tre navi statunitensi nel mare Arabico e nel mar Rosso. Da parte di Stati Uniti e GB c’è la conferma soltanto di un attacco contro una nave commerciale di proprietà greca che è stata oggetto di attacchi con  droni nel mar Rosso, provenienti dal territorio yemenita, ma che non ha subito danni ed ha proseguito il suo viaggio verso il canale di Suez.

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Notizie dal Mondo

Sono passati due anni, tre mesi e undici giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Droni di Kiev hanno colpito una raffineria a Rostov, incendiandola. In un’intervista, Putin ha minacciato di fornire armi a chi potrebbe colpire paesi Nato, in risposta all’autorizzazione agli ucraini di utilizzare le armi dei paesi Nato contro il territorio russo.

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Mai Indifferenti. Voci ebraiche per la PACE leggi tutto

[Giornalismo] La figuraccia dei giornaloni scorta mediatica del genocidio a Gaza. di Farid Adly Qui

Approfondimenti

[Echi della stampa araba]: a cura diMargaret Petrarca (Per saperne di più)

[Finestra sulle Rive Arabe] “Il mare nella letteratura araba contemporanea”, di Antonino D’esposito. QUI====================================================

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