Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

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Rassegna anno V/n. 050 (1301)

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Appello 1

Tutti i giorni arrivano nuove adesioni all’appello che abbiamo lanciato ad ottobre per un cessate il fuoco permanente e per il rilascio dei prigionieri civili.

Potete aderire, scrivendo alla redazione. Diffondete, per favore!

L’elenco dei sottoscrittori dell’appello lo trovate sul sito, in questa pagina: qui.

Appello 2

Mai Indifferenti. Voci ebraiche per la PACE leggi tutto

Le notizie

Genocidio a Gaza

I caccia e i droni di Tel Aviv hanno bombardato i raduni degli sfollati che stavano aspettando la distribuzione degli aiuti umanitari, arrivati nel centro della Striscia con i camion dell’ONU. Una trappola criminale che ha visto l’uccisione di decine di persone e il ferimento di almeno cento, in maggioranza donne e bambini. O morire di fame oppure sotto le bombe.

Bombardamenti anche a Khan Younis e Rafah. L’esercito israeliano malgrado l’occupazione da oltre tre mesi del nord della Striscia, non controlla il territorio. Sono partiti lanci di razzi palestinesi contro le colonie israeliane limitrofe.

Da Tel Aviv, l’esercito informa di aver completato i piani per l’offensiva di terra contro Rafah, malgrado il pericolo di una strage di civili. Una determinazione che denota le intenzioni di sterminio dei palestinesi, per una pulizia etnica dichiarata per bocca dei politici estremisti nel governo Netanyahu. L’unica prospettiva per i civili palestinesi è quella di essere buttati a mare.

Cisgiordania e Gerusalemme

Altri tre giovani palestinesi morti per le pallottole israeliane in Cisgiordania. Gli attacchi dell’esercito e le incursioni dei coloni hanno riguardato quasi tutte le province.

È particolarmente critica la situazione a Burqa, a nord di Nablus. La cittadina è assediata dall’esercito israeliano da tre giorni, dopo un’incursione di coloni che avevano devastato terreni e bruciato case e auto. L’esercito sta compiendo rastrellamenti casa per casa alla ricerca di attivisti che si erano opposti alle incursioni dei coloni ebrei armati.

Corte Int. di Giustizia

L’arroganza di Israele è arrivata ai più bassi livelli di indecenza. Per il ministro degli esteri, Katz, la Corte int. di Giustizia è un “circo mediatico di nessun valore”. Dopo la sentenza del 26 gennaio, la Corte sta svolgendo, da ieri lunedì, un’udienza pubblica per rispondere al quesito giuridico posto dall’Assemblea generale dell’ONU “sulla natura dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi occupati militarmente dal 1967”. Ieri è stato ascoltato l’intervento della delegazione palestinese, che ha elencato i crimini compiuti dall’esercito occupante e dai coloni e soprattutto le mire di cancellare la base territoriale per la nascita di uno Stato palestinese.

Della nota scritta dal governo italiano alla Corte, si potrebbe dire senza timore di smentita che è vergognosa. Sposa appieno la tesi di Tel Aviv. Il governo Meloni sostiene che è meglio che la Corte Internazionale di Giustizia non si pronunci, perché questo danneggerebbe la possibilità di negoziato tra le parti. (Il verbale della seduta di ieri, in inglese)

ONU

Le relatrici dell’ONU sono seriamente preoccupate per le denunce di esecuzioni, stupri e molestie contro le donne palestinesi arrestate o fatte sparire forzatamente dall’esercito israeliano a Gaza e Cisgiordania. In un documento, firmato da tutte le relatrici che si occupano delle discriminazioni e violazioni dei diritti delle donne, si chiede un’indagine indipendente internazionale sui casi denunciati. “In almeno un caso, una donna di Gaza è stata uccisa davanti ai figli minori, in un’esecuzione extragiudiziale di piazza compiuta dai soldati israeliani”.

UE azzoppata

26 paesi dell’UE hanno approvato la richiesta di un cessate il fuoco a Gaza, ma il documento non è diventato ufficiale per l’opposizione dell’Ungheria. Lo stesso per le sanzioni contro i coloni ebrei israeliani nei territori palestinesi occupati. Al Consiglio degli affari esteri la riunione è andata a vuoto, è mancata l’unanimità. Budapest è contraria, Spagna e Irlanda premono per iniziative concrete: riconoscimento dello Stato di Palestina. Le uniche decisioni intraprese riguardano il Mar Rosso contro gli Houthi. Il nuovo antisemitismo europeo è contro gli arabi.

Prigionieri

Il canale tv 13 israeliano ha trasmesso un’inchiesta sui prigionieri palestinesi catturati a Gaza, descrivendo le condizioni in cui sono trattenuti come infernali: “celle strette affollate e cibo insufficiente. Perquisizioni con cani feroci e musica ebraica nazionalista che inneggia alla vittoria di Israele”. L’inchiesta della tv israeliana accenna all’apertura di “una prigione sotterranea, da diversi anni in disuso”. A dicembre, una richiesta riguardante questa prigione-tomba era stata annunciata dal ministro Bin Gvir.

Il Comitato palestinese per la protezione dei prigionieri ha definito le condizioni di prigionia nelle carceri israeliane simili a quelle statunitensi di Abu Ghraib (in Iraq) e Guantanamo.

Israele

Il parlamento israeliano è fallito nell’esclusione del deputato Ofer Kassif dall’incarico. Il parlamentare del Fronte Democratico per la Pace e l’Uguaglianza è stato deferito alla commissione disciplinare per aver firmato una lettera aperta alla Corte Int. di Giustizia, in sostegno alla richiesta del Sud Africa di condannare Israele per il genocidio in corso a Gaza. A favore dell’espulsione hanno votato 85 deputati su 120, 5 in meno rispetto alla maggioranza richiesta di 3 quarti, cioè 90 deputati. Nella conferenza stampa, Kassif ha respinto con forza le accuse di essere sostenitore di Hamas: “Sono contro questa aggressione e non si deve bere tutte le bugie di questo governo sul genocidio a Gaza”. Gli estremisti di destra sono infuriati ed accusano, per bocca del ministro Smotrich, di essere favorevoli a Hamas anche i deputati che non hanno approvato l’espulsione del deputato comunista.

Libano

Due raids aerei israeliani su Al-Ghazieh, la zona industriale di Saida (Sidone). Sono stati colpiti depositi di carburante e l’esplosione ha causato 14 feriti, la maggior parte lavoratori siriani e palestinesi. Come al solito l’esercito israeliano, per coprire il crimine, ha sostenuto di aver colpito obiettivi di Hezbollah. Dal Libano sono partiti missili telecomandati contro le postazioni militari israeliane nella regione libanese occupata da Israele (dal 1967) e nel Golan siriano occupato. Secondo fonti di Tel Aviv sono rimasti feriti tra soldati.  

Yemen

È guerra aperta in Yemen. Le aggressioni anglo-statunitensi sul territorio yemenita sono diventate quotidiane con decine di vittime civili, mentre gli attacchi delle milizie Houthi non cessano. I comunicati di Centcom parlano di obiettivi militari ed in particolare rampe di lancio di missili e droni. Dal canto loro i miliziani Houthi non demordono. Ieri sono state prese di mira due navi britanniche e una statunitense. Una delle navi è stata colpita in pieno e seriamente da un missile balistico, che ha causato seri danni. Il personale della nave è stato evacuato dall’intervento della marina di Gibuti. In questo clima di escalation militare, l’UE ha avviato la sua missione cosiddetta “difensiva” nel mar Rosso denominata Aspides.

Brasile-Israele

Dopo le vergognose reazioni del premier israeliano Netanyahu alle dichiarazioni del presidente Lula sul genocidio a Gaza, il Brasile ha richiamato il proprio ambasciatore in patria ed espulso quello israeliano.

Lula aveva definito la guerra israeliana sulla popolazione di Gaza un genocidio e lo ha paragonato ai massacri dei nazisti nella seconda guerra mondiale. Netanyahu ha definito le parole di Lula “vergognose e pericolose”. Il suo ministro degli esteri ha dichiarato di aver convocato l’ambasciatore brasiliano per “rimproverarlo”, linguaggio che esula da qualsiasi tradizione diplomatica. Da qui la reazione forte di Brasilia.

Libia

Una vicenda che sta scuotendo la Libia, ma che non ha trovato eco sulla stampa internazionale. La notte tra sabato 17 e domenica 18 febbraio è avvenuta una strage di miliziani all’interno di una casa nel quartiere di Abu Selim, a sud di Tripoli. 10 miliziani appartenenti alla milizia filo governativa “Forza di Stabilità” sono stati trovati uccisi con pallottola alla nuca e sul resto del corpo. Tre di loro sono fratelli. L’identità delle vittime non è stata svelata. 

Si tratterebbe di una brutale esecuzione in una guerra tra milizie che, malgrado siano a sostegno e finanziate dal governo Dbaiba, sono in lotta tra di loro per il controllo del territorio. L’appartamento dov’è avvenuta la strage si trova in una zona sotto il controllo della milizia di “sostegno alla stabilità”, guidata da Abdul Ghani al Kikli, e affiliata al Governo di unità nazionale. 

L’atroce strage è avvenuta proprio nel giorno del 13esimo anniversario della rivolta del 17 febbraio. La procura ha aperto un’indagine contro ignoti. 

Zone di influenza, controllo dei centri di detenzione per migranti, contrabbando di petrolio e esseri umani sono i motivi delle contese tra le varie milizie, che agiscono come strutture mafiose penetrate nel corpo dello “Stato”. 

L’UNSMIL, la missione Onu per il sostegno alla Libia, ha emesso un comunicato nel quale esprime timori sul probabile avvio di una faida tra milizie. 

Notizie dal Mondo

Sono passati 23 mesi e 26 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. 11 bambini ucraini lasciano la Russia e tornano dalle loro famiglie, via Bielorussia, con la mediazione del Qatar.

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