Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

16 febbraio 2022

Rassegna anno III/n. 046

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I titoli

Israele-USA: Nasce di fatto il vecchio sogno del “Patto militare di Baghdad”, in funzione anti iraniana.

Turchia: Cinque giornalisti in carcere, per aver raccontato la verità sull’intervento turco in Libia.

Iraq: L’Alta Corte dirime a favore di Baghdad la disputa sul petrolio con il governo autonomo del Kurdistan.

Etiopia: Sospeso lo stato d’emergenza, tre mesi prima del previsto.

Libia: Braccio di ferro al Congresso di Tripoli tra sostenitori del premier in carica e quello designato dal Parlamento.

Tunisia: Il Capo dello Stato dimissiona il presidente dell’ente radio-televisivo pubblico.

Marocco: Una campagna di sensibilizzazioni sul fenomeno delle “spose bambine”.

Le notizie

Israele-USA

Una fonte del Pentagono ha informato che è allo studio un programma di partecipazione di motovedette israeliane nelle operazioni di perlustrazione marittima nella regione del Golfo. La presenza di un addetto militare a Manama, con ruolo anche di ufficiale di collegamento con la V Flotta USA, è uno dei momenti di questa collaborazione. Inoltre un alto comandante della Flotta ha visitato il porto di Haifa la scorsa settimana. A  novembre 2021 si sono svolte le manovre navali del Centcom nel Mar Rosso, con la partecipazione di Israele, insieme a due paesi arabi: Emirati e Bahrein. Si sta realizzando in silenzio il vecchio sogno USA del “Patto militare di Baghdad”. Negli anni Cinquanta era stato pensato contro l’ascesa del nazionalismo arabo nasseriano; adesso è in funzione anti-iraniana.  

Turchia

Ieri ad Ankara, cinque giornalisti sono entrati in carcere. Sconteranno condanne a diversi anni di reclusione, per aver scritto articoli sulla morte di militari turchi in Libia. Nel febbraio 2020, il presidente Erdogan, in un comizio del suo partito, ha parlato di martiri turchi caduti in Libia. I 5 giornalisti, di diverse testate, hanno pubblicato nomi, foto e informazioni sui luoghi dove sono rimasti uccisi. Sono stati fermati per diversi mesi fino alla condanna, in primo grado, lo scorso settembre, “per divulgazione di segreti di Stato”. Il loro ricorso è stato rigettato e quindi quelle condanne sono diventate definitive. Prima di consegnarsi in commissariato, Mourad Jibril ha scritto: “Ho fatto il mio dovere. Volevo commemorare i nostri martiri caduti. Entro in carcere per aver obbedito alla mia coscienza. Non state in silenzio! Non abbiate paura!”.

Iraq

L’Alta Corte federale ha emesso una sentenza che considera incostituzionale la legge sulle risorse petrolifere, emanata dalla regione del Kurdistan. La Corte ha ordinato al governo autonomo di consegnare il petrolio al governo centrale. La discordia dura da tempo, ma nel 2017 il governo centrale si è rivolto alla Corte per dirimere la questione. Il Kurdistan ha firmato contratti con diverse società internazionali ed esporta il petrolio estratto dai suoi territori (500 mila barili al giorno) tramite un porto in Turchia.  

Etiopia

Il Parlamento di Addis Abeba ha approvato la sospensione dello Stato d’emergenza tre mesi prima della conclusione del periodo, prevista per aprile dal decreto del governo emesso lo scorso ottobre. Il portavoce del governo ha spiegato la richiesta di Abyi Ahmed con lo stabilirsi di una situazione di calma nelle regioni liberate, precedentemente occupate dai miliziani del Fronte Tigray. I combattenti erano arrivati fino a 200 km dalla capitale, ma poi, grazie ai droni forniti dagli Emirati e ad una mobilitazione generale, è stato raggiunto in pochi mesi l’obiettivo di respingere l’offensiva ribelle. “Le trattative indirette tra le due parti – come ha spiegato un mediatore dell’Unione Africana – sembra che stiano andando avanti, con passi lenti ma promettenti”.

Libia

Il Congresso di Tripoli non è riuscito finora a convocare una nuova seduta per il voto sulla nomina del nuovo governo, dopo il rinvio di quella del 12 febbraio, per motivi di sicurezza. Due comunicati sono stati pubblicati ieri, uno pro Basha-Agha e l’alto a favore di Dbeiba. Il primo firmato da 75 deputati e il secondo da 54. Prevarrebbe il premier incaricato, ma nel paese contano le armi e il voto di scambio. Sono state denunciate alla magistratura minacce ricevute dai deputati sostenitori di Basha-Agha. Altre voci, in anonimato, parlano di deputati che hanno ricevuto offerte di denaro per cambiare posizione a favore di Dbeiba. Si stanno ripetendo le scene “esilaranti” di Ginevra, dove uno dei membri del Forum, istituzione nominata dall’ONU, ha dichiarato di aver ricevuto 500 mila dollari per votare Dbeiba, facendo infuriare un altro che ha ricevuto soltanto 200 mila. Sembrano tre i voti comprati allora, che poi hanno fatto prevalere la lista Dbeiba-Menfi contro quella di Basha-Agha-Aqila Saleh. La commissione d’inchiesta istituita dall’ONU non ha mai pubblicato le sue risultanze.

Tunisia

Il capo dello Stato ha dimissionato il presidente dell’Ente radiotelevisivo nazionale, Shokri Chniti. Era stato nominato 5 mesi fa dallo stesso Qais Saied. Nel comunicato non viene designato il successore o chi lo sostituirà provvisoriamente e soprattutto nessuna menzione dei motivi della destituzione.

Marocco

In occasione della “festa dell’Amore”, 14 febbraio, il Fondo ONU per la popolazione (UNFPA) – sezione del Marocco ha organizzato una campagna di sensibilizzazione contro i matrimoni delle bambine. La campagna ha coinvolto molte associazioni, attiviste e intellettuali. Obiettivo della campagna è quello di diffondere la consapevolezza dei danni alla salute fisica e psicologica, che subiscono le spose bambine. Fragilità, povertà e marginalità sono le parole chiavi che la campagna ha utilizzato maggiormente nelle sue comunicazioni. Secondo l’UNFPA, in Marocco, malgrado che la legge li vieta espressamente, vengono contratti matrimoni per 37 mila ragazze minorenni all’anno. Il Marocco non è l’eccezione nel mondo arabo-islamico. Lo Yemen è un’altra realtà dove il matrimonio combinato delle bambine è un fenomeno radicato, che si è acuito con la guerra. Un’altra realtà difficile è quella siriana nei campi profughi e nelle zone sotto il controllo delle milizie islamiste. Molte famiglie danno le figlie in spose per togliere bocche da sfamare o per timore di rapine e stupri.

Approfondimenti

UCRAINA. Il Movimento Nonviolento al Governo: “L’Italia parli la lingua della pace; l’Unione Europea abbia una sola voce”

Il rifiuto della guerra, ogni guerra, ci impone di non guardare dall’altra parte su quel che succede nell’est europeo. Per la precisione in Ucraina, le manovre militari russi e la volontà guerrafondaia della Nato che intende espandersi fino alla frontiera russa. Pubblichiamo la lettera di Mao Valpiana al governo italiano:

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Echi della stampa araba n. 11

In questa rubrica riprendiamo in sintesi, ma fedelmente, opinioni, commenti ed editoriali apparsi sulla stampa araba, che valutiamo siano di un certo interesse per il lettore italiano.

La pubblicazione non significa affatto la condivisione delle idee espresse.

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