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Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

Rassegna anno V/n. 077 (1328)

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Appello 1

Tutti i giorni arrivano nuove adesioni all’appello che abbiamo lanciato ad ottobre per un cessate il fuoco permanente e per il rilascio dei prigionieri civili.

Potete aderire, scrivendo alla redazione. Diffondete, per favore!

L’elenco dei sottoscrittori dell’appello lo trovate sul sito, in questa pagina: qui.

Appello 2

Mai Indifferenti. Voci ebraiche per la PACE leggi tutto

Le notizie

La madre di tutte le guerre

21 anni fa, il 19 marzo 2003, è avvenuta l’aggressione di Bush all’Iraq. Una guerra devastante che ha causato un milione di morti, distrutto un paese e destabilizzato tutta la regione. Un crimine di guerra impunito. Le fandonie sulle armi di distruzione di massa prima, i legami con Al Qaeda e poi l’immensa bugia sull’esportazione della democrazia e il grande nuovo medio oriente. Qaeda ed Isis sono state piantate nella regione dai semi sparsi nei campi di concentramento statunitensi in Iraq: tutti i capi del terrorismo jihadista, da Zarqawi a Baghdadi, sono passati sotto le mani degli istruttori militari torturatori nelle carceri di Camp Bucca e Abu Ghraib. (Per approfondire, QUI, in inglese).

Non abbiamo ancora guardato i giornali. Chi se ne sarà ricordato? Saranno in pochi, tanto i morti sono arabi. Un sottile velo di razzismo mediatico.

Genocidio a Gaza

Nella giornata di ieri, lunedì, l’esercito israeliano ha compiuto 8 stragi contro i civili a Gaza: 81 uccisi e 116 feriti. Il numero dei civili assassinati ha raggiunto la cifra enorme di 31.726, ma la sete di sangue e vendetta di Netanyahu e dei suoi generali non è ancora appagata. Ricordiamo che i nazisti, il 24 marzo 1944, alle Fosse Ardeatine hanno imposto la decimazione (10 civili assassinati per ogni soldato ucciso all’attentato partigiano di via Rasella). Netanyahu ha superato di gran lunga il feldmaresciallo Kesselring.

Ospedali nel mirino

Ieri, di nuovo i generali israeliani hanno attaccato il complesso ospedaliero di Shifà a Gaza city. Bombardati dai caccia i dintorni dell’ospedale e con i cannoni e carri armati i reparti e l’ingresso. Distrutto il reparto di chirurgia e incendiato l’atrio del pronto soccorso. I cecchini hanno sparato contro chiunque si muovesse o si avvicinasse alle finestre. Un attacco studiato e pianificato e reclamato mediaticamente come un’operazione delicata e di precisione. È stato assassinato un capo della polizia palestinese, Faiq Al-Mabhouh, responsabile della distribuzione degli aiuti umanitari e coordinatore con l’ONU. Il portavoce israeliano lo ha presentato come un trofeo: “è stato ucciso il capo della polizia segreta di Hamas”. Goebbles docet.

Giornalisti

Nell’offensiva contro il complesso ospedaliero Shifà, l’esercito israeliano ha arrestato il giornalista di Al-Jazeera, Ismail El-Ghol, e tutta l’equipe dell’emittente del Qatar, che stava seguendo in diretta i bombardamenti israeliani contro i reparti, mostrando le immagini dei colpi lanciati da carri armati e cecchini sugli sfollati ammassati all’interno della struttura. I generali israeliani non vogliono testimoni. Infatti non hanno mai lasciato entrare a Gaza giornalisti indipendenti, ma solo embedded e sottoposti alla censura militare. L’equipe è stata maltrattata, come ha documentato in diretta l’emittente nelle prime fasi dell’operazione, che poi è stata interrotta dalla repressione violenta dei soldati, tagliando i cavi dell’energia elettrica. El-Ghol è stato liberato in serata di ieri, dopo una dura telefonata del primo ministro del Qatar al segretario di Stato USA Blinken, che a sua volta si è mosso per far pressioni sul governo “cosiddetto democratico” di Tel Aviv. Molti colleghi italiani hanno rivolto la testa dall’altra parte.

Uccidere per fame

Anche il commissario UE per la politica estera ammette che Israele sta usando la fame imposta alla popolazione di Gaza come un’arma di guerra. La notizia è stata ripresa dalle agenzie di stampa italiane e internazionali, ma certi giornaloni hanno evitato di riprenderla, oppure l’hanno nascosta tra le righe in pagine interne. Qualcuno ha invece pubblicato la risposta al veleno di Tel Aviv, che come al solito tira in ballo l’antisemitismo e il diritto di Israele a fare quello che vuole. Ecco cosa scrive l’ANSA: “La fame a Gaza è usata come arma di guerra, diciamolo chiaro.

Ci sono sette mesi di derrate alimentari bloccate. Israele deve aprire i cancelli e fare entrare gli aiuti”. Lo ha detto l’alto rappresentante Josep Borrell intervenendo allo European Humanitarian Forum 2024.

 “Prima della guerra, Gaza era una grande prigione a cielo aperto, oggi è un grande cimitero a cielo aperto, anche per quello che riguarda il rispetto delle regole internazionali”, ha aggiunto Borrell secondo il quale “ci sono derrate alimentari accumulate per mesi, che aspettano di entrare a Gaza, mentre al di là del confine si muore di fame”. “È arrivato il momento di fare qualcosa e non solo lamentarsi, ne parleremo oggi al consiglio”, ha proseguito Borrell aggiungendo che spera che sia possibile arrivare all’accordo politico per sanzioni ad Hamas e ai coloni violenti in Cisgiordania”.

UNRWA

L’alto commissario dell’UNRWA ha denunciato che l’esercito israeliano ha vietato il suo ingresso a Gaza. In una conferenza stampa, al Cairo, con il ministro degli esteri egiziano, Shokri, ha spiegato che è la prima volta che una cosa simile contro un rappresentante dell’ONU avvenga, in tutti i conflitti del mondo. “La gravità di questa decisione avviene mentre la fame nella Striscia di Gaza, soprattutto nelle città e campi del nord, è gravissima e sta entrando in una fase pericolosa. Questa fame non è causata da una catastrofe naturale, ma per volontà dell’uomo e si potrebbe evitarla. L’esercito israeliano forza occupante del territorio è il responsabile di tutto ciò che avviene ed ha il dovere per le leggi internazionali di guerra di proteggere la popolazione civile”.

La guerra di Netanyahu è anche contro il ruolo dell’ente per gli aiuti ai profughi palestinesi, che ricorda al mondo la Nakba del 1948 e il diritto dei palestinesi al ritorno nelle loro case.   

Trattative

La delegazione israeliana è arrivata a Doha. Un ritardo di tre giorni voluto dal premier Netanyahu per imporre la propria visione all’interno del suo governo e per evitare la perdita della sua maggioranza. Gli estremisti dei sionisti religiosi, infatti, avevano minacciato di ritirare i propri ministri e uscire dalla maggioranza in caso di liberazione di detenuti palestinesi importanti, come Barghouti. Nella capitale del Qatar è presente anche una delegazione di Hamas proveniente da Gaza, oltre ai leader politici già residenti nell’emirato. È la prima volta di una trattativa indiretta così ravvicinata. Le posizioni delle due parti sono ancora lontane. Hamas ha accettato di trattare sotto la minaccia delle bombe, ma chiede che le trattative si concludano con il ritiro delle truppe israeliane, iniziando nella prima fase a lasciare libere le principali arterie stradali per permettere il ritorno sicuro della popolazione sfollata verso le città del nord della Striscia. Questo atteggiamento conciliante avviene malgrado che il terzo uomo del movimento, Marwan Issa, sia stato assassinato venerdì con un bombardamento intenso sulla sua casa sganciando un totale di 20 tonnellate di esplosivo.

Le posizioni sono ancora lontane. Netanyahu minaccia che è pronto il piano di attacco terrestre su Rafah e che lo farà con o senza accordo ed ha ridotto lo spazio di autonomia decisionale della delegazione spedita a trattare a Doha. Quindi i tempi per un accordo saranno più lunghe. Washington preme per un accordo, per evitare l’offensiva su Rafah nel mese di Ramadan. Una partita durissima, nella quale l’ultimo pensiero è rivolto alla vita dei milioni di palestinesi e degli ostaggi israeliani. Contano di più le poltrone di Netanyahu e Biden.

Cisgiordania e Gerusalemme Est

Continua incessante la guerra di Netanyahu, Bin Gvir e Smotrich in Cisgiordania. Rastrellamenti ieri in tutte le città occupate, con 25 arresti di attivisti palestinesi, tra i quali un giornalista e una ex detenuta, Roda Abu Ajmia, liberata lo scorso novembre nello scambio prigionieri.

Bin Gvir si è vantato di aver distribuito 100 mila mitra ai coloni in Cisgiordania. Il loro intento dichiarato è la cancellazione dalla faccia della terra la Palestina e far sparire i palestinesi. O sudditi umiliati senza diritti oppure morti.

Siria

Un gravissimo attacco di jihadisti armati contro la sede municipale di Bagheuz, l’ultima roccaforte dell’Isis, liberata dai combattenti curdi nel 2019. Tre uomini vestiti con uniforme delle Forze democratiche siriane sono arrivati su un’auto alla sede del consiglio municipale. Hanno chiesto da bere alle guardie e quando sono riusciti ad entrare all’interno della struttura, hanno minacciato le guardie con i mitra, le hanno ammanettate, rubato materiale sensibile come computer, apparecchiature elettroniche e telefonini. Poi sono scappati. L’azione è grave perché avviene il giorno dopo la fuga di una donna di nazionalità egiziana, moglie di un capo di Daiesh, scappata dal campo di El-Hol, nella provincia dii Hasaka.  

Notizie dal Mondo

Sono passati due anni e 23 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.

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