Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

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Rassegna anno V/n. 033 (1284)

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Appello

Tutti i giorni arrivano nuove adesioni all’appello che abbiamo lanciato per un cessate il fuoco permanente e per il rilascio dei prigionieri civili.

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L’elenco dei sottoscrittori dell’appello lo trovate sul sito, in questa pagina: qui.

Le notizie

Genocidio a Gaza

120esimo giorno di aggressione israeliana contro la popolazione di Gaza. 112 civili uccisi nella giornata di ieri fino alle ore 18:00.

È iniziata l’ultima avventura israeliana a Rafah. Nella notte e all’alba di oggi, caccia e navi hanno fatto piovere bombe su abitazioni della città e sui campi profughi improvvisati che ospitano gli sfollati. Secondo stime giornalistiche sono almeno 100 le vittime di questa escalation. La gente non sa dove fuggire e si assiepa alla rete di filo spinato che separa Gaza dal territorio egiziano. Da Rafah passano i pochi aiuti umanitari che tengono in vita quasi due milioni di persone, condannati adesso a morire di fame e sete.

A Khan Younis è in corso la guerra contro gli ospedali. Quello di Nasser è sottoposto ad un assedio aereo con bombardamenti nei dintorni. La struttura della Mazzaluna rossa, Amal, invece è assediato con le truppe di terra, che impediscono l’entrata di rifornimenti.

Le truppe di occupazione hanno demolito con l’esplosivo un quartiere intero della città di Khan Younis, per la preparazione della striscia di sicurezza che l’esercito israeliano intende istituire a Gaza, cancellando ogni forma di vita e radendo al suolo tutte le costruzioni.

I bombardamenti ed i combattimenti sono incessanti in tutte le zone della Striscia. Gli scontri armati sono stati intensi nel centro di Gaza città ridotta a ruderi e nella zona occidentale centrale.    

Diplomazia

Il cinismo delle diplomazie statunitensi e di UE e Nato è stucchevole. Parlano del dopo guerra, ma nessuno si impegna per la fine della carneficina genocida compiuta da Israele. L’Algeria ha preparato una risoluzione per il cessate il fuoco permanente, ma la proposta è ostacolata da Washington. Il pretesto è che un eventuale risoluzione danneggi le trattative in corso per la liberazione degli ostaggi. Quello che importa a questi centri di potere sono le sorti dell’uomo bianco israeliano; dei milioni di palestinesi non interessa nulla.

Siria-Iraq

Biden ha iniziato la sua guerra di vendetta in Oriente. Una notte di bombardamenti sui territori iracheni e siriani. Sono state colpite basi militari al confine tra i due paesi, nei dintorni di Al-Qaim e Abu Kamal. E sono stati colpiti obiettivi a sud di Damasco. In Iraq sono stati uccisi 3 soldati dell’esercito iracheno e 2 civili. In Siria le vittime di questi attacchi sono state oltre 7 combattenti e 5 civili. I danni – secondo il comunicato dell’esercito siriano – sono stati ingenti.

I due governi hanno condannato l’aggressione statunitense accusata di rendere la zona maggiormente destabilizzata e di indebolire la lotta contro il terrorismo jihadista. Particolarmente duro il comunicato del governo di Baghdad che sottolinea che questi attacchi sono una violazione della sovranità e una rottura degli accordi bilaterali.

Washington parla di un primo piatto che sarà seguito da altri, nei modi e nei tempi prestabiliti. Una vendetta per l’uccisione di tre soldati nella base Burj 22 in Giordania. Le milizie della resistenza islamica in Iraq hanno rivendicato azioni di risposta con lanci di missili e droni contro le basi USA a Ain Assad, nella provincia di Al-Anbar, contro le basi nel nord est siriano e a Tanaf, al confine con la Giordania. Un circolo vizioso che non avrà fine e trascinerà tutto il Medio Oriente in un’instabilità infinita.

L’Iran non è stata colpita, nella logica di limitare il conflitto, ma questo è il punto debole della strategia di Washington. La stampa di Teheran commenta gli attacchi USA come una parte della campagna elettorale di Biden.

ONU

L’alto commissario per i diritti umani dell’ONU, Turk, ha messo in guardia dai disastrosi effetti dell’attacco militare israeliano contro Rafah. “La città è stata la meta di un milione di mezzo di sfollati indirizzati lì dall’esercito israeliano. Bombardarla sarà una strage. Rafah è una pentola a pressione piena di disperazione”. Le minacce del ministro della Guerra di Tel Aviv, Galant, sono state molto chiare. La loro applicazione significa che Israele intende deportare la popolazione gazzawi nel Sinai egiziano.

Cisgiordania e Gerusalemme

Rastrellamenti nel campo di Diheisha, a Nablus, Tulkarem e ad El-Khalil, con feriti ed arresti. Tutta la popolazione palestinese della Cisgiordania è in ostaggio dell’esercito di occupazione che circonda città e villaggi con carri armati e con la chiusura delle strade tramite barriere metalliche e blocchi di cemento. I coloni hanno mano libera di agire indisturbati con i loro mitra e bulldozer. Il governo di Tel Aviv ha approvato la confisca di terreni palestinesi per la costruzione di nuove 13 colonie e relative strade di collegamento dedicate, cioè vietate ai palestinesi. Una politica di Apartheid che al suo confronto impallidisce quella dei coloni bianchi in Sud Africa dei decenni passati.

Prigionieri

Una battuta d’arresto nelle trattative per lo scambio di prigionieri tra Hamas e Netanyahu. Le dichiarazioni del premier hanno rallentato una risposta del movimento palestinese. Si attende nella regione la visita del segretario di Stato USA, Blinken, che arriva oggi e toccherà Arabia Saudita, Egitto, Israele e l’ANP.

Le proteste dei familiari degli ostaggi sono continuati tutti i giorni e per stasera è annunciata una grande marcia per far pressione sul governo ed indurlo ad affrontare con serietà la trattativa per la liberazione dei loro cari.

Israele

Fino a tarda notte si è tenuta una riunione del consiglio di guerra e del governo ristretto, ma senza arrivare a delle conclusioni certe sui i temi di occupazione militare di Gaza e sul dossier ostaggi. Netanyahu ha riaffermato i suoi tre NO: niente ritiro da Gaza, nessuna fine della guerra prima di raggiugere gli obiettivi e no al rilascio di migliaia di detenuti palestinesi nelle carceri israeliane.

Netanyahu vuole arginare il deragliamento del suo governo, irrigidendo le posizioni politiche per accontentare l’ala di estrema destra. Secondo il quotidiano Haaretz, l’ala di centro guidata da Gantz ha minacciato di uscire dal governo se sarà chiaro che Netanyahu respingerà lo scambio di prigionieri per motivi politici oppure se intende mantenere a lungo l’occupazione militare di Gaza.

Yemen

Le milizie Houthi hanno comunicato che aerei statunitensi e britannici hanno bombardato diverse località in Yemen ad est di Saada. Non sono state fornite dettagli sulle perdite e i danni. Fonti militari di Washington hanno confermato l’attacco definito “difensivo”. Gli Houthi hanno affermato di aver risposto all’aggressione con il lancio di missili e droni contro navi militari.

La Memoria come strumento di Pace

Domenica 28 gennaio, Anbamed ha partecipato ad una tavola rotonda, a Milano, in piazza Scala, organizzata dalla CGIL (leggi l’intervento di Farid Adly)

Notizie dal Mondo

Sono passati 23 mesi e 9 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.

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Approfondimenti

In ricordo di Massimo Gorla QUI

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Contro la scorta mediatica di Netanyahu Leggi tutto

La resistenza del popolo curdo contro il genocidio  QUI

In ricordo di John Pilger, un maestro di giornalismo. leggi.

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A proposito di foto di guerra e di confronti pertinenti: I prigionieri palestinesi denudati ed esposti al mondo cosa vi ricordano? Qui

I bambini di Gaza mandano un video per il compleanno di Papa Francesco: Il video

Guernica: Flash Mob in solidarietà con Gaza: QUI.

  • [Finestra sulle Rive Arabe] Tra sogno e incubo, alcuni aspetti della narrativa fantastica egiziana contemporanea. QUI

1 commento

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