Per ascoltare l’audio di oggi, 23 marzo 2024:

Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

Rassegna anno V/n. 081 (1332)

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Appello 1

Tutti i giorni arrivano nuove adesioni all’appello che abbiamo lanciato ad ottobre per un cessate il fuoco permanente e per il rilascio dei prigionieri civili.

Potete aderire, scrivendo alla redazione. Diffondete, per favore!

L’elenco dei sottoscrittori dell’appello lo trovate sul sito, in questa pagina: qui.

Appello 2

Mai Indifferenti. Voci ebraiche per la PACE leggi tutto

Le notizie

Genocidio a Gaza

Israele continua la sua operazione di genocidio contro la popolazione di Gaza. Non è una guerra contro Hamas, ma contro la gente palestinese civile e disarmata, come mostra questo video che pubblichiamo in un articolo a parte QUI (credit: Al-Jazeera).

Nella giornata di ieri l’esercito israeliano ha compiuto 9 stragi in bombardamenti contro case e tende nei campi profughi di Khan Younis, Rafah e Deir Balah. Uccisi 82 civili e feriti altri 110.

Ospedali nel mirino

Continua l’offensiva contro l’ospedale Shifà. È il quarto attacco e dura da una settimana. Bombardati dal cielo gli edifici intorno e si stringe il cerchio dei carri armati all’interno del complesso sanitario. L’ospedale è stato trasformato in campo di battaglia. Girano immagini di carri armati israeliani che schiacciano feriti palestinesi, colpiti precedentemente dai cecchini. Erano in fuga dall’ospedale, in ottemperanza degli ordini di sfollamento annunciati dagli altoparlanti dell’esercito. I soldlati ordinano lo sfollamento e poi sparano a chi esce a piedi dalla struttura. Molti gli appelli delle famiglie assediate che chiedono di essere evacuate con l’aiuto di organismi internazionali di soccorso, ma l’esercito non ha ammesso l’ingresso della Croce rossa internazionale.

Le bugie del portavoce dell’esercito sull’arresto di capi di Hamas all’interno dell’ospedale sono diventate palesi, dopo la pubblicazione propagandistica, per uso dei media internazionali, delle foto di un centinaio di presunti arrestati. Diversi media arabi hanno scoperto che le foto non appartengono ai nomi affibbiati, molti dei nomi sono sì di dirigenti di Hamas ma sono residenti all’estero e altri dirigenti elencati tra gli arrestati hanno rilasciato dichiarazioni di essere liberi. Il portavoce israeliano ha ammesso la discordanza dei dati e lo ha riferito ad un errore umano. Una tecnica comunicativa ben oliata. I media israeliani e internazionali hanno pubblicato la foto iniziale, ma non hanno rettificato dopo l’ammissione della gaffe. Secondo molti analisti, anche d’oltre oceano, l’attacco all’ospedale Shifà mira ad impedire il successo e l’ordine nella distribuzione degli aiuti. Nell’operazione nei dintorni dell’ospedale sono stati uccisi infatti i capi della polizia di Gaza e alcuni dei notabili che avevano partecipazione agli incontri con gli organismi ONU e internazionali, per una distribuzione ordinata degli aiuti.

La guerra ai bambini

Tre bambini sono morti ieri nell’ospedale Shifà assediato, per mancanza di latte e acqua. L’Unicef ha definito l’aggressione israeliana in corso come “una guerra contro i bambini”. Il portavoce James Elder, dopo una visita nella Striscia, ha dichiarato che “il numero dei bambini morti è spaventoso. Normalmente nei conflitti le vittime tra i bambini rappresentano il 20%, ma qui a Gaza la percentuale è doppia, parliamo del 40%. C’è dell’accanimento in tutto questo e la situazione non sembra concludersi, la gente è disperata e ha paura che avvenga la minaccia di questa pazza idea di invadere via terra Rafah”.

ONU

La bozza di risoluzione avanzata da Washington per un cessate il fuoco temporaneo è stata bloccata dal veto di Russia e Cina. Ha votato contro anche l’Algeria. “La proposta di risoluzione statunitense è strumentale e serve a coprire i crimini di Israele contro i palestinesi, per poter lasciare mano libera al governo Netanyahu di riprendere la guerra subito dopo lo scambio di prigionieri. C’è un’altra bozza per un cessate il fuoco immediato e durature presentato dai paesi non permanenti e che aveva ottenuto il voto favorevole di 14 membri, ma era stato bloccato dal veto USA”. La mossa politica di Washington per intortare i paesi arabi che girano nella sua orbita ha ricevuto uno stop. Adesso si deve partire daccapo per ritessere le fila della matassa. Il presidente francese Macron ha annunciato che il suo paese sta lavorando ad un nuovo testo.

Lunedì si aprirà la discussione e la votazione su una nuova proposta di risoluzione avanzata da 7 paesi non permanenti. Chiede un cessate il fuoco permanente, liberazione degli ostaggi, ritiro delle truppe e un avvio di una conferenza internazionale ONU per la risoluzione dei due Stati.

Cisgiordania e Gerusalemme est  

Ieri, nei pressi di una colonia ad ovest di Ramallah, un palestinese armato con un mitra di fabbricazione israeliana ha attaccato un pullman carico di coloni e soldati. Ne è scaturita una sparatoria ed un inseguimento, con truppe di terra e elicotteri, durato sette ore e concluso con l’uccisione dell’attentatore palestinese e il ferimento di 7 soldati. All’alba di oggi sabato, i bulldozer dell’esercito hanno circondato la casa della famiglia per procedere alla demolizione, come vendetta collettiva.

Rastrellamenti dell’esercito israeliano anche a Nablus, Tulakrem, Betlemme e Gerusalemme est con oltre 30 arresti tra gli attivisti contro l’occupazione militare.

Nel 2024, il governo israeliano ha messo mano su vasti territori palestinesi, in Cisgiordania e Gerusalemme est, in misura maggiore rispetto a tutti gli ultimi 30 anni. in soli due provvedimenti sono stati confiscati 10.640 donum (un donum = 1000 mq), per l’allargamento di colonie ebraiche illegali. Espansionismo coloniale e sostituzione etnica.

Trattative

La guerra psicologica di Netanyahu non ha funzionato con i capi di Hamas. La sua chiusura a qualsiasi accordo che metta fine all’aggressione non ha dato i suoi risultati sperati, cioè di riportare a casa gli ostaggi e poi continuare la guerra per la deportazione dei gazzawi. Ieri sera, il consiglio di guerra, dopo l’incontro con Blinken, ha approvato di allargare i poteri dei negoziatori israeliani a Doha ed ha rimandato il capo dei servizi, Barnea, in Qatar. Il ministro degli esteri israeliano parla “dell’apertura di una finestra” verso un accordo.

Le dichiarazioni dei politici USA sono ottimiste. “Siamo vicini ad un accordo”, ha detto il portavoce della Casa Bianca, ma era prima della bocciatura della risoluzione al Consiglio di Sicurezza.

Jihadismo

L’Isis ha rivendicato, su un canale fiancheggiatore social, l’attentato contro la sala di musica moscovita, Crocus city hall. Il numero delle vittime viene aggiornato continuamente e dovrebbe essere di 40 uccisi e oltre 100 feriti o ustionati. La stampa parla invece di 62 morti e 145 feriti. La polizia ha fornito i nomi di 99 feriti, ma afferma che le verifiche sono ancora in corso. Un gruppo armato formato da 4 uomini armati di mitra e bombe a mano, è entrato in azione all’interno della sala dove si teneva un concerto rock. Hanno sparato all’impazzata. Si è sprigionato un incendio che ha divorato metà della struttura. “Un inferno”, come l’ha definito una sopravvissuta che è riuscita a salvarsi nascondendosi tra le sedie e poi strisciando fino all’uscita. Secondo fonti di Washington, la CIA ha avvisato i servizi russi dei preparativi jihadisti. Se viene confermata la rivendicazione dell’Isis, anche nella realtà e non solo nel mondo virtuale, il dito è puntato contro l’ala afghana, la cosiddetta Isis-Khorasan, la più sanguinaria delle formazioni del falso Stato islamico, ma ci sono anche le filiali dell’Isis del Wilayat Quqaz (La regione caucasica). Attualmente i talebani al potere in Afghanistan sono rivali dell’Isis; Mosca anche se non li ha riconosciuti, no ha ritirato la sua ambasciata da Kabul. L’intervento russo, inoltre, è stato fondamentale in Siria per aiutare il governo di Bashar Assad contro la deriva jihadista della rivolta popolare. I jihadisti delle repubbliche russe del Caucaso attivi in Siria sono poi tornati in Russia dopo la sconfitta, costituendo una minaccia per Mosca. A questo si aggiungono le tensioni nel Sahel. L’instabilità nell’Africa Occidentale ha dato vita a colpi di stato filo-russi in Niger, Mali e Burkina Faso. In questi paesi i mercenari della Wagner hanno ingaggiato la lotta allo Stato Islamico e anche ai gruppi fedeli ad Al Qaeda, che controllano molti territori.

Dopo gli avvertimenti dell’ambasciata USA a Mosca su eventuali preparativi terroristici, Putin aveva definito un «ricatto» quelle dichiarazioni. Il presidente russo aveva accusato che «I nemici hanno praticato l’uso di tutti i tipi di gruppi terroristici radicali transfrontalieri per raggiungere i loro interessi e hanno incoraggiato ogni aggressione contro la Russia».

Migranti

65 corpi in una fossa comune nel pieno deserto nel sud della Libia. Lo ha annunciato l’OIM, organizzazione internazionale per le migrazioni. Non si conoscono le circostanze della morte, la data e le nazionalità. Le autorità libiche hanno aperto un’inchiesta e iniziate le procedure per l’identificazione e per il rilevamento del DNA, per futuri approfondimenti. Oltre ai morti nei fondali marini, anche l’attraversata del deserto è un calvario. La mancanza di accessi legali nei paesi industrializzati, non farà altro che causare altri morti sula rotta Africa subsahariana-Libia-Europa.

Egitto

Le autorità hanno liberato i due giornalisti di Al-Jazeera, Rabie Sheikh e Bahaa Ibrahim, di nazionalità egiziana, dopo diversi anni di reclusione amministrativa. Erano stati arrestati durante un viaggio di vacanze a casa al Cairo. Sono stati accusati di appartenenza ad un’organizzazione terroristica, senza prove e senza processo. Un’accusa fotocopia per soffocare il dissenso e la libertà di stampa. Il presidente del sindacato dei giornalisti, El-Balashy, ha dato la notizia e si è augurato la liberazione di tutti i giornalisti e i detenuti per reati di opinione.

BDS

Il boicottaggio funziona. McDonald’s Malesia ha ritirato la causa intentata lo scorso dicembre contro l’organizzazione locale BDS. La società di fast-food accusava gli attivisti di diffamazione e di danni d’immagine. I giudici non erano di questo parere ed hanno rimandato la causa ad una trattativa privata tramite un mediatore disegnato dal tribunale. Nella prima seduta la società ha avanzato la sua estraneità alla filiale israeliana, che aveva fornito i pasti gratis ai soldati israeliani a Gaza. Gli avvocati del movimento BDS hanno smontato la tesi portando gli atti costitutivi che fanno risalire la proprietà delle filiali e del marchio alla società madre statunitense. Ai gestori locali spetta la produzione e la parte amministrativa, che non sono stati oggetto delle proteste del movimento BDS. Mancando i presupposti per ottenere il risarcimento chiesto, di 1,2 milioni di dollari, la società ha ritirato la causa. Mc’Donalds international ha perso miliardi di introiti a causa del boicottaggio nei paesi arabi e islamici.

Notizie dal Mondo

Sono passati due anni e 27 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina

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La Memoria come strumento di Pace

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