Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

12 febbraio 2022  

Rassegna anno III/n. 042

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Il calendario ARCI 2022 è dedicato alle donne afghane. Per saperne di più: vai sul sito ARCI

Oggi, sabato 12 febbraio si svolgeranno a Milano e Roma due manifestazioni in solidarietà con il popolo curdo e per la liberazione di Apo Ocalan, il Mandela curdo.
“Anbamed, aps per la Multiculturalità” ha aderito alla campagna. Alla manifestazione di Milano parteciperà il presidente, Ismail Emiliano Kashbur.

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I titoli

Libia: Oggi riunione del Congresso a Tripoli. Situazione calma nella capitale.

Migranti: Alarm Phone ha segnalato una barca in avaria con 50 perone a bordo al largo di Misurata.

Afghanistan: USA sequestrano fondi afgani depostati a Washington, per indennizzi alle famiglie delle vittime dell’11 settembre 2001.

Yemen: I governativi avanzano su diversi fronti e Riad bombarda Sanaa,

Bahrein: Più stretta collaborazione con Israele in materia di sicurezza.

Le notizie

Editoriale sulla situazione in Libia

Si torna ad avere due governi in carica. Quello di Dbeibe insediato dall’ONU un anno fa e quello di Bash-Agha nominato dal Parlamento all’unanimità. È uno sviluppo che innalza la tensione a Tripoli, per il momento soltanto verbalmente. Le due notti sono passate senza scontri. Nella piazza dei Martiri un centinaio di seguaci del premier Dbeiba hanno improvvisato un presidio, per rivendicare lo scioglimento del Parlamento. Basha-Agha ha fatto sapere che entro una settimana presenterà il suo governo per ottenere la fiducia.

Secondo molti analisti libici, la situazione è meno drammatica di quel che sembra, perché il piano che è stato messo in campo dal presidente della Camera dei Deputati, Aqila Saleh, è stato studiato dall’Intelligence del Cairo, con il consenso di Washington. L’Egitto, oltre alla preoccupazione delle penetrazioni terroristiche dai confini libici, ha tutto l’interesse di una Libia pacificata per contribuire alla ricostruzione, con l’impiego secondo studi ufficiali, di 2 milioni di lavoratori egiziani. E non a caso, il ministro degli esteri del Cairo è stato il primo a contattare Basha-Agha per congratularsi. Anche il generale Haftar ha espresso la sua approvazione della nomina. Il suo portavoce, Mismari, ha fatto gli auguri al neo-premier.

Per la prima volta, il Parlamento e il Congresso (l’altra struttura consultiva) si sono messi d’accordo su un percorso comune verso le elezioni nel 2023, precedute da una revisione della Costituzione e un referendum.

Adesso lo scontro non è tra Bengasi e Tripoli, ma tutto interno alle forze presenti nella capitale. Tutt’e due i protagonisti sono originari di Misurata e probabilmente un intervento pacificatore lo potranno fare le autorità locali comunali.

Tutti gli indicatori locali, regionali e internazionali sostengono che non si andrà allo scontro armato tra milizie. Ad ogni caso, se finisce a cannonate, la forza soverchiante di Basha-Agha non lascerebbe scampo a Dbeiba. Molto probabilmente i ministri attuali cominceranno a dimettersi per evitare spargimenti di sangue, come avvenne per il governo Ghuweil, nel 2015, dopo la nomina del governo Sarraj. I capi delle milizie sono avvezzi al cambio di posizione, a secondo come gira il vento, e stanno di norma con chi tiene le chiavi della Banca Centrale. Per il momento stanno attendendo la posizione ufficiale del Congresso che si riunisce oggi a Tripoli.

Ci sono voci insistenti su un avvenuto incontro tra emissari dell’ambasciata USA e Dbeiba. Avrebbero chiesto al premier di mettersi da parte, con la promessa che non ci saranno contestazioni alla sua candidatura alle presidenziali.

Il silenzio della Turchia di Erdogan sembra indicare un’accettazione della nuova mossa egiziana, come cedimento sul fronte libico, per ottenere una maggior apertura nelle relazioni diplomatiche con Il Cairo e le monarchie del Golfo. Ankara ha già ottenuto garanzie che i suoi affari in Libia non saranno toccati. Il ritiro dei mercenari siriani sarà coordinato in modo bilanciato ed equilibrato con quelli russi e sudanesi, presenti a fianco di Haftar. In quella partita con l’Egitto, Erdogan aveva già sacrificato i Fratelli Musulmani egiziani, chiudendo le loro TV e limitando le loro azioni politiche sul territorio turco. Per raggiungere i suoi obiettivi di risanare la propria economia, con migliori rapporti commerciali con i paesi arabi, il neo sultano è disponibile a scaricare gli islamisti in Libia. Il presidente del Congresso libico, Meshri, ha sentito al telefono ieri sia il ministro della difesa turco Akar, sia lo stesso presidente Erdogan e le due parti hanno sottolineato – secondo il comunicato di Meshri – “la necessità di un percorso condiviso per la riscrittura della Costituzione e avanzare verso le elezioni”. Tradotto dal politichese: Ankara approva. La parte turca non ha espresso pubblicamente una posizione.

Oggi il Congresso, dominato dagli islamisti, si riunisce a Tripoli e, tra malumori e mal di pancia, si prevede che approvi la nomina di Basha-Agha a nuovo premier. “È una soluzione che rappresenta per la prima volta l’unità delle istituzioni libiche senza interventi esteri e il percorso disegnato è equilibrato. Il buonsenso dovrebbe convincere l’attuale premier a mettere da parte gli interessi personali”, ha detto ad Anbamed un deputato islamista di Misurata.

L’ultimo nodo della vicenda è la posizione dell’ONU. Dopo un commento imprudente da parte del portavoce del segretario generale di appoggio a Dbeiba, lo stesso Guterres ha aggiustato il tiro dichiarando che “l’ONU appoggia qualsiasi compromesso raggiungano le parti libiche. L’importante è quello di non perdere di vista l’appuntamento elettorale”. La missione UNSMIL, diretta dalla diplomatica statunitense Stephanie Williams, autrice del processo che aveva portato all’elezione di Dbeiba, nel Forum di Ginevra, non ha rilasciato dichiarazioni, ma sta lavorando per evitare il precipitare della situazione di sicurezza.

Messi nella bilancia tutti questi elementi, di fronte a Dbeiba non resta altro che cogliere l’occasione per dimettersi e raggiungere un accordo onorevole che gli garantisce gli interessi economici di imprenditore.   

Migranti

Alarm Phone ha lanciato ieri una segnalazione sulla presenza di un’imbarcazione in avaria al largo di Misurata, in Libia. A bordo, secondo il racconto dei migranti che hanno raggiunto telefonicamente l’ONG britannica, 50 persone. Sono state avvisate la guardia costiera libica e quella maltese, ma fino alla serata di ieri non risulta che ci siano state delle ricerche. Nel pomeriggio di ieri, Alarm Phone ha comunicato di aver perso il contatto con la barca e che i telefoni dei migranti a bordo non suonano più. Ci sono notizie a Misurata che sono stati intercettati dalla Guardia costiera libica e saranno riportati a Tripoli, ma non c’è ancora nessuna comunicazione ufficiale sull’operazione di salvataggio.

Afghanistan

L’amministrazione Biden ha deciso di “confiscare” metà dei fondi della Banca centrale afghana depositati a Washington, per finanziare i risarcimenti alle famiglie delle vittime dell’11 settembre 2001 e di assegnare l’altra metà ad aiuti alla popolazione afghana, ma senza passare dal governo Taliban. Il portavoce del governo di Kabul ha definito l’azione statunitense di “una formidabile bassezza”.

L’Onu ha comunicato che i due giornalisti internazionali, che collaboravano con l’ACNUR, sono stati rilasciati dalle autorità di Kabul dopo un breve arresto.

Yemen

Le truppe governative, sostenute dall’aviazione militare saudita ed emiratina, hanno conquistato la città di Harad, al confine dell’Arabia Saudita. L’aviazione di Raida ha compiuto raids sulle province di Hajja e Saada. Fonti locali a Sanaa sostengono che alle prime ore di stamattina sono state sentite forti esplosioni in diverse località della capitale. Sono stati notati caccia che hanno lanciato missili verso la città. Nessun comunicato dei ribelli Houthi sulle perdite e i danni.

Bahrein

All’ambasciata israeliana a Manama sarà aggiunto un addetto militare, che seguirà da vicino l’applicazione dell’accordo per la sicurezza firmato dal ministro della Difesa di Tel Aviv, Gantz, durante la sua ultima visita ad Abu Dhabi, Dubai e Bahrein. Questo militare coprirà anche l’incarico di ufficiale di collegamento tra Israele e la V flotta USA, dislocata nel Golfo e nel Mar dell’Oman.

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Approfondimento

Il tempo della libertà è arrivato: Appello per una mobilitazione in Italia il 12 febbraio per la liberazione di Abdullah Öcalan

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Echi della stampa araba n. 11

In questa rubrica riprendiamo in sintesi, ma fedelmente, opinioni, commenti ed editoriali apparsi sulla stampa araba, che valutiamo siano di un certo interesse per il lettore italiano.

La pubblicazione non significa affatto la condivisione delle idee espresse.

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